13 feb 2011

NOTE… E RIME...PER ALOYSIUS LILIUS

NOTE… E RIME...PER ALOYSIUS LILIUS
Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, la Direzione Generale per le Biblioteche gli Istituti Culturali e il Diritto d’Autore e Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, l’11 febbraio 2011 ha promosso l’iniziativa artistica e culturale Note…e rime...per Aloysius Lilius presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma.
La sala conferenze della Biblioteca Nazionale di Roma, che conta 380 posti, era affollatissima da un pubblico colto ed interessato.
L'atmosfera era veramente magica: facevano da cornice alla sala una riproduzione dei vestiti del 500 e i principali testi della riforma che erano lì in esposizione, incluso il Compendium. Molti i calabresi presenti, ma veramente emozionante è stato sentire più volte evocare, fuori dalla Calabria, nella Capitale il nome di Cirò e la sua cultura e, ancora di più lo è stato il contesto, questa volta una manifestazione culturale emblematica nel titolo "Note ... e... Rime per Aloiysius Lilio, visto che la serata è stata conclusa dai musicisti del Conservatorio Musicale di Cosenza "Stanislao Giacomantonio" che con un'ensemble di musica antica ha allietato il pubblico con una esibizione degna di rilievo.
Dopo i saluti delle autorità, l'intervento del Rettore, il gesuita Scarafoni, che ha iniziato la sua relazione sulla vita e opera di Gregorio XIII, rispondendo alla domanda posta dal sindaco di Cirò l'avvocato Caruso, che nel suo intervento si è rivolto al Rettore chiedendogli perchè la Chiesa non abbia mai voluto ricordare Luigi Lilio, il Rettore risponde al sindaco di non sapere rispondere, ma la Chiesa potrebbe rimediare alla dimenticanza iniziando a parlarne. L’intervento di Francesco Vizza è stato innanzitutto un omaggio alla figura di Ilio Adorisio di cui ha riportato alcune riflessioni sul concetto spazio-tempo. E' stato inoltre centrato sulla figura di Lilio come protagonista scientifico della Riforma.
Intervento di Francesco Vizza in occasione di Note.. e rime.. per Aloysius Lilius,
Biblioteca Nazionale Centrale di Roma. 11 febbraio 2011
Aloysius Lilius e il suo tempo
Luigi Lilio nacque, come vuole la tradizione, nel 1510 in Calabria, a Cirò un ricco feudo situato sopra Punta Alice. Là si trovano ancora i resti di un tempio dedicato ad Apollo al quale era stato assegnato l’attributo di Aleo, “il frenetico”. Secondo la mitologia greca, l’eroe omerico Filottete venendo da Troia vi depose l’arco e le frecce, che aveva ricevuto in dono da Eracle, rendendo quel luogo tra i più celebrati dell’epoca degli eroi.
Permettermi di riprendere questo tema per rendere omaggio ad un grande pensatore di quella terra, Ilio Adorisio, che insegnò per diversi anni anche qui a Roma. Adorisio amava dire che, se Filottete con la sua freccia simboleggia la linearizzazione primordiale dello spazio, Lilio con il suo Calendario simboleggia la linearizzazione definitiva del tempo. Spazio e tempo, ecco il legame che unisce Filottete e Lilio. Ce lo spiegherà nei primi anni del 1900 il grande Einstein nella teoria della relatività ristretta che esiste un’equivalenza tra spazio e tempo. Ciò vale a dimostrare che, come diceva Adorisio, da quelle parti, da tremila anni esiste una certa familiarità con la problematica del tempo.
Sono ormai trascorsi cinquecento anni dalla nascita di Luigi Lilio, grande figura di matematico e astronomo, della cui storia personale è rimasta solo qualche traccia. Il suo genio è purtroppo noto a pochi perché la riforma del calendario da lui ideata non porta il suo nome ma quello del papa Gregorio XIII, che l’ha promulgata nel 1582. Questa riforma segna un momento importante
per la chiesa cattolica e per la società civile: infatti, il calendario di Lilio è quello che ancora adoperiamo dopo circa mezzo millennio e permette di determinare senza incertezza la data della Pasqua in perpetuo.
La grandezza di Lilio appare evidente se si considera che nel Cinquecento mancavano le leggi dei modelli planetari, i metodi della fisica e gli strumenti della matematica. Vedranno la luce non molti anni dopo ma a quel tempo non erano disponibili. Nonostante queste limitazioni, Lilio ebbe il merito di essere giunto alla soluzione di un problema, quello del calendario, che sembrava irrisolvibile e che per molti secoli aveva tenuto occupati insigni astronomi e studiosi senza riuscire a venirne a capo.
I Padri del Concilio di Nicea nel 325 avevano stabilito che la Pasqua di Resurrezione doveva essere celebrata nella domenica seguente alla XIV Luna (plenilunio) del primo mese dopo l'equinozio di primavera. Ma, nella metà del 1500, il calendario giuliano aveva segnato come giorno dell’equinozio il 21 marzo come stabilito dai padri di Nicea, ma gli astri l’avevano segnato l’11 marzo cioè circa 10 giorni prima. Si trattava quindi di correggere le regole adottate per registrare il tempo e contemporaneamente evitare che l’equinozio astronomico di primavera rimanesse indietro, rispetto al calendario civile, com’era successo nel corso dei secoli.
La scienza per come ora la conosciamo non era ancora nata, ma Lilio riuscì ad elaborare un calendario civile quasi perfetto, sincronizzandolo con i tre principali movimenti della Terra: il movimento rotatorio intorno a se stessa, il movimento lungo l’orbita attorno al Sole e il movimento dell’asse terrestre intorno ad un punto ideale della sfera celeste. Mediante due equazioni, accorda i due cicli, solare e lunare, e propone un originale ed efficace ciclo delle epatte che permette di stabilire la data della Pasqua di qualsiasi anno. I suoi calcoli offrono al contempo un potentissimo strumento di calcolo che permette di adattare il calendario alla variazione della durata dell’anno tropico nel corso dei secoli.
Per i suoi conti Lilio si affida a dati astronomici approssimati, contenuti in tavole compilative ormai vecchi di tre secoli. Le difficoltà astronomiche da risolvere riguardavano sia il moto apparente del Sole, sia il moto relativo della Luna. Si trattava di sincronizzare il tempo civile con gli indicatori celesti, mantenendo un vincolo inamovibile: la data dell’equinozio di primavera, convenzionalmente fissata in modo perenne il 21 marzo. Luigi Lilio riuscì in questa difficile impresa elaborando un calendario così perfetto da sfidare i secoli.
Purtroppo, la vita di questo grande scienziato ha lasciato solo qualche debole traccia. Sappiamo, come ho precedentemente riportato, che nacque a Cirò e presumibilmente nel 1510. Nel 1532 lo troviamo a Napoli, dove si addottorò in medicina. Poi si trasferì a Roma e nel 1552 era lettore di medicina presso lo Studio di Perugia.
Anche gli ultimi anni della vita di Luigi Lilio sono un mistero. Morì, in data imprecisata, prima dell’attuazione della riforma, lasciando al fratello Antonio la cura di difendere e divulgare il suo lavoro. Non sappiamo dove Lilio sia morto. Quanto alla data, si può affermare che, con buone probabilità, la morte lo colse prima del 1574, anno in cui non era certamente in vita.
Se le vicende biografiche di Luigi Lilio sono purtroppo oscure, persino la sua opera di riforma del calendario è incerta nei particolari poiché il manoscritto autografo che racchiudeva i suoi calcoli, non è stato mai stampato ed è scomparso senza lasciare traccia. Resta solo un breve opuscolo, il Compendium, che è una breve sintesi delle sue proposte.
L’opera, il cui titolo per esteso è “Compendium novae rationis restituendi kalendarium”, riporta i punti essenziali del manoscritto di Lilio; Chacòn, che scrive il Compendium, non descrive la maniera in cui Lilio ha definito il suo metodo di riforma, né chiarisce i miglioramenti apportati dalla Commissione alla riforma.
Il Compendium venne stampato a Roma nel 1577 nell’officina tipografica gestita dagli eredi di Antonio Blasio “Impressores camerales”, a cura di Guglielmo Sirleto cardinale di S. Lorenzo in Panisperna. Numerose copie del Compendium furono inviate ai Principi cristiani e alle Università e Accademie più rinomate con l’invito di esaminarlo, correggerlo o approvarlo.
Gli esperti in matematica ed astronomia esaminarono il Compendium ed inviarono i loro commenti alle rispettive Università e Sovrani; questi ultimi li rispedirono al papa insieme alle loro dichiarazioni. Come raccomandato dalla Commissione, papa Gregorio XIII il 24 febbraio 1582 con la bolla Inter gravissimas pastoralis offici nostri curas promulgò il nuovo calendario.
Il Compendium venne ritenuto a lungo perduto. Merito di averlo scoperto nel 1975 è dello storico della scienza Thomas Settle del Polytechnic Institute di New York che lo segnalò nel 1981 allo storico tedesco Gordon Moyer, il quale, in un articolo pubblicato sulla rivista “Le Scienze” del 1982, annunciò la clamorosa scoperta.
Il Compendium, custodito nella Biblioteca Nazionale Centrale, era inserito in un volume che conteneva alcuni documenti sulla riforma ed era catalogato come opera di autore anonimo, anche se nelle prime righe del testo è chiaro il riferimento all’autore “il libro scritto da Luigi Lilio”.
Dopo la segnalazione di Settle furono poi ritrovati altri esemplari a Firenze, a Roma e a Siena. È tuttora sconosciuto, invece, il manoscritto di Luigi Lilio che evidentemente è andato perso.
Recentemente, Thomas Settle mi ha consegnato una copia del manoscritto del Compendium in italiano ed è il solo manoscritto del Compendium fino ad ora rinvenuto. E’ un corsivo cancellierale personalizzato, con scrittura ben ordinata e stesa con caratteristiche che la rendono plausibile con una data prossima alla seconda metà del Cinquecento. Solo un approfondito studio del testo che sto conducendo, potrà sciogliere molti dubbi e dire se esso è una traduzione del Compendium stampato destinato a qualche principe oppure una stesura di un manoscritto destinato ad altri scopi o, infine, la bozza del Compendium stampato successivamente in latino. Riporto qualche stralcio della trascrizione:
“Concio sia che la emendazione del breviario e del messale fosse commessa dal sacro concilio di Trento al Pontefice Romano, et che la felice memoria di Pio Quinto facesse ogni diligenza a Lui possibile per emendarlo, et desse in luce tale emendazione . Non però è apparsa tale opera finita interamente et perfetta, se ancora non si riducono al termine loro lo anno et il Calendario di santa Chiesa. Ma dunque che Gregorio 13° Pont. Mass. Sta con lo animo et con il giudizio fisso a tale impresa, gli è presentato un libro da Luigi Giglio, quale appariva che proponesse comoda via et facile modo di condurre al fine questo negozio. Ma perchè la emendazione del Calendario da tutti gli huomini da bene, dai dottissimi matematici spesso trattata e deliberata assai non si è potuto ancor pur condurla al fine suo. Però è parso al prudentissimo Pont. voler sopra ciò il parere di tutti i più periti di questa scienza per dare fine ad una cosa, la quale è comune a tutti con il comune parere di tutti. Et a tal fine havea pensato di mandare tal libro a tutti i Principi cristiani acciò chiamati i più periti con il loro ingegno supplissero, se cosa alcuna appariva che mancasse, o con il saggio parere lo approvassero, per potere trovandosi modo più accomodato, il che spera, seguirlo. Ma non sendo il libro per ancora stampato, et era tal cosa faticosa, et di tedio et non di necessità ai dotti astrologi, con i quali si doveva conferire tal modo, penso esser abastanza, lasciando indietro ogni altra cosa, dimostrare con brevità i capi principali, i quali contengono le cose et le cagioni più importanti . Dovendosi dunque celebrare la sacrosanta pasqua de i cristiani, contenuta da gran religione et da gran misterio…”.
Non sappiamo come Lilio sia giunto a concepire il suo sistema. Ricordiamo che a quel tempo le frazioni decimali non erano ancora in uso, ma per una strana coincidenza lo saranno dal 1582 in poi, e solo a partire dal 1593 viene progressivamente introdotto un simbolo come la virgola per indicare i numeri decimali. L’autore di quest’ultima innovazione fu Cristoforo Clavio che fu l’ultimo membro della Commissione ad essere in possesso del manoscritto di Lilio.
Probabilmente Lilio era già a conoscenza dei rivoluzionari strumenti della matematica come le frazioni decimali e la virgola e li utilizzò per elaborare la sua riforma. Se questa ipotesi fosse confermata da qualche fonte documentaria o dal ritrovamento del suo manoscritto, dovremmo riscrivere non solo una parte della storia dell’astronomia, ma anche quella della matematica.

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