La III Commissione,
premesso che:
la Commissioni affari esteri della Camera dei Deputati è intervenuta in più occasioni sulle linee portanti della ristrutturazione della rete diplomatico-consolare italiana all’estero che,stante il progetto del Governo, si concluderà entro la fine del 2011 con la chiusura di 18 sedi consolari (di cui 13 in Europa), alcune ambasciate e il declassamento di 4 consolati generali a consolati;
la chiusura di così tante rappresentanze consolari genera, come è stato ripetutamente
sottolineato, numerosi problemi per gli interessi del nostro sistema economico e
imprenditoriale. Sistema che non potrà più avvalersi del supporto dell’Istituto per il Commercio con l’Estero (ICE) che la manovra economica (DL 6 luglio 2011, n. 98, recante disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria) varata dal Governo ha accorpato al Ministero degli Affari esteri, senza tuttavia trasferire al MAE stesso le risorse finanziarie che alimentavano l’attività dell’ICE. Con molta probabilità occorrerà tempo prima che il nuovo assetto sviluppi una cultura organizzativa e operativa in grado di fornire servizi e assistenza
alle imprese italiane che operano nei mercati mondiali;
la chiusura e l’accorpamento di così tanti uffici consolari non facilita di certo il mantenimento dei rapporti commerciali, culturali ed economici costruiti nel tempo e che andrebbero ulteriormente sviluppati. Non è assolutamente chiaro come e con quali strumenti e risorse si potranno potenziare i rapporti con le realtà economiche e politiche locali, soprattutto in Paesi come la Germania, la Francia, il Belgio, la Svizzera, ecc. dove l’Italia ha forti interessi commerciali ma che nello steso tempo sono anche i più colpiti dalla ristrutturazione della rete
consolare; i predetti Paesi ospitano, tra l’altro, grandi comunità di cittadini italiani emigrati che costituiscono una ricchezza per il nostro Paese sotto ogni punto di vista ed è paradossale gratificarli con il titolo di “ambasciatori dell’Italia all’estero”, come spesso accade nelle occasioni formali, e poi negare loro i servizi essenziali, obbligandoli a lunghi tragitti, ad attese
snervanti e a problematici contatti telefonici con gli uffici consolari, che sono diventati ancor più difficoltosi nel caso delle sedi riceventi;
il ridimensionamento degli organici ha accresciuto le difficoltà operative e molti consolati segnalano accumuli di arretrati (ad esempio nella trasmissione degli atti di stato civile ai comuni) e l’allungamento dei tempi di erogazione dei servizi. Delle difficoltà dei consolati se ne è avuto prova anche in occasione delle recenti operazioni elettorali per il voto referendario:
in molti casi si sono registrati macroscopici errori nell’organizzazione dell’Anagrafe degli italiani residenti all’estero (AIRE), errori che si ritenevano superati e che invece compaiono di nuovo;
le distanze tra sedi in chiusura e sedi riceventi sono in tanti casi un ostacolo insormontabile per molte persone, in particolare per quelle che hanno difficoltà a spostarsi a causa della loro età, persone che non potranno di certo utilizzare il computer per dialogare con un consolato virtuale, il cosiddetto “consolato digitale”, che dovrebbe sopperire alle strutture materiali nell’erogazione di alcuni servizi, e che devono sobbarcarsi il costo del biglietto ferroviario, un
costo che va a gravare su bilanci familiari spesso piuttosto modesti;
hanno destato forti preoccupazioni le decisioni assunte dal Consiglio di Amministrazione del MAE riguardanti la chiusura di sedi consolari come quella di Lilla (Francia), chiusa dal 1° luglio scorso, Losanna (Svizzera), che chiuderà i battenti dal 1° novembre, e Manchester, dal 1° ottobre 2011. Decisioni confermate nonostante l’appello ad attendere l’esito dell’indagine conoscitiva sulla "Riorganizzazione della rete diplomatico-consolare e sull’adeguatezza e
sull’utilizzo delle dotazioni organiche e di bilancio del Ministero degli affari esteri", promossa congiuntamente dalle Commissioni affari esteri della Camera e del Senato;
la chiusura del Consolato Generale di Losanna, decisa senza considerare l’eventualità di declassarlo a semplice Consolato e con scarsa attenzione al pressante appello rivolto dal Consiglio di Stato del Cantone di Vaud, dalle altre istituzioni locali e dagli organismi di rappresentanza italiani, preoccupati per la chiusura del Consolato. Chiusura che oltretutto determina un vuoto sotto il profilo geografico poiché Losanna univa le due collettività italiane, quella del Cantone Friburgo e quella del vodese;
la chiusura del Consolato Generale di Losanna - grave sotto il profilo dei rapporti politicoeconomici e che sottovaluta l’importanza della comunità italiana ivi residente, costituita da oltre 60 mila concittadini registrati all’AIRE - significa trasferire il tutto al Consolato Generale di Ginevra, strutturalmente inadeguato ad accogliere il personale e l’archivio del consolato in chiusura, per cui occorreranno costosissimi lavori di ristrutturazione dell’immobile e presumibilmente un notevole esborso per il trasloco. È da chiedersi, inoltre,come potrà il consolato ricevente erogare i servizi alla consistente comunità facente capo alla città di Losanna, che si sommerà a quella, anch’essa molto numerosa, residente nel Cantone di Ginevra.
nel Nord-Pas de Calais, una delle regioni economicamente più importanti della Francia, vi è una presenza italiana più che secolare, fortemente legata all’Italia e ai suoi valori culturali che ha ampiamente contribuito a diffondere e a valorizzare. La chiusura del Consolato italiano di Lilla crea forti difficoltà agli oltre 35 mila cittadini italiani iscritti all’Aire che risiedono nell’intera regione, non solo a Lilla. Se è vero che Parigi, grazie all’alta velocità, è raggiungibile in un’ora di treno - tuttavia all’elevato costo di 110 euro per il biglietto ferroviario -, non si può ignorare che per raggiungere Lilla da numerose località di
insediamento della comunità italiana occorrono altre due ore di viaggio;
la chiusura del Consolato di Lilla non comporta, quanto meno nel medio periodo, risparmi tali da giustificare la decisione presa. Infatti, il trasferimento del personale operante nell’ex Consolato di Lilla si traduce anche in un notevole aumento dell’assegno di sede dovuto ai dipendenti operanti a Parigi, a cui si deve aggiungere l’indennità di trasporto per coloro che manterranno la residenza a Lilla e il maggior costo per i docenti ministeriali dei corsi di lingua e cultura italiana;
nella circoscrizione consolare di Manchester risiedono 65 mila cittadini italiani emigrati che per recarsi al Consolato Generale di Londra devono percorrere 700 chilometri tra andata e ritorno, con gravi difficoltà per i nostri concittadini appartenenti alle prime emigrazioni;
l’apertura di agenzie e sportelli nelle città predette - oltre a tutelare gli interessi economici, culturali e politici dello Stato italiano in regioni di fondamentale importanza - consentirebbe una ristrutturazione graduale e senza forti penalizzazioni per le numerosissime comunità italiane che risiedono nelle specifiche aree geografiche. Comunità che tra l’altro generano un consistente indotto verso il nostro Paese, con un vantaggio economico a favore dell’Italia che si conferma da decenni:
impegna il Governo
a procedere all’apertura di agenzie consolari nelle sedi, già chiuse o in procinto di chiudere, di Liegi (Belgio), Lilla (Francia), Losanna (Svizzera) e Manchester (Inghilterra), con un organico variante da 3 a 4 collaboratori; a procedere all’apertura di uno sportello consolare nelle città di Amburgo (Germania), Genk (Belgio) e Mannheim (Germania), con una dotazione di massimo due collaboratori.
On. Franco Narducci (primo firmatario)
On Francesco Tempestini
On. Mario Barbi
On. Fabio Porta
On. Marco Fedi
12 luglio 2011
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