Comunicato
(Marcinelle, 8 agosto 2011). Il dramma dei nostro connazionali caduti a Marcinelle quell’otto agosto di 55 anni fa, rappresenta una vicenda che ci deve fare meditare sulla terribile storia vissuta da milioni d’italiani emigrati e lo dobbiamo fare soprattutto quest’anno in cui celebriamo il 150esimo anniversario dell’unità d’Italia. Oggi ricordiamo le vittime di Marcinelle e con esse, nella Giornata del sacrificio italiano nel mondo, tutte quelle persone che hanno affrontato il rischio nella ricerca del lavoro fino al sacrificio. Marcinelle è diventato per tutti il simbolo del sacrificio e delle storie di duro lavoro che tanti italiani hanno vissuto nella ricerca di liberazione, di una migliore esistenza, del riscatto. A Mirko Tremaglia, che proprio in memoria dei nostri minatori ha dato all’8 agosto dignità istituzionale a giorno del sacrificio e della memoria collettiva, vada sempre il nostro affettuoso e doveroso ringraziamento.
A Bois du Cazier, a poco più di due settimane dall’affondamento dell’Andrea Doria, si consumò una tragedia che per numero di morti riportò alla mente quella di Monongah e il disastro di Dawson. L’Italia che faticosamente cercava di uscire dalla macerie ereditate dalla guerra, si trovò a fare i conti con una sciagura che interrogò tantissime coscienze sul destino dei nostri connazionali emigrati. Marcinelle è l’emblema di una parte della storia dell’Italia. Una storia che ci dovrebbe far guardare alle vicende odierne dell’immigrazione con una consapevolezza diversa capace di esprimere solidarietà a chi è oggi immigrato in Italia e si trova ad affrontare gli stessi problemi di accettazione, di integrazione e di avanzamento sociale che gli italiani hanno dovuto superare in altri ambienti.
Oggi il nostro Paese deve rivolgere il pensiero non solo a tutti i minatori di ogni nazionalità che caddero nelle miniere, ma anche a tutti gli emigrati italiani che durante questi 150 anni di storia nazionale hanno percorso le strade del mondo, persone che hanno dato lustro all’Italia con il loro senso del dovere e con la loro umanità. Ci sono milioni di storie, tantissime dolorose, ma anche tantissime di riscatto da una pesante condizione di povertà e quelle dei connazionali che hanno raggiunto il successo lungo la strada irta di difficoltà e che si sono integrati nei Paesi di accoglimento diventandone anche protagonisti della vita civile e culturale. Oggi a Marcinelle ricordiamo l’epopea del lavoro italiano nel mondo, ma anche le ansie, gli stenti, le difficoltà, l’attaccamento agli antichi valori e l’amor patrio, elemento prezioso soprattutto in questo 150esimo Anniversario dell’unità d’Italia. Ecco sono questi gli aspetti, che rappresentano ildenominatore comune e al tempo stesso l’elemento centrale di milioni di storie dei nostri connazionali emigrati.
Nella miniera di Bois du Cazier l’8 agosto1956 si sono annullate le prospettive, scoloriti i sogni di 262 minatori tra cui 136 italiani. La dimensione della tragedia e il carico di dolore che si abbatté sulle famiglie - alle quali va il nostro profondo sentimento di affetto - fece scalpore ed è ancora fortemente viva nella memoria del nostro Paese e del Belgio perché all’improvviso si aprì uno squarcio sulle terribili condizioni in cui lavoravano i nostri poveri minatori, condannati ancor prima di giungere in Belgio dal vergognoso patto “uomini contro carbone. Ecco perché Marcinelle rappresenta una vicenda che fa parte della nostra memoria storica collettiva e quindi deve essere trasmessa, nei valori che racchiude anche ai più giovani affinché abbiano chiaro il significato dell’emigrazione italiana nel mondo.
In Europa e soprattutto in Italia, a tutt’oggi, siamo ancora troppo lontani da un livello accettabile di tutela dei lavoratori e pertanto siamo chiamati a moltiplicare gli sforzi per continuare quell’opera di riforma della legislazione sociale che si potrebbe dire ebbe origine proprio da queste tragedie. Pertanto oggi che ricordiamo il sacrificio italiano nel mondo e il lavoro italiano, non possiamo dimenticare, in un contesto di forte crisi economica, l’impegno per un welfare che diventi sempre più europeo e che sappia affrontare i cambiamenti in corso e le emergenze che si presentano. In questo è particolarmente importante saper affrontare, con spirito di solidarietà e efficacia il problema della mobilità e del lavoro dei migranti riaffermando la centralità dei diritti di cittadinanza.
In questa giornata celebriamo il dolore civile di una intera nazione, ma anche di quella ospitante; un dolore che è stato sublimato nello sforzo per la ricostruzione dopo le rovine della guerra e che solo in parte si è appagato con la istituzionalizzazione anche parlamentare del ruolo degli Italiani all'Estero, con la creazione degli organismi di rappresentanza - Comites e CGIE - e con la rappresentanza parlamentare, una conquista che alcune forze politiche, tradendo la storia, vorrebbero abolire anziché prodigarsi per renderla viva e al servizio di un grande progetto che superi i confini nazionali. Quell’Italia che ha il dovere di ricordare, oggi più che mai, in occasione dei suoi centocinquant’anni di storia unitaria, ed è chiamata a fare memoria collettiva per l'edificazione dell'identità e del costume di una grande nazione quale realmente siamo nonostante le ultime vicende.
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Franco Narducci
Vicepresidente
Commissione Affari esteri
Camera dei Deputati, Roma
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