COORDINAMENTO EUROPEO: CH – 8026 ZURIGO, Werdstrasse 36 - Tel. +41 (0)43 3222022; Fax +41 (0)43 3222021; E-mail: uimeuropa@bluewin.ch
TRA VERIFICA ESISTENZA IN VITA E DEI REDDITI, RICHIESTE DI RESTITUZIONE DI INDEBITI, ECC. LA PENSIONE INPS UN VERO SUPPLIZIO PER GLI EMIGRATI ITALIANI
Alcuni lustri orsono la pensione italiana era oggetto di gran desiderio per tutti gli emigrati italiani in Svizzera: sia perché il suo reddito consentiva di poter anticipare il rimpatrio senza attendere la rendita di vecchiaia svizzera dell’AVS, oppure perché, se si restava in Svizzera a lavorare, era comunque un importo che si aggiungeva per diversi anni allo stipendio. Infatti, sino agli inizi degli anni Novanta del secolo scorso, grazie al generoso sistema pensionistico italiano ed alla altrettanto generosa Convenzione italo-svizzera di sicurezza sociale, praticamente tutti gli italiani emigrati nella Confederazione (anche grazie alla possibilità di accedere ai versamenti volontari nell’Assicurazione Generale Obbligatoria dell’INPS per precostituirsi una posizione assicurativa in Italia, qualora se ne fosse sprovvisti) potevano aver diritto ad una pensione italiana integrata al trattamento minimo (circa 520mila lire al mese) cumulando trentacinque anni di assicurazione tra Italia, Svizzera ed eventuali altri Paesi terzi, quindi anche con un’età abbastanza giovane (alcuni addirittura già con quarantanove anni!). Poi in Italia, con il sorgere di problemi economici, è finita l’epoca delle vacche grasse e sono iniziati i primi risparmi nella spesa pubblica cominciando a tagliare a danno dei settori della società che meno contavano, anche sotto l’aspetto elettorale, e, tra questi, certamente erano da annoverare gli emigrati. Morale, l’INPS cominciò a modificare le sue precedenti regole in materia di pensioni in regime di convenzioni internazionale e quindi, per esempio, le pensioni integrate al minimo per gli emigrati cominciarono a diventare una chimera.
Poi, agli inizi del corrente secolo, con l’entrata in vigore degli Accordi bilaterali tra Svizzera ed Unione Europea, la vecchia convenzione italo-svizzera di sicurezza sociale fu sostituita dai Regolamenti comunitari con ulteriori ripercussioni negative, sotto l’aspetto pensionistico, per i lavoratori italiani emigrati nella Confederazione. Così che adesso, da un lato, i lavoratori italiani difficilmente hanno la possibilità di maturare un diritto alla pensione italiana e, dall’altro, i pensionati INPS tuttora residenti in Svizzera percepiscono per lo più una pensione italiana annua di poche decine di euro o che supera appena il centinaio di euro. Tuttavia questi importi di pensione così irrisori si stanno rivelando un vero supplizio per i loro beneficiari, anche perché trattasi ormai di pensionati sempre più avanti con l’età. Si, un vero e proprio supplizio poiché ogni anno questi pensionati sono martellati: da verifiche della loro esistenza in vita che costa una perdita di tempo e denaro per la necessaria autenticazione da parte di una autorità locale oppure di un Ufficio consolare italiano; da verifiche dei redditi che li costringe a recarsi al patronato di fiducia o, ancora, da comunicazioni e da richieste di restituzione di un qualche indebito che si è costituito anche in tempi non recenti!
E proprio in queste settimane sta accadendo che molti pensionati INPS stiano ricevendo dall’Istituto previdenziale italiano una lettera che inizia con “Gentile Signore, nel corso del 2010 le è stata corrisposta la somma aggiuntiva prevista dalla Legge 127 del 2007 (la cosiddetta quattordicesima). Tale importo come già le avevamo comunicato nel corso del 2010 era stato determinato in via provvisoria, in attesa delle necessarie verifiche reddituali. Dall’analisi dei suoi redditi personali relativi all’anno 2010, è risultato che le è stata corrisposta la somma di euro 336,00 non dovuta. Siamo pertanto costretti a provvedere al recupero di questo importo mediante trattenute mensili sulla pensione, a partire dal mese di giugno 2013, per complessive 36 rate. Ecc. ecc.”.
Una lettera che, come di consueto, costringe di fatto tutti coloro che la ricevono a contattare il proprio patronato di fiducia per capirne esattamente il significato ed essere consigliati su cosa fare. Da parte nostra, prima di tutto, un commento: è evidente che l’INPS, se nel 2013 richiede ai pensionati la restituzione di un indebito per il pagamento della 14.a mensilità relativa al 2010, significa che l’Istituto previdenziale va a rilento non solo quando si tratta di decidere in merito ad una domanda di pensione bensì anche quando deve recuperare dei soldi. In secondo luogo, nella richiesta di restituzione di questo tipo di indebito, come ci informa l’ufficio legale del patronato ITALUIL in Svizzera, vi sono i presupposti per un eventuale ricorso per cui sollecitiamo tutti i pensionati che avessero ricevuto (o che riceveranno) questa lettera di rivolgersi al patronato ITALUIL più vicino (www.italuil.it; tel. 032 3228307) per farsi consigliare in merito.
Dino Nardi, Coordinatore UIM Europa e consigliere Cgie
Zurigo, 29 aprile 2013
Nessun commento:
Posta un commento