(NoveColonne ATG) Roma - La laurea? Non cambia la
vita. E’ quanto emerge dall’ultimo rapporto Ocse “Education at a Glance”.
In sostanza, secondo l’indagine che prende in analisi la situazione educazionale di tutti i paesi membri, in Italia avere in tasca una laurea non rende più facile l’ingresso nel mondo del lavoro. La difficoltà dei laureati italiani di trovare un impiego adeguato rientra in un problema più generale di passaggio dal mondo della scuola a quello del lavoro. L' Italia combatte, infatti, con alti tassi di inattività tra i giovani: nel 2010 il 23% dei ragazzi tra i 15 e i 29 anni né studiava né lavorava. Il rapporto dell’Organizzazione segnala che il tasso di occupazione è sceso tra il 2002 e il 2010 dall' 82,2% al 78,3% per i laureati (25-64 anni) mentre per gli adulti diplomati è rimasto stabile (72,3% nel 2002, 72,6% nel 2010). In Italia i laureati sono il 15% della popolazione e la loro percentuale aumenta nelle fasce più giovani della popolazione. Resta comunque alto il gap con gli altri paesi Ocse, che hanno una media di laureati del 31%. Nel nostro Paese, infatti, la percentuale di laureati è cresciuta lentamente negli ultimi 30 anni. Secondo i dati del rapporto solo il 15% delle persone tra i 25 e i 64 anni ha un titolo di studio universitario o equivalente, contro una media Ocse del 31% e una media dell’ Ue a 21 del 28%. I dati sulle retribuzioni poi, indicano che i giovani laureati in Italia stentano a trovare un lavoro adeguato alla propria preparazione. L’Ocse attesta, inoltre, che siamo penultimi tra i 32 paesi dell’Ocse per investimenti in istruzione sia in relazione all'ammontare complessivo della spesa pubblica sia in relazione al Pil.
In sostanza, secondo l’indagine che prende in analisi la situazione educazionale di tutti i paesi membri, in Italia avere in tasca una laurea non rende più facile l’ingresso nel mondo del lavoro. La difficoltà dei laureati italiani di trovare un impiego adeguato rientra in un problema più generale di passaggio dal mondo della scuola a quello del lavoro. L' Italia combatte, infatti, con alti tassi di inattività tra i giovani: nel 2010 il 23% dei ragazzi tra i 15 e i 29 anni né studiava né lavorava. Il rapporto dell’Organizzazione segnala che il tasso di occupazione è sceso tra il 2002 e il 2010 dall' 82,2% al 78,3% per i laureati (25-64 anni) mentre per gli adulti diplomati è rimasto stabile (72,3% nel 2002, 72,6% nel 2010). In Italia i laureati sono il 15% della popolazione e la loro percentuale aumenta nelle fasce più giovani della popolazione. Resta comunque alto il gap con gli altri paesi Ocse, che hanno una media di laureati del 31%. Nel nostro Paese, infatti, la percentuale di laureati è cresciuta lentamente negli ultimi 30 anni. Secondo i dati del rapporto solo il 15% delle persone tra i 25 e i 64 anni ha un titolo di studio universitario o equivalente, contro una media Ocse del 31% e una media dell’ Ue a 21 del 28%. I dati sulle retribuzioni poi, indicano che i giovani laureati in Italia stentano a trovare un lavoro adeguato alla propria preparazione. L’Ocse attesta, inoltre, che siamo penultimi tra i 32 paesi dell’Ocse per investimenti in istruzione sia in relazione all'ammontare complessivo della spesa pubblica sia in relazione al Pil.
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