11 ago 2013

CORAGGIO E PUDORE

Il pudore è come il coraggio: "uno (se non ce l'ha) non se lo può dare" direbbe ancora don Abbondio.
Naturalmente, come per tutte le cose, c'è chi di questo requisito morale ne fa un culto e chi dal  pudore non  si è mai lasciato contagiare. Questi ultimi, rappresentanti di una tutt'altro che rara specie,  si possono incontrare dappertutto,  anche se i migliori campioni, di preferenza, amano bivaccare nelle aule del Parlamento, dove giocano a fare gli statisti, sfornando a bizzeffe leggi e leggine spesso miranti a tutelare gli interessi di casta e degli amici. Ma la mancanza assoluta di pudore si ha (udite! udite!) quando per un distorto senso del potere, che potremmo definire sindrome di Marchese del Grillo (io sono io, e voialtri non siete un c..zo), si servono della macchina blu e della scorta per accompagnare i figli a scuola, per andare a fare la spesa al supermercato, per portare a spasso nel parco il proprio cane e per far scorrazzare le ninfette del capo. Tutto questo in barba al popolo bue che paga; mentre Giove tonante dal  Colle non ha nulla da obiettare. Che squallore e che differenza dai colleghi scandinavi, che si recano in Parlamento in bicicletta e senza alcuna scorta! Purtroppo non sono i soli..Qui di seguito andremo insieme a conoscerne altri tra i più importanti e che non ci risulta abbiano molta dimestichezza  col pudore: i cosiddetti pezzi da novanta (chiediamo venia alla mafia per il termine), a  cominciare da quelli che durante l'nvasione dei carri armati sovietici in Ungheria nel 1956, elogiavano l'operato  del compagno Crusciev e che ancora oggi, dopo quasi sessant'anni, non hanno trovato il tempo e il coraggio civile e morale di fare mea culpa, ammettendo, sia pure con ritardo, il grave errore di gioventù. A questi vanno aggiunti coloro che per calcolo d'interesse, per connivenza o per sudditanza alla mafia, se ne servirono per far tacere chi gli dava fastidio: giudici. polititici, testimoni scomodi e chi ancora poteva  essere loro d'intralcio. Tra le vittime prescelte eccone alcune: i giudici Falcone e Borsellino, i sindacalisti Pio La Torre e Peppino Impastato, l'onorevole Moro, e tanti altri  che uno Stato fantoccio  non ha saputo né proteggere né vendicare, La grossa favola che l'on. Moro non sia stato salvato perché non  si voleva scendere a patti con le Brigate Rosse è semplicemente puerile e non fa onore alla classe politica dell'epoca. Infatti  quando, qualche tempo dopo, si è trattato di salvare la pelle all'onorevole Cirillo non si è disdegnato di intavolare trattative anche con la camorra e chiedere il suo aiuto. E che dire di quella cricca di arrampicatori, che dopo tangentopoli e il vergognoso tracollo del Paese, con la complicità di  politici corrotti e sodali mafiosi, ne approfittavano per calpestare impunemente le leggi dello Stato, per rubare e per fare scempio del pubblico demanio. Ma veniamo ai giorni nostri. "Mai un governo con Berlusconi", latravano rabbiosamente i capoccioni del PD, quando si sono accorti di non avere la maggioranza per formare un Governo proprio, mentre Grillo con le dita sul naso gli suonava il piffero; "mai un Governo con il PDl: piuttosto affronteremo nuove lezioni". E' bastata un'ingiunzione arrivata dal Colle per calarsi le braghe e richiamare tutto il gregge all'obbedienza. Ma il bello doveva ancora arrivare, e non si è fatto attendere molto. Cominciamo col brutto pasticciaccio della rielezione sugli scranni del Colle di colui che sarebbe dovuto andare ad accudire i nipotini, e invece sembrerebbe che non vedesse l'ora  per la riconferma ad un nuovo settennato, impartendo subito dopo per riconoscenza una dura lezione al signore di Bettole che vedeva svanire il suo lungamente accarezzato sogno di gloria. Tra i tanti libri scritti dal  versatile Montanelli, uno porta il titolo "L'italia dei secoli bui". Si riferisce ad un periodo squallido della nostra storia; ma mai come adesso l'Italia era caduta così in basso. Le figuracce che da un ventennio si vanno collezionando non trovano riscontro in nessun altro periodo. Eccone alcune che saranno vergognosamente tramandate ai posteri dalla Storia: 1. la prova di forza Italia-India, con da una parte il braccio anchilosato dell'italico campione e dall'altra il braccio nerboruto del campione indiano. Risultato: figura barbina per l'Italia che si è vista costretta a  rimandare in India i due fucileri accusati di omicidio per essere sottoposti al processo dalla magistratura di quel paese, con tante scuse. 2. assalto al Tribunale di Milano da ninfe, pasionarie, lacché, baciapile e così via per influenzare l'esito dei processi del satrapo di Arcore. 3. il più grave di tutti: ricatto vergognoso del dittatore kazako per farsi consegnare la moglie e la figlioletta del suo oppositore ed acerrimo nemico; ma Parigi  val bene una messa: quanto può contare la vita di una donna e di una bambina a fronte degli interessi e degli intrallazzi tra i due paesi e alla grande amicizia tra i due compari di merende che ne tirano le fila? Per quest'ultimo episodio c'è uno scaricabarile tra i poco credibili  ministri dell'Interno e degli Esteri, pronti ad addossare la colpa di quanto accaduto ai loro subalterni, costretti alle dimissioni per salvare la faccia ai loro datori di lavoro. Da sottolineare la calorosa (leggi: spudorata) difesa di Letta minore e di tutto il PD nei confronti del ministro Alfano,  che - in combutta e sembra perfetta armonia coll'ambasciatore kazeco, si sareebbe adoperato, mettendo a disposizione  un nutrito numero di poliziotti armati di tutto punto, per catturare e fare espellere le due donne criminali -  supera ogni limite del senso del pudore, anche se, come si presume, imposto dal vile ricatto di 'colui che tutto può'. 4. La sospensione dei lavori parlamentari per un giorno per accontentare, indovinate chi? E penso che per un giudizio sommario sui nostri rappresentanti parlamentari e sugli altri burattinai del Paese potrebbe bastare. Resta però il desiderio impellente di una domanda; ma era solo un desiderio, e tale rimane!

..... sentivo vergogna di essere italiano (C. Malaparte: La pelle)

Antonio Circosta
Membro del Comites di Hannover

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