(NoveColonne ATG) Roma - Alla fine la
Direzione del Pd ha detto sì alla proposta di Pier Luigi Bersani, con un solo
astenuto. I democratici si compattano intorno all’ipotesi di un governo di
minoranza, che cercherà la fiducia in Parlamento sulla base di otto punti
programmatici, guardando al Movimento 5 Stelle e voltando le spalle all’ipotesi
di un governissimo col Pdl, “nel pieno rispetto – precisa Bersani - dei
percorsi istituzionali e delle prerogative del capo dello Stato, ma abbiamo il
diritto-dovere di pronunciarci con semplicità davanti all’opinione pubblica”.
Il primo punto di quello che Bersani ha prospettato come un “governo di
cambiamento” sarà quello di uscire “fuori della gabbia” delle politiche europee
di austerità, il secondo prendere misure urgenti sul fronte sociale e del
lavoro, il terzo riformare la politica e la vita pubblica, il quarto “voltare
pagina sulla giustizia e sull’equità”, il quinto le leggi sui conflitti di
interesse, sull’incandidabilità, l’ineleggibilità e sui doppi incarichi, il
sesto l’economia verde e lo sviluppo sostenibile, il settimo le norme sulla
cittadinanza, le unioni civili e contro il femminicidio; l’ottavo punto,
infine, riguarda l’istruzione e la ricerca. “Non stiamo corteggiando Grillo ma
si sta interpretando quel che si muove nel profondo per bucare il muro di
autoreferenzialità del sistema, che comincia ad essere in gioco” spiega Bersani
nella relazione di apertura, aggiungendo “Noi non possiamo offrire una
governabilità stabile, ma nemmeno gli altri”.
Il segretario democratico incalza Grillo: “Chi ha avuto il consenso di 8
milioni di elettori e ha scelto la via parlamentare – afferma - deve dire cosa
vuol fare di questi voti per l'Italia, per il destino del Paese e dei nostri
figli”. E chiude le porte a un’intesa con Pdl e con Berlusconi, perché nessuna
collaborazione è possibile “con chi ha seminato il vento che ci ha portato la
tempesta di oggi”. Nell’intervento di chiusura, il segretario democratico ha
precisato che sarà possibile discutere sulle priorità tra i punti, ma che “di
proposte B da questa direzione non ne sono venute, è venuta la proposta A. Dopo
di che ci sono le difficoltà e non è sbagliato guardare alle difficoltà” che
rendono “molto stretto” il passaggio per la prossima legislatura, ma o si
decide di imboccarlo con decisione “oppure questo sentiero verrà sgombrato
dalla nebbia”. Poi Bersani ha affermato che non appena “saranno chiari i
calendari bisognerà fissare un’assemblea anche per la convocazione ordinaria
del congresso”.
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