ROMA\ aise\ - “Con il discorso di fine anno del presidente Napolitano le speranze di un “cambio di passo” del membro più rappresentativo della politica tradizionale, purtroppo, sono andate deluse: è stato semplicemente una litania dei soliti luoghi comuni. Per citarne due: la necessità di fare insieme dei sacrifici e la necessità di avviare le riforme”. È in linea con il suo partito l’on. Alessio Tacconi, deputato del M5S eletto in Europa, che così commenta il discorso alla Nazione pronunciato dal capo dello Stato a fine anno.
“I pur sacrosanti suggerimenti”, spiega Tacconi, “vengono dal pulpito meno adatto a pontificare e non solo per lo status del “predicatore”, ma anche per la debolezza intrinseca della sua storia politica, dagli esordi ai suoi ultimi approdi”.
Per Tacconi “non basta il tono accorato dell’appello presidenziale a rendere credibili i richiami sopra citati. La lettera dell’operaio marchigiano letta all’inizio del messaggio non solo non ha trovato la risposta che il mittente si sarebbe aspettato, ma ha prodotto - se possibile - maggiore amarezza, rassegnazione, frustrazione e rabbia soprattutto in quelli, e ormai sono tanti, che considerano Napolitano semplicemente un re senza corona, nemmeno lontanamente sfiorato dai sacrifici richiesti ai comuni mortali. Inutile ricordare che gli appannaggi diretti e indiretti del presidente superano di gran lunga quelli di una testa coronata quale la Regina Elisabetta!”.
“Sconfortante è stato, poi”, incalza il parlamentare del M5S, “sentire un appello a procedere con solerzia e urgenza alle necessarie riforme istituzionali da parte di un politico che da oltre 60 anni passa da un Colle all’altro veleggiando nel mare calmo di una politica autoreferenziale, il cui obiettivo principale”, conclude Tacconi, “è stato ed resta quello della propria sopravvivenza e del mantenimento dello status quo”. (aise)
SABATO 04 GENNAIO 2014 17:43
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