27 mag 2011

COMITES, LE PRINCIPALI NOVITA’ DELLA RIFORMA

(NoveColonne ATG) Roma - Dopo un iter legislativo durato più di due anni il Senato ha dato il via libera in prima lettura alla riforma di Comites e Cgie con 123 voti favorevoli, 102 contrari e un astenuto. Hanno votato a favore i senatori di Pdl, Lega e Coesione nazionale. Contrari quelli di Pd, Idv, Udc e la senatrice Mirella Giai del Maie. Il testo passa ora all’esame della Camera, dove ci saranno certamente modifiche come è stato più volte annunciato da rappresentanti di tutti i gruppi parlamentari. Il disegno di legge approvato modifica in maniera sostanziale, e si pone come testo unico di riferimento, la disciplina della rappresentanza istituzionale locale degli italiani all’estero, abrogando la legge 23 ottobre 2003, n. 286, la legge 6 novembre 1989, n. 368, e la legge 18 giugno 1998, n. 198. Tra le principali novità contenute nel provvedimento c’è innanzitutto la modifica del numero minimo di italiani residenti all’estero necessari per istituire un Comites: 20 mila in Europa, 15 mila nelle Americhe, 10 mila in Asia e Oceania e 5 mila in Africa (in precedenza bastavano 3 mila residenti in ogni circoscrizione consolare). Parametri ridotti che dovrebbero portare a una riduzione di circa il 30% dei Comites. Per tutelare le comunità più piccole, inoltre, si prevede la possibilità di formare un Comites in quei Paesi dove sono residenti almeno 5 mila italiani e comunque anche quando non sussistono queste condizioni il ministero degli Esteri può procedere, con decreto, all’elezione di un Comitato. Nella definizione di compiti e funzioni dei Comites, la legge ribadisce il loro ruolo di rappresentanza degli italiani all’estero “presso tutti gli organismi che determinano politiche idonee ad interessare le comunità medesime”, fermo restando la possibilità di contribuire in diversi modi “ad individuare le esigenze di sviluppo sociale, culturale e civile della propria comunità di riferimento”. Viene eliminato invece il parere obbligatorio previsto dalla normativa del 2003 sulle richieste di contributo che enti e organismi associativi rivolgono a governo e Regioni, oltre a quello previsto sui contributi dati dallo Stato ai mezzi di informazione pubblicati all’estero. Uno dei punto nodali rispetto al loro nuovo ruolo è la redazione da parte di ciascun Comites di una relazione annuale su quanto fatto dalle autorità e dai diversi enti italiani a favore della propria comunità, in particolare anche attraverso un apposito capitolo sul funzionamento degli uffici consolari. Per raggiungere gli obiettivi elaborati nella relazione ciascun Comites “può formulare proposte all’autorità diplomatico-consolare di riferimento” e su queste il ministero degli Esteri è chiamato a rispondere “entro 180 giorni”. Modifica di rilievo anche per quanto riguarda il sistema di finanziamento dei Comites: è stato approvato infatti un emendamento che permette a questi organismi di cercare finanziamenti privati senza correre il rischio che queste risorse aggiuntive determinino una riduzione dei finanziamenti erogati dal ministero.





COMITES, MANTICA: RAPPRESENTERANNO TUTTA LA COMUNITA’ ITALIANA

(NoveColonne ATG) Roma - “Il problema dei Comites è quello di arrivare a rappresentare tutta la comunità italiana”. Risponde così il sottosegretario agli Esteri Alfredo Mantica quando gli si chiede se la riforma approvata in Senato creerà davvero le condizioni affinché i Comites diventino i veri depositari della rappresentanza degli italiani all’estero. Al termine dei lavori che hanno portato l’aula del Senato a dare il via libera alla riforma di Comites e Cgie, il sottosegretario spiega che “oggi i Comitati, anche per la chiusura imposta dai rappresentanti dei partiti, si limitano ad essere rappresentanti di coloro che hanno bisogni verso l’Italia”. Quello che è invece auspicabile secondo Mantica è un allargamento della loro rappresentanza all’intera comunità, “a tutti coloro che si sentono italiani, a qualunque ceto sociale appartengano”. Il tentativo fatto con questa riforma è anche quello di allargare la partecipazione ai comitati di donne e giovani, oltre a quello di includere realtà che non hanno nemmeno le soglie minime di residenti all’estero per istituire un Comites. “Oggi la Turchia è un Paese dove lavorano moltissimi italiani - conclude Mantica - e mi auguro che nasca un Comites Turchia, così come in Cina in questo momento ci sono quasi 5 mila italiani che vivono lì”.


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