Proviamo a ragionare sulla opportunita' di poter esercitare effettivamente
il diritto di voto alle amministrative in
Italia essendo esso stato esercitato finora solo in via teorica, in
quanto pochi sono coloro che hanno tale possibilita'.
A tal fine e' indispensabile
tuttavia riflettere sul potere ed il
valore politico ed amministrativo rappresentato
dal diritto di voto degli italiani
all'estero nonche' sulle sue modalita'
di esercizio e sui suoi effetti.
Il voto epistolare di cui siamo
titolari permette l'esercizio effettivo del voto alle politiche,
consentendo una rappresentanza
reale e diretta attraverso la elezione dei
nostri rappresentanti in seno alla Camera e al Senato. Essi hanno la
facolta' e il potere di intervenire su tutte le decisioni parlamentari
e governative, sia che esse coinvolgano la vita degli italiani residenti
in Italia sia di quelli residenti all'estero,
consentendo loro, in primo luogo, di promuovere e salvaguardare gli interessi del loro elettorato.
Diversa e' invece la situazione per quanto attiene il
voto amministrativo. Esso trova dei forti condizionamenti, per le ovvie
difficolta' a poterlo effettivamente esercitare, determinandone quasi la nullita' dei suoi effetti. Un voto svuotato
del suo potere effettivo, relegato a valore
meramente simbolico. Ne consegue
che il coinvolgimento e la partecipazione degli italiani all'estero a livello
decisionale territoriale sia quasi nulla, come anche
la loro rappresentanza. Quanti sono in effetti i connazionali che si recano ai
seggi elettorali in Italia per esprimere il loro voto e quanti coloro che fanno
parte di organi territoriali? Pochi, anzi pochissimi o nessuno. La politica territoriale e la sua gestione trova
in pratica, quindi, l'assenza a livello sia propositivo che gestionale da
parte di quattro milioni di cittadini italiani residenti all'estero che debbono
sottostare ai criteri
di gestione di organi territoriali e di
amministratori locali scelti
senza il concorso da parte dei loro amministrati, i cui interessi sul
territorio sono pari a quelli dei
residenti a cui questa possibilita' e' invece garantita.
Proprio nel momento in cui il
Parlamento italiano e' orientato sempre piu' verso una politica di
progressivo decentramento, lasciandone ai Comuni il compito di attuazione , questo
aspetto assume un'importanza vitale se
si vuole favorire la partecipazione
democratica alla vita pubblica di tutti,
indistintamente, i cittadini; partecipazione
che, come innanzi detto, oggettivamente, viene preclusa ai cittadini residenti
all'estero, rilegandoli ad un rapporto di subalternita' non scevro da atti
discriminatori e speculativi con il loro territorio di appartenenza.
Significativo in tal senso e' il fatto che
a noi cittadini italiani all'estero , non in possesso della cittadinanza
del Paese ospitante, venga, proprio in questa ottica, garantita , nei Paesi
piu' democratici, la partecipazione alle amministrative.
Basti considerare gli effetti della politica fiscale operata finora nei
confronti degli immobili degli italiani all'estero, che ha favorito e determinato l'imposizione di decisioni amministrative
territoriali penalizzanti, in assenza di
una legittima rappresentanza dei propri
interessi da parte di tutti, ma solo dei residenti, i cittadini contribuenti,
per capirne la sua importanza e le sue conseguenze. Essa costituisce il cardine su cui si
estrinseca il rapporto tra il territorio
ed i suoi cittadini all'estero. Questioni di capitale importanza come l'Imu e i
criteri di ripartizione degli oneri relativi ai servizi sugli immobili degli
italiani all'estero non possono, per la loro portata ed incidenza, non trovare
il coinvolgimento diretto dei contribuenti.
Per ovviare a questa situazione di disparita' e di ingiustizia sociale non
conforme ad una pratica di gestione
veramente democratica, le strade
da percorrere potrebbe essere :
a) l'estensione del voto epistolare
anche a livello amministrativo per gli italiani all'estero
b) il Parlamento si assume l'onere
di regolamentare (si potrebbe anche far ricorso ad uno Statuto speciale) direttamente il
regime fiscale e tutto quanto concerne
gli oneri relativi ai servizi territoriali
sugli immobili , ed altro, degli
italiani all'estero. In quest'ultimo caso, il voto amministrativo, potrebbe anche essere abolito.
Il centro di interesse maggiore per gli italiani all'estero in Italia e' costituito in primo luogo dal rapporto diretto con il territorio di
appartenenza, da cui essi , per le considerazioni di cui sopra, vengono esclusi pur concorrendo con la loro
presenza , con i loro investimenti e come contribuenti
al loro sviluppo economico ed alla loro crescita sociale.
L'importanza dell'espressione del voto amministrativo e' determinata dalla validita' delle stesse motivazioni alla
base della richiesta e alla concessione del diritto di partecipazione alle politiche.
Esso potrebbe trovare le stesse modalita'
di esercizio, od altre.
Affido queste mie considerazioni ai lettori, con la preghiera di farne oggetto di riflessione.
Nello Passaro- Germania
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