20 mar 2011

Risoluzione del Parlamento europeo del 10 marzo 2011 sul vicinato meridionale, e in particolare la Libia

PE459.712
Il Parlamento europeo,
– vista la risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite del 1° marzo 2011 che sospende all'unanimità l'adesione della Libia al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite (UNHRC),
– vista la risoluzione 1970/2011 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (UNSC), del 26 febbraio 2011,
– vista la decisione del Consiglio del 28 febbraio 2011 che attua la risoluzione dell'UNSC e impone ulteriori misure restrittive nei confronti dei responsabili della violenta repressione a danno della popolazione civile della Libia,
– vista la risoluzione S-15/2 adottata dall'UNHRC il 25 febbraio 2011,
– vista la sospensione, il 22 febbraio 2011, dei negoziati in vista di un accordo quadro UE‑Libia,
– viste le recenti dichiarazioni dell'Alto rappresentante, Catherine Ashton, sulla Libia e il Nordafrica,
– viste le sue precedenti risoluzioni sulla Libia, in particolare quella del 17 giugno 2010 sulle esecuzioni in Libia[1], e la sua raccomandazione del 20 gennaio 2011 al Consiglio che precisa i requisiti essenziali per i negoziati sull'accordo quadro UE-Libia (2010/2268(INI)),
– visti la Convenzione di Ginevra del 28 luglio 1951 e il protocollo relativo allo status dei rifugiati del 31 gennaio 1967,
– visti la Carta africana dei diritti dell'uomo e dei popoli e il suo protocollo sulla creazione di una Corte africana dei diritti dell'uomo e dei popoli, ratificati dalla Libia rispettivamente il 26 marzo 1987 e il 19 novembre 2003,
– visto l'articolo 110, paragrafo 4, del suo regolamento,
A. considerando che le recenti manifestazioni in vari paesi arabi del Nordafrica e del Medio Oriente hanno chiesto la fine dei regimi autoritari e la realizzazione di riforme politiche, economiche e sociali nonché libertà, democrazia e condizioni di vita migliori per i cittadini; che le massicce proteste in numerosi paesi arabi hanno dimostrato che i regimi antidemocratici e autoritari non possono garantire una stabilità credibile e che i valori democratici costituiscono elementi centrali dei partenariati economici e politici,
B. considerando che le proteste contro il regime libico hanno avuto inizio nella città di Bengasi il 15 febbraio 2011 e si sono poi diffuse in tutto il paese, raggiungendo Al Bayda, Al-Qubba, Derna e az‑Zintan, e che i dimostranti hanno assunto il controllo di numerose città, in particolare nella Libia orientale,
C. considerando che i dimostranti sono stati il bersaglio di attacchi di una violenza inaudita da parte del regime di Gheddafi, che ha utilizzato le forze armate libiche, milizie, mercenari e legionari stranieri per reprimere con violenza le proteste, anche impiegando indiscriminatamente mitragliatrici, franchi tiratori, aerei ed elicotteri da combattimento contro i civili, con un drastico aumento del bilancio di morti e numerosissimi feriti e arrestati,
D. considerando che la reazione violenta e brutale del regime nei confronti della popolazione libica ha portato non solo alla diserzione di molti soldati, ma anche alle dimissioni di membri del regime,
E. considerando che, secondo l'UNHCR, negli ultimi giorni più di 200 000 persone hanno abbandonato la Libia per rifugiarsi nei paesi limitrofi (Egitto, Tunisia e Niger) e che altre centinaia di migliaia di profughi e lavoratori stranieri cercano disperatamente di sfuggire al conflitto o di lasciare il paese; considerando che ciò sta determinando un'emergenza umanitaria che richiede una reazione rapida da parte dell'UE,
F. considerando che, a seguito dell'adozione all'unanimità da parte dell'UNHRC, in occasione della 15a sessione speciale del 25 febbraio 2011, di una risoluzione sulla situazione dei diritti umani in Libia nella quale si condannano le gravi e sistematiche violazioni dei diritti dell'uomo commesse in tale paese e si sottolinea che alcune di esse possono costituire crimini contro l'umanità, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha deciso di sospendere la Libia dall'UNHRC, come raccomandato da quest'ultimo,
G. considerando, che in risposta alla risoluzione sulla Libia adottata il 26 febbraio 2011 dall'UNSC, nella quale si affermava che la questione sarebbe stata deferita alla Corte penale internazionale (ICC), il 3 marzo 2011 il pubblico ministero dell'ICC ha avviato un'indagine sui presunti crimini contro l'umanità commessi in Libia, anche da parte di al-Muammar Gheddafi e di altri membri del regime; considerando che la risoluzione 1970 dell'UNSC decreta l'embargo sulle forniture di armi alla Libia e impone un divieto di viaggio e il congelamento dei beni nei confronti della famiglia Gheddafi e dei membri del regime, autorizzando al tempo stesso tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite a confiscare e distruggere le attrezzature di tipo militare vietate,
H. considerando che la decisione del Consiglio dell'Unione europea del 28 febbraio 2011 impone ulteriori misure restrittive nei confronti dei responsabili della violenta repressione a danno della popolazione civile in Libia, in particolare il divieto di concessione del visto e il congelamento dei beni, dando in questo modo attuazione alla risoluzione sulla Libia dell'UNSC del 26 febbraio 2011,
I. considerando che dall'inizio della rivolta numerosi leader politici, in tutto il mondo, hanno più volte invitato Gheddafi a dimettersi,
J. considerando che il 22 febbraio 2011 la Lega araba ha sospeso la Libia e che il 3 marzo 2011 il suo Segretario generale ha dichiarato che la Lega potrebbe appoggiare una zona di interdizione al volo sui cieli della Libia, in coordinamento con l'Unione africana, qualora i combattimenti in Libia dovessero continuare,
K. considerando che, in una dichiarazione del 5 marzo 2011, il Consiglio nazionale provvisorio libico ha invitato la comunità internazionale ad adempiere ai propri obblighi di proteggere il popolo libico da ulteriori atti di genocidio e crimini contro l'umanità senza alcun intervento militare diretto sul suolo libico,
L. considerando che, a decorrere dal 22 febbraio 2011, l'UE ha sospeso i negoziati in corso sull'accordo quadro UE‑Libia, così come tutti i contratti di cooperazione con la Libia,
M. considerando che è interesse vitale dell'UE che il Nordafrica sia democratico, stabile, prospero e in pace e che i recenti avvenimenti in Libia, Egitto e Tunisia hanno evidenziato l'urgente necessità di ripensare la politica estera dell'UE nei confronti della regione mediterranea,
N. considerando che il Consiglio europeo straordinario di venerdì 11 marzo 2011 dovrebbe esaminare con attenzione la relazione dell'Alto rappresentante e della Commissione sul rapido adeguamento degli strumenti dell'UE nonché la relazione dell'Alto rappresentante sul sostegno al processo di transizione e trasformazione,
1. esprime la sua solidarietà al popolo libico, e in particolare ai giovani libici, che sono stati una forza trainante nella mobilitazione a favore della democrazia e del cambiamento di regime, plaude al loro coraggio e alla loro determinazione e appoggia risolutamente le loro legittime aspirazioni democratiche, economiche e sociali;
2. condanna con la massima fermezza le manifeste, sistematiche violazioni dei diritti umani in Libia, in particolare la violenta repressione scatenata dal regime di Gheddafi contro i dimostranti pacifici a favore della democrazia, i giornalisti e i difensori dei diritti umani; deplora profondamente le ingenti perdite di vite umane e l'elevato numero di feriti che ne sono conseguiti; esprime il suo cordoglio alle famiglie delle vittime; denuncia l'esplicito incitamento all'ostilità contro la popolazione civile quale appare nelle dichiarazioni di Muammar al-Gheddafi e di suo figlio Saif al-Islam, i massimi rappresentanti del regime;
3. chiede la fine immediata del brutale regime dittatoriale del Colonnello Gheddafi e lo invita a dimettersi all'istante per evitare un ulteriore spargimento di sangue e consentire una transizione politica pacifica; invita le autorità libiche a porre immediatamente fine alla violenza e a consentire una soluzione pacifica della situazione, in linea con le legittime aspettative del popolo libico; invita le autorità libiche a rispettare i diritti umani e il diritto internazionale umanitario, ad abolire tutte le restrizioni alla libertà di espressione, anche attraverso internet, e a consentire agli osservatori internazionali che si occupano di diritti umani e ai media stranieri di accedere immediatamente al territorio libico;
4. appoggia pienamente la risoluzione 1970 dell'UNSC, che condanna le gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani in Libia e chiede di deferire la situazione alla Corte penale internazionale, imponendo nel contempo un embargo sulle forniture di armi al paese e decretando un divieto di viaggio e il congelamento dei beni nei confronti della famiglia di Muammar al‑Gheddafi; sottolinea che, in base al diritto internazionale, gli autori degli attacchi contro la popolazione civile ne sono individualmente responsabili sotto il profilo penale e devono essere assicurati alla giustizia e che non vi può essere impunità; appoggia risolutamente le indagini avviate dal pubblico ministero della Corte penale internazionale sui presunti crimini contro l'umanità commessi da Muammar al-Gheddafi e da esponenti del suo regime;
5. osserva che l'UE è stata la prima ad applicare le sanzioni decretate dall'UNSC e che le misure decretate dall'UE vanno oltre, imponendo sanzioni autonome; accoglie con favore la decisione del Consiglio di vietare gli scambi con la Libia di attrezzature utilizzabili per la repressione interna nonché l'estensione dell'elenco delle persone colpite dal congelamento dei beni e dal divieto di concessione del visto; chiede una valutazione costante dell'efficacia delle sanzioni;
6. sottolinea che le misure dovrebbero coprire la totalità dei beni libici, compresi i fondi sovrani gestiti dall'Autorità libica per gli investimenti; chiede che il congelamento dei beni includa i proventi delle vendite di petrolio e di gas; invita il Consiglio e gli Stati membri a divulgare integralmente le informazioni relative a tutti i beni congelati; valuta positivamente, al riguardo, la discussione in merito a ulteriori sanzioni UE, incluso il congelamento dei beni delle società libiche legate al regime di Gheddafi;
7. accoglie favorevolmente la decisione del Consiglio del 28 febbraio 2011 di vietare la fornitura alla Libia di armi, munizioni e attrezzature collegate; chiede al Consiglio, a tale riguardo, di accertare se vi siano state violazioni del Codice di condotta dell'Unione europea sulle esportazioni di armi e di adottare rigorose misure per assicurare il pieno rispetto di tale codice da parte di tutti gli Stati membri; invita l'Alto rappresentante a esaminare la possibilità di ricorrere a mezzi aerei e navali della PSDC per far rispettare l'embargo;
8. appoggia pienamente la decisione dell'UNHRC di inviare in Libia una commissione internazionale d'inchiesta indipendente per indagare sulle violazioni del diritto internazionale in materia di diritti umani e la decisione dell'Assemblea generale dell'ONU del 2 marzo 2011 di sospendere la Libia dall'UNHRC;
9. invita l'UE e la comunità internazionale a fare tutto il possibile per isolare completamente Gheddafi e il suo regime, sia a livello nazionale che sul piano internazionale;
10. sottolinea che l'UE e i suoi Stati membri devono onorare la loro "responsabilità di proteggere" per mettere i civili libici al riparo da attacchi armati su larga scala; ritiene che non possa essere quindi esclusa nessuna delle opzioni previste dalla Carta delle Nazioni Unite; invita l'Alto rappresentante e gli Stati membri a tenersi pronti per una decisione nell'ambito del Consiglio di sicurezza dell'ONU circa ulteriori misure, compresa la possibilità di prevedere una zona di interdizione al volo per impedire al regime di attaccare la popolazione civile; sottolinea che le misure emanate dall'UE e dai suoi Stati membri dovrebbero essere conformi a un mandato delle Nazioni Unite e fondate su un coordinamento con la Lega araba e l'Unione africana, incoraggiando ambedue le organizzazioni a orientare gli sforzi internazionali;
11. invita il vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza a stabilire relazioni con il Consiglio nazionale provvisorio e a iniziare il processo per renderle ufficiali in maniera da incoraggiare la transizione verso la democrazia, garantendo il coinvolgimento di un ampio spettro di rappresentanti della società libica, conferendo responsabilità a donne e minoranze nel processo di transizione e fornendo sostegno al Consiglio nazionale provvisorio nella zona liberata, in modo da allentare la pressione sulla popolazione locale e fare fronte ai suoi bisogni umanitari essenziali, tra cui l'assistenza medica;
12. sollecita l'UE a contribuire alle riforme democratiche e alla creazione di istituzioni fondate sullo Stato di diritto in Libia, sostenendo lo sviluppo di media liberi e di organizzazioni indipendenti della società civile, in particolare di partiti politici democratici, affinché in futuro possano tenersi elezioni democratiche;
13. esprime profonda preoccupazione per la crescente crisi umanitaria di cui sono vittima oltre 200 000 immigrati in fuga dalle violenze in Libia, molti dei quali sono rimasti bloccati al confine tra Libia e Tunisia e altri nei campi profughi in Tunisia, Egitto e Niger; invita le attuali e future autorità libiche a consentire l'accesso al paese alle organizzazioni umanitarie e a garantire la sicurezza del personale umanitario;
14. esorta il Consiglio, la Commissione e l'Alto Rappresentante a mettere a disposizione tutti i mezzi finanziari e le risorse umane disponibili per sostenere un'energica operazione umanitaria internazionale, assistendo l'UNHCR e le altre agenzie umanitarie pertinenti nel fornire protezione e aiuti d'urgenza a quanti ne hanno bisogno; valuta positivamente le misure prese e le risorse attivate sinora dal Commissario Georgieva e da ECHO, nonché l'assistenza umanitaria fornita da alcuni Stati membri per far fronte al problema; si appella all'UE e agli Stati membri affinché assicurino mezzi di trasporto aerei e marittimi per assistere nel rimpatrio o reinsediamento dei migranti, dei richiedenti asilo e dei profughi provenienti dalla Libia, nel rispetto del diritto internazionale e della legislazione dell'Unione europea in materia, e forniscano sostegno finanziario in risposta all'appello congiunto lanciato il 3 marzo 2011 dall'UNHCR e dall'Organizzazione internazionale per le migrazioni (IOM);
15. invita la Commissione a provvedere a che siano poste in essere tutte le misure necessarie, incluse appropriate risorse finanziarie, umane e tecniche, per garantire che l'UE sia in grado di rispondere adeguatamente, in conformità dell'articolo 80 TFUE, in caso di un movimento migratorio di massa;
16. ricorda che, nella strategia comune Africa-UE del 2007, l'Unione europea e i leader africani si sono impegnati ad adottare le misure atte a garantire che i beni acquisiti illegalmente, compresi i fondi, siano oggetto d'indagine e restituiti ai paesi d'origine; esorta gli Stati membri ad agire di conseguenza, nel rispetto della Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione, al fine di garantire la futura restituzione al popolo libico dei beni congelati; sottolinea che è necessaria un'azione coordinata dell'UE per procedere al congelamento dei beni detenuti dalla famiglia Gheddafi e dai suoi accoliti conosciuti, in Europa o presso istituzioni finanziarie europee operanti in paradisi fiscali, assicurando che le banche UE rispettino gli obblighi di diligenza per quanto riguarda tutti i fondi potenzialmente illeciti trasferiti dalla Libia;
17. sottolinea che le attività mercenarie costituiscono una minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale e un crimine contro l'umanità, e devono pertanto essere fermate; invita il Consiglio e l'Alto rappresentante a inviare forti segnali atti a dissuadere i governi tutti dall'invio di mercenari, militari o equipaggiamenti militari a sostegno della repressione del popolo libico operata dal regime di Gheddafi;
18. accoglie con favore la convocazione di un Consiglio europeo straordinario sugli sviluppi in Libia e nei paesi del vicinato meridionale l'11 marzo 2011; invita l'Alto rappresentante e gli Stati membri a elaborare una strategia d'insieme coerente per la risposta umanitaria e politica alla situazione in Libia;
19. invita l'Alto rappresentante ad avviare i preparativi per il coinvolgimento dell'UE e il suo sostegno al vicinato meridionale, con particolare riferimento allo sviluppo dello Stato di diritto, del buon governo e dei requisiti costituzionali ed elettorali per una democrazia stabile, pluralista e pacifica nella regione; esorta l'Alto Rappresentante a fare pienamente ricorso a tutti i pertinenti strumenti finanziari esterni dell'UE;
20. ritiene che i cambiamenti rivoluzionari nel Nordafrica e nel Medio Oriente hanno reso palese il fatto che gli effetti positivi e la credibilità a lungo termine dell'UE nella regione dipenderanno dalla capacità della stessa di svolgere una politica estera comune coesiva, basata sui valori e apertamente al fianco delle nuove forze democratiche; ribadisce la sua richiesta che l'UE riesamini la sua politica in materia di sostegno alla democrazia e ai diritti umani, al fine di creare un meccanismo di applicazione della clausola sui diritti umani in tutti gli accordi con i paesi terzi;
21. ribadisce la richiesta di essere strettamente associato ai lavori della task force istituita per coordinare la risposta dell'UE alla crisi in Libia e altrove nella regione mediterranea;
22. torna a sottolineare che gli eventi in Libia e in altri paesi della regione hanno messo in evidenza l'urgente necessità di sviluppare politiche e strumenti più ambiziosi ed efficaci e di rafforzarne la base di bilancio, al fine di incoraggiare e sostenere le riforme politiche, economiche e sociali nel vicinato meridionale dell'Unione europea; sottolinea che la revisione strategica in corso della politica europea di vicinato deve riflettere gli attuali sviluppi nel Nordafrica e trovare nuovi e migliori modi per soddisfare le esigenze e le aspirazioni di questi popoli; insiste sul fatto che la revisione della politica europea di vicinato deve privilegiare criteri quali l'indipendenza della magistratura, il rispetto delle libertà fondamentali, del pluralismo e della libertà di stampa e la lotta contro la corruzione; chiede un migliore coordinamento con le altre politiche dell'Unione nei confronti dei paesi interessati;
23. condivide l'opinione che l'Unione per il Mediterraneo deve adeguarsi alla nuova era e alle nuove circostanze, riflettere sui recenti avvenimenti e agire di conseguenza, al fine di presentare proposte circa le migliori modalità per promuovere la democrazia e i diritti dell'uomo nei suoi Stati membri e nella regione, compresa la Libia, nonché circa possibili riforme atte a rendere il proprio ruolo più forte, coerente ed efficiente;
24. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al Consiglio di sicurezza e all'Assemblea generale dell'ONU, all'UNHRC, alla Lega degli Stati arabi, all'Unione africana, all'Unione per il Mediterraneo, ai governi dei paesi confinanti con la Libia e al Consiglio nazionale provvisorio libico.



[1] Testi approvati, P7_TA(2010)0246.

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