15 mag 2012

CONTRATTISTI IIC: RINUNCIARE AL VOTO ALL’ESTERO È UNA SCONFITTA PER TUTTI

ROMA\ aise\ - "Il ridimensionamento (o forse la totale cancellazione?) della circoscrizione estero è un tema che tocca tutti quanti noi nel profondo.
Evidentemente una grande prova di democrazia e di maturità politica sta diventando per alcuni un pericolo da estirpare. Alla luce di un acuirsi del fenomeno emigratorio italiano, specialmente verso i paesi UE, USA ed Australia, la discussione sulla rimodulazione del voto all'estero ci sembra anacronistica, quasi surreale". Queste le riflessioni di Cristina Rizzotti (Stoccarda), Nicola Fresa (Amburgo) e Beppe Scorsone (Monaco) del coordinamento degli impiegati a contratti degli Istituti Italiani di Cultura in merito al dibattito in corso al Senato sul futuro della circoscrizione estero. Tema discusso nell’ambito della riforma costituzionale della composizione del Parlamento e della forma di Governo.

"Mentre migliaia e migliaia di giovani italiani si preparano a infoltire le già grandi comunità italiane all'estero – continuano i tre contrattisti – alcuni politici si preparano a toglier loro (e a tutti noi) un loro/nostro diritto fondamentale: il voto. Non solo non viene dato loro nessuno sbocco lavorativo, nessuna prospettiva di lavoro e di vita in Patria, ma vengono penalizzati ulteriormente privandoli dei loro diritti. Evidentemente tutto rientra in una logica politica poco comprensibile alla quale base però si annida un errore di fondo, un'incomprensione basilare: gli italiani nel mondo vengono percepiti come un peso, un fardello di cui liberarsi al più presto".
"Alle pochissime e mirate elargizioni statali, nella fattispecie corsi di lingua e cultura italiana per i bambini, Comites ed altro – per i tre contrattisti – corrispondono ben più cospicue entrate per le casse statali. Quanta ignoranza si celi in questo ragionamento o quanto strumentale sia la discussione parlamentare sul tema non possiamo saperlo. Solo alcune riflessioni: l'export italiano viene anche fortemente sostenuto dai milioni di connazionali residenti all'estero; miliardi vengono ancora versati annualmente dall'estero sui conti correnti italiani di pensionati che hanno passato la loro vita lavorativa in altri paesi o da lavoratori che hanno mantenuto profondi legami con il loro Paese; grazie alla maggiore mobilità ed alla facilità di comunicazione nessuno può seriamente affermare che si tratti ancora di emigrazione slegata dal contesto politico-culturale nazionale, anzi; sostenere che il voto degli italiani all'estero sia a rischio manipolazione è una mezza verità che rispecchia ben più profonde manipolazioni che avvengono anche sul territorio nazionale, e ciò non toglie che una rivisitazione della metodica elettorale sia necessaria".
Dunque, concludono, "il voto per gli Italiani all'estero non va depennato ma rafforzato, messo in sicurezza. Rinunciare a questa grandiosa conquista è una sconfitta per tutti, soprattutto per la politica italiana e per il Paese. La diaspora italiana non merita questo trattamento". (aise)

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