26 giu 2011

LE GRATUITE POLEMICHE REFERENDARIE SUL VOTO ALL’ESTERO

Servizio a cura du Dino Nardi


Tutti noi che, anche all’estero, seguiamo le vicende politiche italiane siamo stati testimoni delle roventi polemiche, vecchie e nuove, emerse sul voto all’estero in occasione dei recenti referendum. Polemiche legate, soprattutto, al rischio che non si raggiungesse il quorum proprio per la scarsa partecipazione al voto da parte degli elettori nella Circoscrizione Estero. Meno male che ciò non è accaduto e così ogni polemica è poi svanita nel nulla, altrimenti ne avremmo viste, lette ed ascoltate delle belle.
In ogni caso si deve riconoscere che questa vicenda ha quantomeno fatto parlare e scrivere del voto all’estero e degli emigrati italiani i grandi media nazionali. Un evento veramente raro! Certamente in modo negativo, ma questo è ormai un classico per gli italiani all’estero che già si è verificato ai tempi dell’altalenante senatore Pallaro che con il suo voto condizionava il governo Prodi, poi con l’arresto del senatore Di Girolamo e, infine, con il salto della quaglia dell’on.le Razzi che, insieme ad altri onorevoli così detti “Responsabili”, ha consentito la sopravvivenza dell’attuale governo Berlusconi. D’altra parte in passato i media italiani si occupavano degli emigrati solo in occasione di grandi tragedie nelle quali venivano coinvolti (Marcinelle, Mattmark, ecc.). Quindi meglio così e, forse, dovremmo esserne anche contenti perché, come afferma un mio conoscente esperto di comunicazione, sia per qualcosa che per qualcuno, vale sempre il detto “parlatene male, ma parlatene!” anziché esistere nell’anonimato più assoluto!
Tuttavia a questi commentatori (ma anche a qualche politico) andrebbe ricordato che il problema del quorum aggravato dagli elettori italiani all’estero è sempre esistito e non è certamente sorto con la così detta Legge Tremaglia. Anzi! Infatti, prima di questa legge innovativa, gli italiani all’estero erano già elettori che, tuttavia, per esplicitare il loro voto, dovevano ogni volta rientrare in Italia al loro Comune di iscrizione all’Anagrafe Elettorale. Pertanto sappiamo bene che erano poche migliaia quelli che lo facevano. Mentre oggi, con il voto per corrispondenza, sono perlomeno diverse centinaia di migliaia gli elettori che in tutto il mondo si avvalgono di questo loro diritto, sia pure con tutte le difficoltà ed i problemi che ben conosciamo e riportati dai media italiani. Quindi la Legge Tremaglia ha sicuramente reso meno grave il problema del voto degli elettori italiani all’estero per il raggiungimento del quorum in occasione dei referendum.

CRITICHE VECCHIE E NUOVE ALLA LEGGE TREMAGLIA

Ciò premesso, vediamo comunque quali sono i problemi che ogni volta emergono con il voto all’estero (purtroppo in modo ripetitivo senza che trovino soluzione tra una tornata elettorale e l’altra!) e sbandierati ai quattro venti dai soliti e noti personaggi che da sempre sono stati e restano aspramente critici nei confronti della Legge Tremaglia conquistata nel 2001 dagli emigrati italiani dopo decenni e decenni di lotte e probabilmente ottenuta con diversi lustri di ritardo rispetto alle attese, ma comunque sempre attuale e necessaria se è vero, come è vero, che annualmente continuano ad emigrare per lavoro dall’Italia più di cinquantamila giovani.
Da un lato si lamenta il perdurare di un forte disallineamento tra l’Anagrafe elettorale (gestita dal Ministero dell’Interno) e l’Anagrafe consolare (gestita dal Ministero degli Affari Esteri) con la conseguenza che nel mondo, anche in occasione dei recenti referendum, vi sono state centinaia di migliaia di persone che non hanno ricevuto le schede elettorali ed altre centinaia di migliaia di schede che sono tornate indietro ai consolati poiché i destinatari erano inesistenti (a fine 2010 il disallineamento riguardava complessivamente ben 943'989 nominativi!) Dall’altro lato si lamentano le disfunzioni operative di gran parte degli Uffici consolari italiani irraggiungibili telefonicamente e con orari di apertura al pubblico inadatti ed insufficienti. Senza, poi, dimenticarci le presunte furbate, lecite e meno lecite, di cui spesso si ha notizia e che riguarderebbero traffici di plichi elettorali, in occasione di elezioni politiche con i vari candidati interessati al voto di preferenza!

I DUBBI

Ma siamo veramente sicuri che il disallineamento dei dati si possa risolvere con una maggiore e migliore interazione tra le due Anagrafi (MIN/MAE) finora invano perseguita nonostante il contributo di internet? Non sarebbe meglio essere onesti con noi stessi e riconoscere che non c’è internet che tenga sapendo benissimo: a) che molti nostri emigrati quando trasferiscono la residenza, per negligenza o per non perdere tempo, non sempre informano il loro consolato di riferimento del cambio di indirizzo; b) che molti emigrati non risultano iscritti all’AIRE per interessi convergenti con le rispettive Amministrazioni comunali in quanto loro evitano di dover altrimenti pagare l’ICI sull’abitazione posseduta ed il Comune, avendo un maggior numero di cittadini stabilmente residenti, si avvantaggia di posti di lavoro e finanziamenti regionali.

Ma siamo veramente sicuri che le disfunzioni nella gestione e distribuzione dei plichi elettorali da parte degli Uffici consolari siano facilmente risolvibili, con il degrado in cui versa oggi la rete diplomatico-consolare a causa delle ricorrenti ristrutturazioni subite negli ultimi anni, degli ingenti tagli alle spese di gestione ed al personale ormai ridotto, in tante sedi, al di sotto della soglia di guardia? Un degrado che, già in condizioni normali, causa grandi problemi nell’erogazione dei servizi richiesti dagli utenti, figuriamoci quando si sovrappongono impegni di lavoro straordinari come la gestione di un evento elettorale. Con i tempi grami che sta vivendo finanziariamente lo Stato Italiano ed i campanelli d’allarme delle Agenzie internazionali di rating, si può onestamente credere che il MAE, nei prossimi anni, possa avere maggiori risorse di uomini e di mezzi per funzionare meglio anche nella gestione dei plichi elettorali?

Ma siamo veramente sicuri che il problema del presunto traffico dei plichi elettorali (e la segretezza del voto) possa risolversi sostituendo il voto per corrispondenza con le cabine nei consolati? quando sappiamo benissimo l’impraticabilità di una simile soluzione, considerato che gli italiani all’estero sono sparpagliati in ogni angolo del mondo anche lontanissimi da un Ufficio consolare? Perché gli elettori italiani non dovrebbero avvalersi (meritarsi?) del voto per corrispondenza già in uso da anni in molti altri Paesi e senza che ciò sia fonte di polemiche?

IL VERO PROBLEMA

Le criticità emerse finora sul voto all’estero e fonte di polemiche, a mio avviso, sono in gran parte la conseguenza della legge italiana sulla trasmissione della cittadinanza ed dell’automatismo esistente, ovviamente, tra l’essere cittadino italiano ed aver diritto di voto. Quindi nel fatto che, oggi, nel mondo, per via della trasmissione della cittadinanza italiana attraverso lo “Jus sanguinis”, abbiamo oltre 4 milioni di cittadini italiani dei quali ben 3'300'496 elettori. Gran parte di loro, discendenti di emigrati e con doppia cittadinanza, di italiano spesso hanno solo l’origine: non ne conoscono la lingua e non seguono neppure l’attualità sociale, economica e politica dell’Italia. Pertanto è ovvio che difficilmente questi cittadini italiani ed elettori (il cui numero, peraltro, è destinato a crescere sempre di più) possono essere interessati ad avvalersi del loro diritto di voto in Italia se non, magari, su sollecitazione di questo o quel candidato in occasione delle elezioni politiche. Per cui il plico elettorale destinato a questi disinteressati elettori, nella migliore delle ipotesi, verrà gettato via (una delle cause della bassissima partecipazione) o, nella peggiore, sarà invece oggetto di regalia a chi dovesse richiederlo!

LA SOLUZIONE

Come fare allora per superare questi problemi senza gettar via il bambino con l’acqua sporca, ovvero lasciare comunque il diritto di potersi esprimere con il voto per corrispondenza a tutti quegli italiani all’estero, soprattutto di prima generazione (vecchia e nuova), che sono invece interessatissimi a quanto accade in Italia e con la quale, magari, mantengono stretti legami affettivi ed economici?
A mio modesto parere basterebbe modificare l’attuale legge stabilendo che i cittadini italiani iscritti all’AIRE possano godere del diritto di voto per i referendum e le elezioni politiche attraverso il voto per corrispondenza unicamente a condizione che ad ogni elezione (oppure preventivamente ad inizio di ogni anno) chiedano di registrarsi all’Anagrafe elettorale dell’Ufficio consolare di pertinenza. Con una soluzione di questo tipo si supererebbero le problematiche sorte in questi ultimi dieci anni (indirizzi errati, elettori inesistenti, disinteresse al voto, ecc.) e, con i risparmi così ottenuti, non dovendo più spedire probabilmente milioni di plichi elettorali, lo Stato si potrebbe permettere perfino di inviare per raccomandata i plichi elettorali agli elettori che si iscriveranno, di volta in volta, nelle anagrafi elettorali dei Consolati. Si ridurrà drasticamente la base elettorale nella Circoscrizione Estero? Quasi sicuramente, ma dove sta il problema? Questa mi sembrerebbe una soluzione semplice e di buon senso e forse proprio per questo non soddisferà i più, sia dentro che fuori del parlamento italiano!

CHI HA TEMPO NON ASPETTI TEMPO

In ogni caso va evitato assolutamente, come si è fatto in questi dieci anni, di dimenticare le polemiche sul voto all’estero che puntualmente scoppiano ad ogni tornata elettorale, per ultimo nei recenti referendum, salvo poi ritrovarsele tali e quali alla successiva votazione. Come recita un vecchio adagio “chi ha tempo non aspetti tempo” e quindi la riforma della legge sul voto all’estero (459/2001) è un’urgenza assoluta (altro che la riforma dei Comites e del Cgie!) e va discussa ed approvata al più presto dal parlamento italiano per correggere le criticità emerse nella sua applicazione.
Se ciò non accadesse sarà meglio che, quantomeno, i politici ed i parlamentari della maggioranza di centrodestra, in primis, tacciano tutti alla prossima (2013?) scadenza elettorale!






Zurigo, 21 giugno 2011

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