25 ago 2011

MANOVRA, LE CONTROPROPOSTE DEL PD IN 10 PUNTI

(NoveColonne ATG) Roma - Istituzioni più snelle e taglio ai costi della politica; dismissioni degli immobili demaniali; liberalizzazioni; politiche industriali per lo sviluppo sostenibile, il lavoro, il Mezzogiorno; lotta all’evasione fiscale; imposta sui grandi valori immobiliari; contributo di solidarietà dai capitali scudati; autonomia delle parti sociali, lotta al falso in bilancio, l’autoriciclaggio e il caporalato; riforma della giustizia. Sono questi i dieci punti proposti dal Partito democratico che ha illustrato la sua contromanovra, proprio mentre in commissione bilancio del Senato approdava quella proposta dal governo.
Una manovra che, secondo il Pd, è “inadeguata, fortemente iniqua sul piano sociale e poco credibile”. La contromanovra del Pd si basa su “tre punti principali: riduzione drastica ed efficace dei costi della Pubblica amministrazione, una dismissione ragionata di immobili pubblici ed un’asta competitiva per le frequenze televisive; un calco della manovra in ragione dell’equità e misure per stimolare l’economia perché noi parliamo di spread ma gli italiani stanno pensando al lavoro che manca”, ha spiegato il segretario del Pd Pierluigi Bersani durante la conferenza stampa. Tra i punti più cari a Bersani la lotta all’evasione fiscale e il lavoro. Quella proposta dal Pd è “una terapia d’urto contro l’evasione fiscale con misure di impatto sostanziale e non retorico”. E proprio dalla lotta all’evasione i democratici vogliono trovare le risorse a sostegno del lavoro per la riduzione dell’Irpef alle madri lavoratrici e sulla graduale eliminazione del costo del lavoro a tempo indeterminato dalla base imponibile dell’Irap. In generale, è “insostenibile”, secondo i democratici, la portata degli “interventi sulle famiglie a reddito basso e medio”. “L’insieme degli interventi definiti dalla manovra di metà luglio e dall’intervento aggiuntivo del 12 agosto – si legge in una nota del partito - viene stimato in 2,1 miliardi di euro per il 2011, 24 miliardi di euro per il 2012, 50 miliardi di euro per il 2013 e 55,4 miliardi di euro per il 2014. “Ben oltre il pareggio di bilancio”, ha commentato Bersani. “Il governo – aggiunge il leader democratico - dica quali sono le sue vere previsioni di finanza pubblica e presenti al Parlamento l’aggiornamento del DEF”. “Considerato che l’intera spesa per assistenza è circa 16 miliardi all’anno e che la delega dovrebbe dare, nel 2013, 16 miliardi e 20 ‘a regime’ dal 2014, vuol dire che, se scattasse questa clausola – sottolinea il Pd -, pagherebbero ancora una volta i lavoratori ed i pensionati a reddito più basso e medio”. Sulle pensioni l’atteggiamento del governo è “ondivago e improntato all’irresponsabilità”: i democratici sono “contrari – si legge nel documento - a interventi sulle pensioni finalizzati solo a coprire esigenze occasionali di spesa non legate al welfare”. “Il ‘contributo di solidarietà’, poiché imposto con l’innalzamento delle aliquote Irpef sopra i 90mila euro colpisce quasi esclusivamente i redditi da lavoro dipendente e le pensioni da lavoro dipendente – sottolineano dal Pd -. In sostanza, si inasprisce la pressione fiscale su chi già paga” e “gli interventi sulle relazioni industriali e sui rapporti di lavoro sono una intromissione nell’autonomia delle parti sociali”.

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