(NoveColonne
ATG) Roma - Sono tanti, sono giovani, sono pieni di energia. E qualche volta
sono anche un po’ inesperti, come Rosetta Blundo, eletta in Abruzzo, che a ‘Un
giorno da Pecora’ dice di volere la riduzione del numero dei parlamentari ma
non sa nemmeno quanti siano attualmente, di preciso: “Al Senato
cinque-seicento. No, no, scusate, quello alla Camera. Al Senato sono circa
trecento…”. Ma adesso tutta Italia, anche buona parte di quella che li ha
eletti, si chiede da chi c’è dentro questa nuova ondata di novità che sta per
invadere il Parlamento.
Chi sono, insomma, cosa dicono, e perfino come devono
chiamarli: grillini a loro non piace, qualcuno prova con ‘stellini’,
sicuramente non nel modo più classico, onorevoli, vocaboli inviso al mentore
Beppe Grillo: “Non chiamatemi onorevole, preferisco portavoce!” twitta Paolo
Parentela, eletto al Senato in Calabria. “Deve continuare a esserci normalità –
conferma Giulia Sarti, emiliana, alla Camera - non ci sentiamo importanti solo
perché svolgiamo un incarico importante”. Uno molto importante potrebbe
ricoprirlo Marta Grande, che a 25 anni è data per favorita a sostituire
nientemeno che Gianfranco Fini alla presidenza di Montecitorio, magari
propedeutico a un ruolo di primo piano alla Farnesina: “Studio ma mi manca solo
la tesi in relazioni internazionali, non mi porterà via molto tempo - spiega – Non abbiamo paura, la svolta è
stata rendermi conto che la situazione per i giovani non è affatto favorevole,
i miei colleghi o si sono dovuti spostare in un altro Paese o accontentarsi di
un altro lavoro che non era in linea con quello che avevano studiato”. Se lei potrebbe salire a Montecitorio, Dario
Fo ha declinato l’offerta di occupare il Quirinale, e allora in pieno stile
5Stelle, il nome da supportare sarà deciso tramite democratica votazione sul
web . “Raga... il prossimo Presidente lo sceglieremo on line – scrive il neo-senatore
Andrea Cioffi - io, nel mio piccolo, avanzo una proposta... un uomo che,
sicuramente, non firmerà mai una legge vergogna né qualcosa che non sia
conforme all'art.11 della costituzione... Gino Strada... una vita di reale
impegno... poche chiacchiere e tanti fatti...”. Adesso che il Parlamento è
stato ‘invaso’, il Movimento Cinque Stelle deve affrontare però il vero nodo
della questione: votare o meno la fiducia al Pd, dare un appoggio anche esterno
o fare muro all’opposizione. Grillo, ovviamente tramite twitter, oggi ha chiuso
le porte (“Non voteremo la fiducia al Pd né ad altri”), tra i nuovi eletti
prevale una linea più morbida: “Se verranno appoggiate riforme chiare e
necessarie al Paese, come una legge vera contro la corruzione, una nuova legge elettorale
e la riduzione dei parlamentari, da lì si può partire per un discorso più
ampio” (Adriano Zaccagnini, alla Camera nel Lazio). “Se ci sono convergenze su
singoli punti del programma, posso votare la fiducia al governo Bersani"
(Serenella Fucksia, neo senatrice nelle Marche). “Non penso ci potrà essere una
fiducia a priori sulle parole” (Giulia Sarti). Insomma, la linea è ancora da
decidere: d’altronde, come si presenta Paola Taverna (Lazio, Senato) su twitter
citando Bukowsky: “Il problema è che le
persone intelligenti sono piene di dubbi mentre, le persone stupide sono piene
di sicurezza”. Quella sicurezza che è
stata la debolezza della vecchia politica, e che l’ha portata al crollo: per il
friulano Lorenzo Battista “il Pd è uno specialista per queste sconfitte, è la
fine della terza repubblica via Beppe Grillo”. Maurizio Buccarella, pugliese,
ricorda che “al Senato incontreremo (ancora) personaggi come Antonio Razzi…”.
La toscana Alessandra Bencini bacchetta Maurizio Lupi del Pdl (“’faremo l'interesse
dei nostri elettori’...la dice lunga, NON ha ancora capito che l'interesse deve
essere dell'intero Paese Italia” e tutto il centrosinistra: “Grillo smascheri il Pd e metta fine al
partitismo”).
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