ROMA\ aise\ - “Rivedere la disciplina in materia di funzionamento delle associazioni estere dei patronati, per esorcizzare da parte di queste ultime ipotesi di illeciti, che altrimenti resterebbero impuniti”. È solo una delle richieste che il senatore Aldo Di Biagio (Ap) indirizza ai Ministri del lavoro, degli esteri e dell’economia – Poletti, Gentiloni e Padoan – in una interrogazione sulla truffa Giacchetta ai pensionati italiani a Zurigo.
“La vicenda della truffa operata dal responsabile del patronato INCA CGIL di Zurigo, Antonio Giacchetta, ai danni di 480 cittadini italiani residenti in svizzera per un danno che ammonta a circa 37 milioni di franchi svizzeri – scrive Di Biagio nella premessa – ha evidenziato fin dal 2009 – anno di avvio delle indagini – la complessa interrelazione sussistente tra la presunta autonomia organizzativa ed operativa ed amministrativa dei patronati italiani oltre confine, che sono costituiti attraverso associazioni locali che hanno un rapporto di attività in convenzione con il patronato nazionale, ed i sindacati di riferimento in Italia; sebbene in Svizzera il procedimento civile si sia concluso con la condanna del patronato a risarcire con un milione di euro una parte ridotta delle vittime della truffa, l’Associazione Inca Svizzera nell’ottobre del 2013 ha chiuso le sue sedi, motivandone la ratio in ragione della sussistenza di sentenze sfavorevoli e dunque dell’impossibilità di far fronte alle attività.
Nel frattempo l’ordine di risarcimento sancito dalla sentenza non viene trasmesso alla sede italiana del patronato lasciando di fatto le vittime prive di un legittimo ristoro”.“La vicenda della truffa operata dal responsabile del patronato INCA CGIL di Zurigo, Antonio Giacchetta, ai danni di 480 cittadini italiani residenti in svizzera per un danno che ammonta a circa 37 milioni di franchi svizzeri – scrive Di Biagio nella premessa – ha evidenziato fin dal 2009 – anno di avvio delle indagini – la complessa interrelazione sussistente tra la presunta autonomia organizzativa ed operativa ed amministrativa dei patronati italiani oltre confine, che sono costituiti attraverso associazioni locali che hanno un rapporto di attività in convenzione con il patronato nazionale, ed i sindacati di riferimento in Italia; sebbene in Svizzera il procedimento civile si sia concluso con la condanna del patronato a risarcire con un milione di euro una parte ridotta delle vittime della truffa, l’Associazione Inca Svizzera nell’ottobre del 2013 ha chiuso le sue sedi, motivandone la ratio in ragione della sussistenza di sentenze sfavorevoli e dunque dell’impossibilità di far fronte alle attività.
“Paradossalmente, - spiega ancora il senatore – ad un anno di distanza dalla chiusura degli uffici svizzeri dell’INCA-Cgil che aveva legittimato il superamento dell’obbligo di risarcimento degli stessi alle vittime, il patronato riapre le stesse sedi affidandone la gestione ad una nuova società di diritto svizzero, nel pieno silenzio del sindacato di riferimento e delle istituzioni competenti; anche in ragione della complessità di siffatto scenario operativo e normativo è stata avviata alla Camera e al Senato, su sollecitazione delle commissioni competenti, un’indagine conoscitiva volta a comprendere ed approfondire alcuni aspetti che afferiscono al funzionamento dei patronati, anche alla luce delle molteplici anomalie che sembrano caratterizzarli”.
“Proprio in occasione dell’audizione del segretario generale della CGIL, sindacato di riferimento del patronato, in data 25 marzo 2015 presso il Comitato per le questioni degli italianiall’estero del Senato, - richiama Di Biagio – è stata formulata la richiesta di chiarimento per quanto accaduto in Svizzera, individuando eventuali responsabilità e falle del sistema; in occasione della suddetta audizione il segretario generale, pur mostrandosi disponibile ad una collaborazione, ha dichiarato la totale estraneità rispetto ai comportamenti individuali di una persona, con riferimento all’illecito commesso da Giachetta, evidenziando ulteriormente che la Cgil "ha rapporti del tutto indiretti" nella vicenda, visto che "l'Inca svizzera ha un accordo con l'Inca nazionale che è coordinata da noi, e ha subito una vera e propria truffa individuale, perché il direttore agiva in totale autonomia"; in evidente contrasto con quanto pubblicamente dichiarato dal Segretario Generale della Cgil al Senato, risulta all’interrogante che lo scenario normativo di riferimento non riconosce come “estranei” i patronati operanti all’estero dalla struttura nazionale dell’INCA, che è un istituto della CGIL e dunque dal sindacato stesso: infatti alla luce delle disposizioni regolanti la definizione delle convenzioni tra le sedi estere e la sede centrale emerge chiaramente - tra le altre cose - che “l’INCA è responsabile nei confronti del Ministero del Lavoro e della previdenza sociale italiano, dei contenuti dell’atto costitutivo e dello statuto” della sede del patronato all’estero, inoltre che la sede estera “ha l’obbligo di redigere periodicamente apposito rendiconto nel rispetto delle regole e scadenze fissate dall’INCA” e che, soprattutto, l’INCA è soggetta ai sensi dell’articolo 15 della 30 marzo 2001 n. 152 alla vigilanza del Ministero del Lavoro il quale, per il controllo delle sedi estere, effettua ispezioni volte a verificare l’organizzazione e l’attività svolta””.
“I suddetti elementi afferenti le modalità di determinazione delle convenzioni tra INCA centrale e INCA estero – a parere di Di Biagio – lasciano emergere una evidente subalternità di questa ultima rispetto alla sede centrale, oltre che l’obbligo da parte della sede periferica di riportare, rendicontare ed informare la sede centrale delle attività ed iniziative da essa determinate, nonché di adeguare il proprio statuto alle condizioni poste dall’INCA centrale, condizioni che, se ritenute da quest’ultima non gradite, non consentono la prosecuzione del rapporto. Ma non solo, le convenzioni che regolano i rapporti fra INCA centrale e INCA estero, dispongono secondo statuto circa la composizione sociale, nonche’ la nomina delle cariche sociali”.
Secondo Di Biagio, quindi, “essendo l’INCA il patronato di emanazione della CGIL - alla luce di quanto prevede lo statuto dello stesso patronato - é la CGIL, in specifico la sua segreteria generale, che stabilisce il contenuto delle convenzioni e definisce altresi’ insieme all’INCA la composizione del gruppo dirigenziale delle associazioni all`estero. Peraltro, nonostante il segretariogenerale della CGIL abbia, in occasione dell’audizione al Senato, formalizzato una netta separazione fra CGIL e INCA, la questione svizzera é stata seguita in prima persona da un dirigente della CGIL - dott. Amaro - e dalla sede centrale dell`INCA”.
“Il caso di specie illustrato in premessa, e gli elementi che attualmente ne condizionano lo svolgimento delle attività, - sottolinea il senatore – rendono evidente che il quadro normativo ed operativo entro il quale è attuata la relazione tra Sindacati, patronati nazionali e sedi estere degli stessi risulta alquanto complesso e meritorio di attenzione segnatamente alla luce di evidenti anomalie del sistema che si alimentano e trovano eventuale giustificazione proprio nella suddetta opacità e alla luce dei gravi illeciti che sono stati perpetrati, presso la citata sede estera, ai danni di centinaia di cittadini italiani ai quali non è stata riconosciuta alcuna forma di indennizzo o risarcimento malgrado sia stata comprovata la responsabilità di un operatore di patronato”.
Alla luce di questa lunga premessa, Di Biagio ciede ai Ministri se “si intende fornire chiarimenti,con riferimento al caso di specie indicato, in merito alle responsabilità sussistenti in capo al sindacato CGIL nei confronti dei comportamentiperpetrati dagli operatori dei patronati esteri della rete INCA; se si è conoscenza del contenutodelle convenzioni stipulate tra INCA e associazioni estere, con particolare riferimento a quella che operava in Svizzera, e se sono note le condizioni previste da tale atto di convenzione circa un’ assunzione di responsabilità da parte dell’INCA”.
E ancora: “se sono a conoscenza delle indicazioni operative diramate dalla sede centrale dell’INCA a quelle periferiche circa la gestione finanziaria e amministrativo-operativa” e, infine, “in quali termini si intenda rivederela disciplina in materia di funzionamento delle associazioni estere dei patronati, per esorcizzare da parte di queste ultime ipotesi di illeciti, che altrimenti resterebbero impuniti, rafforzando i meccanismi diretti di controllo e di responsabilizzazione in capo ai patronati nazionali, che di fatto sono i promotori all’estero delle associazioni stesse”. (aise)
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