23 dic 2012

VOTO ESTERO: SETTE GIORNI IN PIU’ PER FARLO FUNZIONARE



(NoveColonne ATG) Roma - "Se il voto non slitta, all' estero sarà il caos", aveva detto il deputato del Pdl Guglielmo Picchi. "Una settimana non cambia molto", gli aveva replicato Franco Narducci, Pd. Il voto estero, determinante per convincere il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, sollecitato dal ministro dell' Interno Anna Maria Cancellieri, a ritenere più idoneo il 24 febbraio, era caduto insieme alla legge di stabilità nel tira e molla sulla data del voto.
Il rinvio è una necessità, secondo il Pdl. Bisogna andare al voto nei tempi ritenuti più giusti dal Viminale, replicano dal Pd bollando comunque come "strumentale" la richiesta avanzata dal settore elettorale del Pdl, secondo cui la data del 17 febbraio avrebbe comportato seri problemi ad oltre 4 milioni di cittadini italiani all' estero: "Potrebbero non vedersi recapitare in tempo utile i plichi contenenti le schede elettorali", aveva denunciato una nota. Tutta colpa di quel complesso lavoro di "bonifica" degli elenchi affidata ai consolati esteri, che consiste nel verificare, prima di recapitare i plichi con le schede elettorali agli aventi diritto, la corrispondenza tra le liste degli elettori delle sedi consolari e quelle dell' Aire, l' Anagrafe degli italiani residenti all' estero gestita dai Comuni e che ha il suo "cervellone" presso il ministero dell' Interno. Ad oggi, secondo quanto riferito mercoledì alla Commissione Esteri della Camera da Cristina Ravaglia, direttore generale per gli italiani all' estero del Mae, il cosiddetto allineamento fra gli elenchi del Viminale e quelli della Farnesina è pari al 91%. Un dato più che soddisfacente per il vicepresidente della Commissione Esteri Franco Narducci, deputato del Pd eletto in Europa: "I problemi ci saranno sempre", perché nascono anche dalle mancate comunicazioni relativi ai cambi di indirizzo da parte degli elettori, ma "rispetto al 2006 è già un grande successo". "L' allarmismo - notava Narducci - può essere giustificato semmai dal fatto che gli organici dei consolati sono estremamente ridotti rispetto al 2008, anche se Ravaglia ci ha garantito che per il voto si stanno organizzando risorse umane aggiuntive". Tuttavia, è chiaro che la preoccupazione del Pdl, dice Narducci, era "strumentale alla richiesta che fa in Italia, finalizzata ad allungare la propria campagna elettorale", ma certo non relativa ai problemi di anagrafe, di allineamento o di iscrizione all' Aire. La preoccupazione di Narducci è se mai un' altra: "Se si ripetessero i brogli che ci sono stati nel 2008 significherebbe condannare definitivamente il voto all' estero e nella prossima legislatura, nel quadro complessivo del riordino dell' architettura parlamentare, sicuramente tornerebbe all' attacco chi non lo ha mai digerito". Anche a Laura Garavini la richiesta avanzata dal Pdl non è andata giù: "È giusto che si vada al voto nei tempi più stretti possibili indicati dal presidente della Repubblica, ma, politicamente parlando, le speculazioni sul voto all' estero sono state utilizzate da un partito che prima ha tolto la fiducia al governo, provocando la fine anticipata della legislatura, e poi, perché è in evidente difficoltà, si è aggrappato a tutto pur di rinviare il voto".

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