Dopo un anno di discussioni, il 30 novembre 2016 il Bundestag ha approvato la nuova legge che cambia criteri per l’elargizione dei sussidi di disoccupazione agli stranieri dell’Unione Europea. Ad anticipare la riforma, desiderata da tempo dalla CSU, alleata di governo e cugina bavarese della CDU di Angela Merkel, – era stata a settembre 2015 la Corte di Giustizia dell’Unione Europea a Lussemburgo sancendo che sarebbe stato possibile rifiutare di dare sussidi a persone che si sono trasferite in Germania senza aver precedentemente contribuito al sistema fiscale e sociale.
Cosa cambia Se non tedeschi, anche se cittadini dell’area UE, bisognerà aspettare 5 anni di residenza in Germania prima di potere accedere agli stessi diritti dei tedeschi. Rumeni, polacchi, italiani, spagnoli, francesi e tedeschi: elemento portante dell’Unione Europea è la parità dei diritti. Nessuno può essere discriminato, in Europa, in quanto non appartenente ad una nazione specifica. È il principio che ha aperto il calcio (con la legge Bosman) e lo sport di club in generale “agli stranieri UE” e, come tale, finora, per quanto con difficoltà, era obbligatorio rispettare anche quando si parlava/parla di sussidi sociali. Non sarà più così, almeno in Germania. Gli stranieri, anche dell’UE, che vorranno richiedere l’Hartz IV senza avere mai lavorato prima in Germania potranno d’ora in poi beneficiarne solo per sei mesi. Solo dopo 5 anni di residenza in Germania avranno gli stessi diritti di un tedesco. Nel caso in cui invece abbiano lavorato in Germania, il sussidio che riceveranno dipenderà dal tempo di impiego e dal valore dello stipendio ricevuto. Il rischio però è che, data la recente sentenza, anche la prima tipologia di sussidio, quella data a chi ha smesso di lavorare solo recentemente, potrà i diminuire solo perché il beneficente è straniero. Non rimane che aspettare per capire e valutare bene l’intero quadro della situazione.
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