17 feb 2012

DIFESA, DI PAOLA: TAGLI 30% A F35 E 20% SU PERSONALE

DIFESA, DI PAOLA: TAGLI 30% A F35 E 20% SU PERSONALE
(NoveColonne ATG) Roma - Un taglio del 30% sull'acquisto degli F35 e progressivamente del 20% sul personale militare e civile. E' quanto ha annunciato il ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola, illustrando le linee programmatiche del suo dicastero alle commissioni congiunte Difesa di Camera e Senato.
Un'ampia riforma del modello di Difesa, che secondo Di Paola "non si può fare senza dibattito e un'ampia condivisione" ma che è necessaria a causa delle difficoltà economiche che sta attraversando il Paese. L'Italia, ha detto Di Paola, non comprerà più 131 caccia Joint Strike Fighter come previsto dal programma di acquisizione ma solo 90, con un taglio di 41 unità: "Una riduzione importante che tuttavia salvaguarda anche la realtà industriale". Un taglio "progressivo nel tempo", che porterà ad una "riduzione di spesa rispetto a quella inizialmente preventivata stimabile dell'ordine di circa 1/3 degli oneri del programma, quindi una riduzione certamente significativa coerente con l'esigenza di oculata revisione della spesa". Ad ogni modo, ha sottolineato il ministro, "grazie alla lungimiranza di chi ci ha preceduto ed agli investimenti fatti (2,5 miliardi di euro), l'Italia si è posizionata nel programma quale secondo partner industriale dopo gli Stati Uniti. E' quindi un potenziale tecnologico, industriale ed occupazionale unico su cui l'industria italiana del settore può puntare per predisporsi ad un futuro ancor più competitivo". Quanto al sistema Difesa nel suo complesso, Di Paola ha sostenuto che "l'obiettivo minimo è quello di una progressiva riduzione delle strutture del 30% in 5-6 anni". Attualmente ci sono "183 mila militari e 30 mila civili" e "dovremmo progressivamente scendere verso 150 mila militari e 20 mila civili, con una riduzione di 43 mila unità (33 mila militari e 10 mila civili), pari a circa il 20%". Un processo però che va gestito con cura perché lo Stato non ha a disposizione gli stessi ammortizzatori sociali delle aziende private e i militari sono pur sempre dipendenti pubblici. Quella pensata dal governo "in termini aziendali sarebbe una ristrutturazione profonda che nel mondo dell'impresa verrebbe gestita attraverso gli strumenti della mobilità e della cassa integrazione straordinaria". Strumenti "non pienamente disponibili nel mondo statale", ma "pur tuttavia rimedi straordinari devono essere adottati se si vuole risolvere la situazione in tempi ragionevoli" perché se si partisse dalla situazione attuale "agendo sui soli flussi di ingresso", ossia con una riduzione degli arruolamenti del 30%, si raggiungerebbe l'obiettivo solo tra "20 anni". Il governo, invece, ha studiato misure che "consentirebbero di avvicinarci significativamente agli obiettivi prefissati nell'arco di un decennio": a cominciare dalla mobilità verso altre amministrazioni centrali e locali e verso la componente civile della Difesa, lo strumento dell'Arq (l'Aspettativa per riduzione quadri) e forme di part-time. Provvedimenti per cui l'esecutivo proporrà al Parlamento l'adozione di una legge delega. Ad essere più colpiti dai tagli saranno i quadri-dirigenti: per l'alta dirigenza - ha spiegato Di Paola - ossia per generali e ammiragli a tre stelle "si dovrà prevedere un riduzione superiore alla media dell'altro personale, che potrà essere di circa il 30% (da 48 a 35), per rendere la dimensione di tale livello più coerente col ridimensionamento complessivo dello strumento.

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