(NoveColonne
ATG) Roma - Tra le maggiori economie del pianeta, la nostra è l’unica che resta
ancora impigliata nelle maglie della recessione: non arrivano certo buone
notizie per l’Italia dalla stime dell’Interim economic assessment dell’Ocse
(Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico).
Secondo le
previsioni degli esperti di Parigi, infatti, il pil italiano registrerà nel
2013 una variazione negativa dell’1,8%, con contrazioni dello 0,4% nel terzo
trimestre dell’anno e dello 0,3% nel quarto: dati che contrastano con quelli
della Francia, che avrà nel 2013 una crescita del pil dello 0,3% (+1,4% nel
terzo trimestre, +1,6% nel quarto) e della Germania che vedrà una crescita
dello 0,7% (+2,3% nel terzo trimestre e +2,4% nel quarto). Fuori dall’area
euro, il pil della Gran Bretagna aumenterà dell’1,5% e quello statunitense
dell’1,7%. La Cina nel 2013 vedrà la propria economia crescere del 7,4% (con un
aumento “di circa l’8% per l’ultimo trimestre, dopo un rallentamento nel primo
semestre del 2013, anche se con un tasso più lento rispetto agli ultimi anni”),
mentre il pil giapponese segnerà una variazione positiva dell’1,6%. Il Canada
invece farà registrare un +2%. Secondo l’Ocse “affrontare la disoccupazione è
fondamentale e deve essere un obiettivo fondamentale dell’azione di governo. I
tassi di disoccupazione sono circa il 12 per cento nella zona euro e 7,5 per
cento negli Stati Uniti, molto al di sopra dei livelli pre-crisi”, e per
evitare il permanere di alti tassi anche quando la “ripresa sarà consolidata i
governi devono implementare” la politiche di formazione e di attivazione, insieme
a un sostegno alla domanda più forte. “Riformare i sistemi fiscali e
previdenziali – spiega l’Ocse - dovrebbe incentivare il lavoro, mentre sono
necessarie misure mirate per i soggetti vulnerabili, come i giovani senza
lavoro al di fuori del sistema di istruzione e formazione”. L’Interim economic
assessment sottolinea inoltre che le “finanze pubbliche stanno migliorando
nella maggior parte delle economie avanzate, con l’eccezione del Giappone, ma
che le politiche di consolidamento fiscale devono continuare. Tali politiche
devono essere meglio progettate, invece, per proteggere i più vulnerabili nella
società – spiega l’Ocse -, per costruire il sostegno pubblico per le necessarie
riforme strutturali e per dare priorità alla spesa per incentivare l’occupazione”.
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