17 ott 2013

Carmelita Brunetti insegna, con l’arte, a distinguere il narcisismo buono da quello cattivo

Da dinistra: C. Brunetti, G. Scigliano ed A. Verrone
  „Arte e narcisismo“ è il tema affrontato magistralmente dalla dottoressa Carmelita Brunetti il 13 ottobre 2013 su invito dello Studio Artistico di Hannover. „L’amore di sè è molto di più di un disturbo della personalità“ ha affermato la Brunetti, distinguendo il narcisismo buono da quello cattivo. Sulle orme di studiosi tedeschi come Erik Erikson e Heinz Kohut si è servita delle arti figurative contemporanee per delineare i confini dell’io e del tu. Secondo questi studiosi tedeschi è l’“io“ infatti il motore creativo, empatico, saggio di ogni nostra azione e non le pulsioni oscure dell’inconscio.

Citando autori tedeschi, qui messi da parte, forse volutamente dimenticati, ha cucito il divario di mentalità del Nord e Sud. Prendendo sul serio l’io, anche la sua immagine riflessa diventa momento di comunicazione con l’altro e  gravitando intorno al proprio centro si espande il campo di azione come in un cosmo. Esserci diventa premessa del riconoscimento dell’altro e delle sue azioni e viceversa. Tutto fluisce in un tutto armonico.
Se il 50% della popolazione occidentale soffre di disturbi di narcisismo negativo, è perché non ci ha lavorato, e l’arte, quando non si fa trasformare in affare finanziario e si ordina al bello assoluto ha la capacità di guarire disturbi, di farci entrare in mondi altrui per ritornare arricchiti al nostro io.
Fa bene, in terra straniera, nella terra in cui si seguono sempre le mode più nuove, come quella di Thomas Metzinger della dissoluzione del sé, sentire parlare questa studiosa con disinvoltura e spontaneità, di cose che sentiamo ma non riusciamo a esprimere. Noi italiani in Germania rimaniamo „creativi“, i narcisisti „buoni“ in estetica e etica, nostalgici di un’età d’oro, trapiantati da un paese in cui  si vive e si lascia vivere in un paese esposto a sempre nuove malattie dell’io. Anche la rivalutazione del complesso di Edipo, operato dalla Brunetti ci ha riconciliati con il nostro amore mediterraneo per la madre e ci ha sostenuti nella convinzione, che senza il rispetto delle origini non si possa costruire nessuna società.
La dottoressa Brunetti è ripartita per la sua terra del sole, ma ha lasciato qui la voglia di approfondire questi argomenti al confine di due mentalità così distanti, impariamo a sentirci a casa e a far sentire a casa.

Assunta Verrone

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