La verifica dell’esistenza in vita (richiesta in questi giorni a tutti i pensionati italiani residenti all’estero) costituisce per i nostri pensionati un problema caratterizzato da una serie di difficoltà talvolta insormontabili.
Dopo l’ultimo controllo fatto dall’Istituto Centrale delle Banche Popolari Italiane dall’istituto (I CBPI), l’Inps avendo aggiudicato la gara nel luglio del 2010 ( si badi bene a questa data) alla CITIBANK per l’affidamento del servizio di pagamento delle pensioni, a gennaio del 2012 erogherà l’ultimo pagamento pensionistico.
Dal febbraio 2012 sarà quindi la CITIBANK a pagare le pensioni. Pur sentendomi un comunitario convinto e partecipe alla crescita dell’Europa, mi sia consentito avanzare delle riserve nei confronti di istituzioni di un Paese che è comunitario solo per interessi territoriali e di parte, tanto è vero che la sua moneta è ancora la Sterlina ( non capisco perché mezzo milione di pensioni debbano essere gestite dalla CITY Londinese).
Ciò premesso, quali sono i veri motivi di allarmismo per il subentro della CITIBANK? Tantissimi, da ultimo infatti, il nostro Consolato Generale (Per territorio il più esteso in Europa), dove in questi giorni c’è la fila dei nostri pensionati (arrabbiatissimi e sconcertati), ci ha inviato per conoscenza le istruzioni da diffondere ai nostri pensionati sulle nuove modalità operative (con quali fondi???? Con quale personale???).
La Citibank ha trasmesso una garbata lettera in lingua italiana ( l’Umore è inglese), dei questionari con una serie di quesiti a cui rispondere infine una lista contenente una serie di numeri verdi a cui poter chiedere informazioni (qui l’umore è italiano). Non mancava il modulo di esistenza in vita che a mio avviso contiene tutta una serie di assurdità a cui si deve adempiere se non si vuole vedere bloccata la propria pensione. Una pensione spesso di piccola entità ma che è frutto di anni di sacrifici dei nostri connazionali. Con la verifica la CITIBANK chiede che essa sia attestata dal Consolato Generale o da un testimone o da un pubblico ufficiale che sia riconosciuto dalla legislazione locale. A margine si ricorda ai soggetti summenzionati di annotare il numero di telefono a fianco del nominativo e di conservare il documento sottoscritto ( per 5 anni???) in Chiusura si ricorda di restituire questo modulo entro e non oltre il 2 di aprile 2012 unendo copia di documento di identità con foto valida o un recente estratto di conto corrente bancario o di una bolletta di utenza (elettricità, telefono, gas etc.). Ma non finisce qui in quanto se la pensione deve essere versata su di un conto corrente bancario, si deve chiarire nello spazio riservato l’eventuale contestatario del conto. Ciò comporta che costui dovrà riempire ed allegare altra documentazione. Documentazione, quest’ultima che non dovrà essere spedita entro il 2 aprile ma entro il 15.12.2011 (qui l’umore è europeo).
Questa è la sintesi di un disastro voluto ed annunciato. Nella capitale la devono smettere di prendere decisioni a tavolino senza interpellarci. La DIGIT non può e non deve affrontare queste decisioni senza conoscere l’utenza a cui va destinata. Come è possibile che operai, casalinghe etc. si debbano scervellare a leggere, comprendere e decidere le risposte da dare a quesiti stilati da funzionari che non sanno come impegnare il proprio tempo.
Se questo fosse stato richiesto in Italia, sarebbe scoppiata una rivoluzione. All’estero invece con tantissima fantasia ed intraprendenza si chiede ai consolati di diffondere le procedure a noi “Non richiesti e nemmeno citati” e noi dovremmo fare ora opera di divulgazione presso i connazionali (con quali soldi e con quale personale). E per noi intendo anche i patronati che in questo momento sono in prima fila.
Ma come, non dovevamo essere cancellati dalla carta geografica? Quando c’è da dividere i fondi siamo organismi inutili, quando c’è lavoro (gratuito s’intende) eccoci quá ad addossarci responsabilità altrui.
È tempo che noi cittadini dimenticati e prevaricati da una Repubblica a cui abbiamo solamente dato e che ora non ci riconosce più come suoi cittadini, ci rimbocchiamo le maniche per organizzare un referendum che chiarisca cosa ci va dato e cosa no.
È veramente scandaloso quanto è accaduto negli ultimi anni.
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