Martedì 03 Luglio 2012 19:00
ROMA\ aise\ - Dei 6,7 milioni di euro che il Mae aveva stanziato per le elezioni di Comites e Cgie ne rimangono poco più di 1 milione e mezzo.
A confermarlo è stato oggi pomeriggio nell'Aula di Palazzo Madama il senatore Mantica (Pdl) che, insieme al collega Tonini (Pd), è relatore del decreto che rinvia al 2014 le elezioni dei due organismi. La cifra in realtà è al centro di una sorta di "mistero", viste le discrepanze tra relazioni tecniche, pareri di commissione, note di ministero. Quello che è certo è che non ci sono 6,7 milioni, ma molto molto meno.
Nel suo intervento, Mantica ha ricordato come e perché le elezioni sono state rinviate già due volte, stigmatizzando il fatto che "l’ultimo decreto è scarno e privo delle motivazioni" del rinvio. Inoltre, ha appuntato Mantica, si introduce un'importante novità come il voto elettronico. "Una affermazione sorprendente che letta così com’è lascia perplessi: ci sono 4 milioni e 300mila italiani all'estero che hanno sempre votato per corrispondenza. Ora, passare da questo al voto online mi pare una forzatura".
Certo ci sono "approfondite ragioni, di carattere economico", ma c'è bisogno di rassicurazioni in merito, soprattutto, per Mantica, "sul processo di informatizzazione dei consolati che alla fine del 2014 avranno tutti il sistema informatici per collegare i nostri connazionali: ad oggi sono 700mila quelli che usano il pc per interloquire col consolato. Però - ha annotato Mantica - serve il rispetto dei tempi", ma soprattutto che il Ministero dell'Economia "mantenga l'impegno sui soldi necessari per la realizzazione del sistema informatizzato dei consolati". Quindi "in qualche modo serve una garanzia, un impegno del governo in tal senso ci deve essere. Capisco l'innovazione, ma questo salto mortale senza rete - voto elettronico e basta - è un'altra questione che solleviamo tant'è che c'è un emendamento che consente - in alternativa - il voto nelle sedi dei consolati".
Mantica ha quindi spiegato che è stato presentato un emendamento che "riscrive il decreto legge introducendo le garanzie che l'Ue chiede al voto elettronico (privacy, segretezza del voto, rapporto diretto col cittadino)".
La seconda questione aperta dal decreto è la mancata ridestinazione dei fondi che, però, non sono così tanti come la Commissione Esteri si aspettava: "nel bilancio di quest'anno - ha ricordato Mantica - al Mae sono stati assegnati 6,7milioni per le elezioni, ma abbiamo appreso non in maniera diretta che di 6,7 milioni ne sono già stati spesi dal Tesoro 5 milioni! Uno strano sistema, perché non ci è stato detto come sono stati spesi, ma solo che ne sono rimasti da 1,5 a 1,9 milioni di euro". Questo la III Commissione è venuta a saperlo solo dopo il parere negativo della Commissione Bilancio, quindi per Mantica "è ora che il Mef ci dica quanti soldi sono ancora a disposizione per ridistribuirli. Non posso accettare che nemmeno una lira venga restituita agli italiani all'estero. Dunque c'è un altro emendamento con una cifra "da gossip" perché non sappiamo precisamente quanto c'è".
Richiamata la riforma approvata solo dal Senato, Mantica ha spiegato che tanti emendamenti richiamano proprio quel testo "per riprendere quel lavoro durato due anni".
Secondo relatore, Tonini (Pd) ha condiviso l’intervento di Mantica e sottolineato che "questo decreto è un passaggio sgradevole nella sostanza e sgraziato nella forma. Sgradevole per il Parlamento che deve rinviare un diritto fondamentale come quello del voto. Comites e Cgie sono organismi che pur con i loro limiti legano gli italiani all’estero con la struttura diplomatica e attraverso il Cgie con il Parlamento a Roma. Scaduti nel 2009, già allora in vista della riforma erano stati rinviati al 2012. Ora siamo ad un ulteriore rinvio deciso con decreto".
Quindi le cifre: "secondo il Mae il costo delle elezioni si aggira sui 20milioni di euro, ma in bilancio ce sono solo 6,7. Ci è stato detto che la differenza era impossibile da trovare e lo abbiamo accettato". Ma il decreto è pure "sgraziato perché accanto al risparmio di quei 20 milioni nulla dice sui 6,7, che in gran parte, abbiamo appreso dalla Commissione bilancio, vengono destinati ad altre finalità. Avevamo chiesto in Commissione Esteri che fossero destinati a lingua, assistenza e funzionamento dei Comites, ma ora resta 1milione e mezzo! È evidente che c’è un elemento di criticità che sottoponiamo al confronto con il Governo. È molto difficile sostenere il decreto senza un dibattito rituale su un punto in particolare: non è pensabile che si possa procedere ancora con la logica dei tagli lineari, ora che si parla di spending review e di spese rimodulabili". Senza contare, ha concluso, "che a farne le spese sono sempre gli italiani all’estero e la cooperazione, mentre a salvarsi sono altri capitoli evidentemente meglio "presidiati"". (m.c.\aise)
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