18 set 2013

CHIUSURA CONSOLATI: IL DIBATTITO ALLA CAMERA/ LA REPLICA DEL VICEMINISTRO DASSÙ: LAVORIAMO A UNA RIFORMA DI AMPIO RESPIRO

ROMA\ aise\ - Garantire i servizi consolari. Questa la richiesta che arriva alla Farnesina da tutti i parlamentari che oggi hanno ascoltato il Vice Ministro Dassù elencare una per una le 13 sedi che chiuderanno da qui alla fine del 2014.
Ci sono i deputati e senatori eletti all’estero, che parlano con cognizione di causa perché vivono all’estero e sono in contatto con i connazionali e i loro problemi; parlamentari che contestano l’applicazione della spending review ai consolati e non alle Ambasciate; altri mettono in discussione le cifre; molte le voci a sostegno di Brisbane e Adelaide, ma anche di Spalato e Alessandria d’Egitto, evidentemente per motivi profondamente diversi. A tutti ha risposto il viceministro, ricordando che le chiusure confermate oggi sono state decise fin dal 2011 e che alla Farnesina lavorano ad un piano a medio termine al termine del quale "l’Italia userà la rete come strumento della crescita del Paese e degli italiani, vecchi e nuovi, nel mondo".
Primo a parlare è Carlo Giovanardi (Pdl) che chiede al Mae di "fare un’eccezione" per Spalato "in ragione della storia sua e della comunità italiana che vi risiede".
Deputato eletto in Sud America, Porta (Pd) ha riconosciuto "lo sforzo e il criterio generale della spending review", confermando l’accordo "anche sulla “incoming review”, ossia su un’analisi attenta di come e dove poter ottenere dei risparmi selezionando spese improduttive ed inutili o addirittura introiti rendendo più efficaci i servizi della rete consolare. Una “incoming review” che ribalterebbe la paradossale equazione secondo la quale alla presenza di una grande collettività italiana corrisponderebbe un proporzionale "problema" consolare da affrontare. Dovrebbe succedere i contrario: la presenza italiana potrebbe costituire una misura di forza". Si andrebbe, ha sostenuto, "molto al di là del risparmio degli 8 milioni di euro".
Porta ha però criticato "metodo e merito” del piano. “Non è stato corretto il metodo seguito – ha spiegato – perché non si sono coinvolti il Parlamento, le Commissioni Esteri e i Comitati per gli italiani nel mondo di Camera e Senato, né si è chiesto il parere del Cgie". Quanto al merito, non solo "la decisione sembra orientata più ad un mantenimento dello status quo", ma il piano "non affronta il problema del patrimonio immobiliare all’estero; si non si tiene conto della presenza della “nuova emigrazione” italiana all’estero” e "non si procede con decisione al riequilibrio del rapporto tra personale di ruolo inviato da Roma a costi elevati e impiego di personale locale che ha un livello retributivo più basso e conosce meglio il contesto nel quale si opera”. Infine, non si parla di percezioni consolari che "dovrebbero essere destinate almeno in parte alla struttura consolare".
Eletto in Australia, Marco Fedi (Pd) ha espresso la sua amarezza perché "questa discussione viene fatta dopo che è tutto deciso". Per il deputato è stata persa l’occasione di fare "una vera riforma che punta al riequilibrio di cui ha parlato il viceministro ". Un riequilibrio che, però, presenta "un nodo tutto interno alla Farnesina, nello scontro tra i sindacati e l’amministrazione. In mezzo i politici e il Parlamento che rischia di diventare marginale". 
"Il risparmio di 8 milioni di euro è bassissimo", dice Fedi, che ha espresso tutte le sue perplessità sul funzionario itinerante "che non si sa bene cosa può fare e cosa no". Dunque un piano "poco credibile sul piano dei costi e dei risparmi". Ad Adelaide "le percezioni superano i costi: qui il risparmio qual è? L’affitto della sede? Ragioniamo su questo" ma anche sul fatto che "questo è il peggior momento in cui tornare a parlare di chiusure: lo facciamo oggi che è ripresa l’emigrazione?".
Per Scotto (Sel) nella prossima legge di stabilità si dovrà parlare delle risorse della Farnesina "anche in questa fase di contrazione". Il deputato ha quindi sostenuto che "se alcune scelte sono inevitabili, mi chiedo: quando si va a chiudere Alessandria in un momento così delicato per l’Egitto che ha centralità geopolitica nel mediterraneo, che va esplodendo e che cerca ancora stabilizzazione, abbiamo pensato a cosa significa avere una presenza diplomatica?".
Punto di domanda anche per Del Grosso (M5S), che si chiede: "va bene la spending review, ma come mai a farne le spese sono sempre i nostri connazionali all’estero e i servizi essenziali?". Quanto al risparmio annunciato di 8 milioni di euro, il deputato ha ricordato che "in un anno noi dei 5 Stelle risparmiamo una media di 9 milioni di euro, senza dimenticare i 43 milioni di euro di rimborsi elettorali che non abbiamo preso e non prenderemo". Il deputato ha quindi definito il piano del Mae "approssimativo", visto che, ad esempio, "a Sion, che chiuderà a breve, avete assunto l’11 settembre un altro dipendente!". Prioritario, ha aggiunto, "deve essere tutelare i connazionali dove sono già presenti".
Senatore eletto in Australia, Giacobbe (Pd) ha ribadito ancora più duramente tutte le sue critiche: "le proposte fatte oggi non sono soluzioni, ma aria fritta. Quando si fa una scelta in qualsiasi azienda, si fa l’analisi tra domanda e offerta. Alla Farnesina se lo chiedono? Come si fa a ri-orientare se non ci chiediamo se c’è chi richiede un servizio, come lo svolgo e se ho dei problemi a farlo?". Nel caso dell’Australia "15mila italiani a Brisbane e 14.700 e rotti ad Adelaide rappresentano una domanda di servizi enorme", a cui vanno aggiunti anche 70mila giovani che lavorano con i visti-lavoro "che hanno bisogno anche loro di assistenza".
Quanto all’analisi economica, Giacobbe non si è risparmiato: "se io fossi in lei - ha detto a Dassù – licenzierei chi l’ha costretta oggi a dire che non sa la cifra esatta di quanto risparmiare, ma solo fare una stima: c’è stato detto che si taglia perché ci sono risparmi e oggi ci dite che non ci sono cifre precise? Un dirigente d’azienda prima di fare tagli fa un’analisi al centesimo!". È un problema di metodo, così come lo è quello sulla tecnologia: "se si può sostituire un viaggio in consolato con un servizio elettronico, ben venga; ma prima introduciamolo e poi, quando funziona, riduciamo le sedi".
Infine, Giacobbe ha attaccato i diplomatici italiani: "la smettano di creare problemi all’interno della comunità: per giustificare questi tagli si incoraggia la comunità a nominare consoli onorari. Noi nel passato abbiamo avuto storie aberranti con i consoli onorari" un discorso che "attecchisce sui piccoli notabili della comunità che all’improvviso possono sentirsi importanti. Non è la strategia giusta. Diciamo alla comunità la verità!". A Brisbane e Adelaide, ha concluso, "non accetteremo niente che sia meno di un’agenzia consolare".
Deputata del Pd eletta in Europa, Laura Garavini ha invitato il Mae a ricordare i "disservizi causati dalla precedenti chiusure, così da evitare gli errori del passato", invitando il Ministero ad approntare "servizi sostitutivi anche per le sedi chiuse l’anno scorso". Da quella "lezione" si apprende che "ad essere in difficoltà non sono solo le comunità delle sedi chiuse, ma anche quelle delle sedi riceventi" perché di fatto "sono diventate irraggiungibili".
"Noi – ha detto – incontriamo connazionali che ci dicono "se questo è il servizio, chiudeteli tutti"". Se deve essere trovata una soluzione, per Garavini non è certo la nomina dei consoli onorari che "se nominati male dai consoli, creano un danno alla comunità". Meglio valorizzare i corrispondenti consolari che almeno "possono garantire prossimità ai connazionali", sempre se scelti con giudizio. Garavini ha quindi sottolineato la necessità di "europeizzare i servizi, attraverso convenzione tra paesi o interventi comunitari, anche se l’unico implementato finora, cioè gli atti notarili, non stanno dando riscontri positivi. In ogni caso la strada è questa".
Concludendo, Garavini ha chiesto al Mae di "predisporre analoghi servizi basilari anche per le sedi chiuse nell’anno e mezzo che è passato: cito Losanna, Liegi, Amburgo, Mannheim, Bedford".
Senatore del Pd, Tonini ha ringraziato Dassù per la disponibilità al confronto, "anche se manca il consenso" e osservato che "il confronto tra governo e Parlamento conosce un limite: il Parlamento ha ruolo di indirizzo, le scelte operative spettano al Governo, non possiamo trasformare le nostre commissioni in un tavolo che trova la soluzione puntuale, questo è il compito del Governo. Il Parlamento ha dato criteri di indirizzo molto chiari in merito al piano: meno diplomatici in Europa, più presenza negli stati emergenti, salvaguardare i servizi essenziali alle comunità, valorizzare la presenza dei nostri connazionali, come risorsa per il bilancio del Ministero. In sostanza questi criteri sono stati seguiti nella relazione Dassù ma un affinamento è possibile almeno su tre punti: siate più coraggiosi sulla riduzione dei diplomatici e più generosi sui servizi sostitutivi, dialogando con le comunità in loco; infine, ripensate la proposta sull’Australia" per via delle distanze proibitive. Concludendo Tonini ha detto che la spending review è un "piano complessivo, a medio termine", quindi "chiudiamo questa partita vecchia: è il caso di affrontare la questione in prospettiva così da mettere tutti gli attori interessati nella condizione di poter valutare un progetto complessivo, una sorta di "Farnesina 2020", così che tutti possano comprendere i sacrifici che gli vengono chiesti perché li inquadrano in un piano complessivo".
Il senatore Orellana (M5S) ha sottolineato che va distinta la rete consolare dalla diplomatica, perché "solo la prima garantisce i servizi ai nostri concittadini. Senza consolati si perde il contatto con le nostre comunità. Se fossi stato nei panni del Ministro, avrei tagliato più le ambasciate: a che servono 44 ambasciate in Europa? In un’Unione in cui non serve più che facciamo politica estera?". La soluzione è quindi chiudere ambasciate in Europa "e lasciare i consolati in Australia, ma anche in Svizzera".
Per Marazziti (Sc) servirebbe un quadro completo che includa anche gli IIC, perché "la semplice collocazione geografica non dice tutto sulle potenzialità di ciascuna struttura o risorsa che noi abbiamo in loco".
Ultimo ad intervenire, Cicchitto (Pdl) ha posto l’accento su Spalato e Alessandria: la prima perché "lì non ci sono emigrati, sono italiani", l’altra perché "punto geopolitico di estrema importanza".
A tutti ha risposto Dassù, ringraziando i parlamentari "per le idee e le proposte. Vi ripeto: questo è solo il primo passo. Parliamo di una lista che nasce nel 2011 e che, come tutte le liste, ha dei punti deboli e forti. La riorganizzazione della rete ha bisogno di una pianificazione più complessiva e la stiamo facendo, che include la chiusura di 9 o 10 IIC e alcune Ambasciate in Europa. Vi informeremo".
D’accordo con Tonini che citava la "divisione dei ruoli", Dassù ha garantito che "come governo ci assumiamo la responsabilità delle nostre scelte e dobbiamo avere più flessibilità".
Quanto al bilancio e al risparmio, si tratta di "cifre piccole, è vero" di cui non si ha "l’esatta quantificazione non perché siamo negati nei piani industriali, ma perché non sappiamo quanto ci costeranno i servizi sostitutivi, come ad esempio quanto costerà la sede dello sportello consolare a Tolosa".
"8-9 milioni di euro sono pochi su una cifra bassa in sé", ha riconosciuto, ma perché "le spese rimodulabili sul bilancio del Mae sono solo 166 milioni l’anno". Quanto ai riferimenti alle percezioni consolari, "non le calcoliamo perché non vanno nel nostro bilancio".
Su Spalato e Alessandria, Dassù ha invitato tutti a non leggere tra le righe in queste chiusure: "non sottovalutiamo la storia né quello che ha fatto l’Italia per l’ingresso della Croazia nell’Ue. Il fatto di chiudere Spalato non è un segno di minore interesse dell’Italia: parliamo di un Consolato che quest’anno ha emesso 42 passaporti! Un carico di lavoro veramente contenuto, e che sta in un appartamento in affitto, non in una sede storico-simbolica…è questo il modo in cui pensiamo di difendere diritti, memoria e simboli della storia? Si possono trovare altri modi, tipo l’apertura dell’asilo di Zara: io stesso andrò alla inaugurazione".
A Fedi che metteva in dubbio l’efficacia del funzionario itinerante, Dassù ha spiegato che "non è una persona ininfluente: ha delle funzioni consolari importanti, firma atti notarili, rilascia carte di identità, ritira le impronte per i passaporti". 
Quanto ad Alessandria "vale il discorso di Spalato: non canalizziamo la politica estera verso l’Egitto con un Consolato. Quello è il compito dell’ambasciata del Cairo che ora, potenziata, coprirà anche gli onori del Consolato che chiuderemo. Ripeto non è una chiusura che ha un significato politico".
Concludendo, Dassù ha ribadito che quello presentato oggi "è un primo passo, che presta il fianco alle critiche. Abbiamo ruoli diversi: sono felice di poter discutere con voi, e lo sarà ancora di più quando le scelte saranno altre. Allora – ha concluso – l’Italia userà la rete come strumento della crescita sua e degli italiani, vecchi e nuovi, nel mondo". (m.cipollone\aise)

Nessun commento:

Posta un commento