Al suo debutto nelle vesti di Ministro del lavoro nel governo tecnico di Mario Monti Elsa Fornero ci sorprese, commuovendoci un pochino, per quelle lacrime che le scendevano copiose sul viso. Lacrime di coccodrillo si affrettò a commentare qualcuno. Solo che come tali erano fuori posto (le lacrime): il coccodrillo piange dopo aver ingurgitato la preda mentre la Fornero, animo gentile e sensibile, piangeva prima del lauto pasto, e quindi il paragone non regge.
Ma siccome coccodrillo non mangia coccodrillo, anche la Fornero non vuole fare eccezione alla regola e preferisce cercare le sue prede tra le creature più deboli, nel nostro caso tra le classi operaie dove non si corre alcun rischio; tutt’al più un piccolo sciopero addomesticato da sindacalisti alla Bonanno e Angeletti. L’avvio ebbe inizio con la legge sulle riforme del lavoro: abolizione dell’articolo18 per facilitare sonni più tranquilli ai capitani d’industria, e il prolungamento dell’età pensionabile di quattro-cinque anni, abbandonando al loro destino la gran parte di quei lavoratori prossimi al pensionamento Ai giovani poi lancia un monito d’incoraggiamento: “Il posto fisso dovete dimenticarlo”. E brava la Ministra! Però, signora Fornero, ci permetta una domanda: I suoi figli (suppongo che ne abbia) il posto fisso ce l’hanno o sono anche loro da annoverare tra i giovani precari in continua ricerca di un lavoro anche pro tempore? Saremmo tanto curiosi di saperlo. Ma veniamo all’ultima esilarante asineria, a quella per intenderci riportata con tanto di commento dal Wall Street Journal in questi giorni: “Il posto del lavoro non è un diritto; va guadagnato anche con il sacrificio”. E quale sacrificio ancora, di grazia? Ha ragione, signor Ministro: il posto di lavoro non è un diritto, ma una concessione padronale ai più meritevoli, cioè a quelli che non rompono. Eppure l’articolo 4 della Costituzione dà un’interpretazione alquanto diversa, laddove recita: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni (sic!) che rendono effettivo questo diritto”. Ma a questo punto urge un chiarimento: o la Fornero non ha letto la Costituzione sulla quale dovrebbe aver giurato prima di essere stata investita dell’alta carica, oppure (ma non vogliamo crederci) la signora non sa interpretare bene l’uso di alcune parole. Nel primo caso un po’ di colpa va al presidente Napolitano sempre sollecito a distribuire copie della Costituzione agli alunni delle scuole e forse anche ai bambini dell’asilo, tralasciando coloro che più ne avrebbero bisogno. Nel secondo caso, beh, ognuno ne tiri le conclusioni che più gli aggradano.
Ma siccome coccodrillo non mangia coccodrillo, anche la Fornero non vuole fare eccezione alla regola e preferisce cercare le sue prede tra le creature più deboli, nel nostro caso tra le classi operaie dove non si corre alcun rischio; tutt’al più un piccolo sciopero addomesticato da sindacalisti alla Bonanno e Angeletti. L’avvio ebbe inizio con la legge sulle riforme del lavoro: abolizione dell’articolo18 per facilitare sonni più tranquilli ai capitani d’industria, e il prolungamento dell’età pensionabile di quattro-cinque anni, abbandonando al loro destino la gran parte di quei lavoratori prossimi al pensionamento Ai giovani poi lancia un monito d’incoraggiamento: “Il posto fisso dovete dimenticarlo”. E brava la Ministra! Però, signora Fornero, ci permetta una domanda: I suoi figli (suppongo che ne abbia) il posto fisso ce l’hanno o sono anche loro da annoverare tra i giovani precari in continua ricerca di un lavoro anche pro tempore? Saremmo tanto curiosi di saperlo. Ma veniamo all’ultima esilarante asineria, a quella per intenderci riportata con tanto di commento dal Wall Street Journal in questi giorni: “Il posto del lavoro non è un diritto; va guadagnato anche con il sacrificio”. E quale sacrificio ancora, di grazia? Ha ragione, signor Ministro: il posto di lavoro non è un diritto, ma una concessione padronale ai più meritevoli, cioè a quelli che non rompono. Eppure l’articolo 4 della Costituzione dà un’interpretazione alquanto diversa, laddove recita: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni (sic!) che rendono effettivo questo diritto”. Ma a questo punto urge un chiarimento: o la Fornero non ha letto la Costituzione sulla quale dovrebbe aver giurato prima di essere stata investita dell’alta carica, oppure (ma non vogliamo crederci) la signora non sa interpretare bene l’uso di alcune parole. Nel primo caso un po’ di colpa va al presidente Napolitano sempre sollecito a distribuire copie della Costituzione agli alunni delle scuole e forse anche ai bambini dell’asilo, tralasciando coloro che più ne avrebbero bisogno. Nel secondo caso, beh, ognuno ne tiri le conclusioni che più gli aggradano.
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