Il
12 settembre il Presidente della Commissione Europea Barroso è
intervenuto al Parlamento Europeo a Strasburgo per parlare dello Stato
dell’Unione, evidenziando come la crisi dell’Ue sia prima di tutto una
crisi di fiducia.
Barroso
si è chiesto, infatti, come possono i cittadini credere nell’Europa
quando gli stessi attori politici dell'Europa non rispettano le regole e
le decisioni che hanno stabilito e ogni giorno seminano dubbi sul
futuro dell’euro e dell’Europa stessa.
Barroso
ha proposto un nuovo contratto per l’Unione, proprio come un contratto
di fiducia tra i nostri paesi, tra gli Stati membri e le istituzioni
europee, tra le parti sociali e tra i cittadini e l'Unione europea.
Finalmente
ci si è resi conto che l'Europa ha bisogno di una nuova direzione, di
nuovi strumenti, di più unità e integrazione: tutto questo però deve
nascere con la partecipazione dei cittadini.
Il
progetto, che è emerso dal dibattito a Strasburgo, sarà un progetto
graduale, ma animato da una grande ambizione per il futuro e la
Federazione si profila ora come il più naturale orizzonte per l'Europa.
Ai
molti che diranno che questo progetto è troppo ambizioso e che non è
realistico possiamo rispondere con la provocazione di Barroso: “è forse
realistico andare avanti come abbiamo fatto finora? È realistico quello a
cui assistiamo in molti paesi europei? È realistico che i contribuenti
paghino le banche e poi siano costretti a restituire alle banche la case
che hanno pagato perché non possono rimborsare il mutuo? È realistico
che in alcuni dei nostri Stati membri più del 50% dei giovani siano
disoccupati? È realistico continuare a cercare di navigare a vista,
finendo per accumulare errori perché le risposte non sono convincenti? È
realistico pensare di poter guadagnare la fiducia dei mercati quando
mostriamo così poca fiducia gli uni negli altri?”.
Barroso
ha, forse per la prima volta, parlato di una federazione democratica di
Stati nazione in grado di affrontare i problemi comuni grazie a una
sovranità condivisa., una definizione ambigua, ma almeno un passo
avanti.
Nel
dibattito è intervenuto il nostro capogruppo Swoboda che ha chiesto
subito un patto per la coesione sociale, a Trattati esistenti, per
modificare le politiche europee, troppo incentrate sull’austerità e per
risolvere la crisi economica democratica, anche attraverso referendum
europei e una più decisa partecipazione dei cittadini.
Dunque ora siamo arrivati a questi punti:
1. da un lato si stanno affinando gli strumenti per varare l'Unione Bancaria
2. dall'altro si ritorna a parlare della riforma dei Trattati Ue.
Come
ha scritto Amato sul Sole 24 Ore le azioni della BCE e la sentenza
della Corte tedesca hanno alzato gli argini del torrente in piena, ci
sentiamo più sicuri, ma questo non basta e ora la palla torna alla
politica: “è la politica che deve colmare in sede europea il divario
sempre più ampio fra il livello di integrazione insito negli strumenti
messi in campo sul terreno economico e finanziario e quello, ben più
sfilacciato, che esiste sul piano politico-istituzionale”.
Sul
primo punto si parte dal documento Van Rompuy, Barroso, Junker e Draghi
"Verso un'autentica unione economica e monetaria" con l'obiettivo di
arrivare al vertice del 18-19 ottobre con un rapporto interinale ed
entro l’anno all’approvazione di vere e proprie proposte.
La
discussione è basata su una issues note che il consiglio Europeo ha
distribuito ai governi la scorsa settimana e che traccia delle linee
guida e le prossime tappe per la riforma della zona euro: l'unione economica, l'unione di bilancio, l'unione bancaria e l'unione politica.
Relativamente all'Unione Bancaria sul tappeto ci sono la creazione di
un meccanismo di vigilanza unico incentrato sulla BCE, un sistema
europeo di garanzia dei depositi e di gestione e risoluzione delle crisi
bancarie.
Nel
documento poi, per quanto riguarda l’Unione di bilancio, si affronta il
tema di un possibile bilancio europeo della zona euro (tema ancora
molto controverso, soprattutto in Germania) e del debito nazionale e
sulle possibili opzioni in caso ecceda i limiti consentiti dal patto di
stabilità.
In questi primi documenti cominciano a profilarsi, sia pur timidamente, ipotesi di mutualizzazione del debito.
Sul
secondo punto, sul fronte più complesso della riforma dei Trattati
dell’Unione e della creazione di una vera federazione la discussione è
avviata, anche se si registrano molta cautela e prudenza.
Avviare
una riforma dei Trattati significa “aprire un vaso di Pandora” dagli
esiti imprevedibili se non si ha chiara la direzione di marcia.
A
tal proposito importante è la proposta di Bersani di avviare una
Costituente europea per ridare centralità alla politica e alla volontà
popolare.
Il
progetto europeo, come dice il professor Alberto Quadrio Curzio, ha
bisogno di concretezza, ma anche di competenza e di ideali, e proprio da
questi dobbiamo partire per ricreare un sentimento di cittadinanza
europea e per rilanciare cooperazione e solidarietà tra i paesi.
Ideali significa innanzitutto l'appartenenza a una comune civiltà e cultura.
Fa
piacere dunque nell'articolo del Prof Quadrio Curzio, su Il Sole 24Ore,
il richiamo al gruppo di riflessione sulla dimensione spirituale e
culturale dell'Europa voluto dall'allora presidente della Commissione
Romano Prodi, per contribuire a dare anche un grande respiro culturale
al futuro dell'Europa, come fu con le idee democratiche, sociali e
liberali di personalità come De Gasperi, Spinelli ed Einaudi.
Certo, l'ulteriore integrazione politica incontra ancora resistenze, ma l'obiettivo non è più un tabù.
Sarà
importante, realisticamente, che coloro che sono veramente europeisti
decidano "cosa" vogliono ottenere e poi adottino con coraggio la
procedura e la strada più utili.
Patrizia Toia
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