ROMA\ aise\ - "Uno strumento di grandissima importanza ed utilità". Così l’Ambasciatore Cristina Ravaglia, Direttore Generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie ha definito il Rapporto Italiani nel Mondo 2013, presentato oggi a Roma dalla Fondazione Migrantes, alla presenza del senatore Pd Claudio Micheloni, presidente del Comitato per le Questioni degli Italiani all'Estero del Senato.
L’Ambasciatore Ravaglia è stata invitata ad intervenire sul tema della rete consolare all’estero e lo ha fatto partendo dai dati ("impressionanti") contenuti nell’ultimo Annuario Statistico del Ministero degli Esteri: "200 uffici consolari nel mondo", "95 milioni di euro investiti in assistenza per italiani all’estero in viaggio o in difficoltà o situazioni di emergenza".
"L’Italia – ha enfatizzato Ravaglia - è uno dei pochi Paesi che gestisce un’assistenza così capillare nei confronti dei suo connazionali all’estero. Stanziamo diversi milioni di euro per indigenti o italiani in situazione di necessità, anche per coprire le spese legali".
Quanto ai servizi consolari, vengono rilasciati "più di 200mila passaporti e 70mila carte d’identità"; in merito ai corsi di lingua "gli enti gestori hanno a che fare con 300mila studenti in tutto il mondo" e notevole è il fatto che se è vero che "dal 2007 le risorse sono diminuite del 60 per cento, è anche vero che siamo riusciti a mantenere la diminuzione degli studenti al 30 per cento".
Quanto al voto all’estero, "per le ultime politiche del mese di febbraio abbiamo spedito 3 milioni e mezzo di plichi elettorali in tutto il mondo".
Dopo questa rassegna, Ravaglia ha puntato l’attenzione sui contenuti del Rapporto che "dà voce soprattutto alle nuove mobilità". Non di cervelli in fuga" ha parlato, ma di "cervelli in movimento".
"La rete consolare – ha proseguito - interagisce anche con queste nuove mobilità". Due le difficoltà principali incontrate: "le risorse calano di fronte a necessità di servizi in continua crescita per cui si rende necessario adattare la resa dei servizi ad un mondo in movimento"; in secondo luogo: "la mobilità internazionale è un fenomeno che esula dagli strumenti tradizionali di rilevamento e assistenza: dobbiamo pertanto applicare nuovi approcci".
"Oggi – ha sottolineato - dobbiamo parlare di molteplici migrazioni: c’è l’emigrazione tradizionale, ovvero gli iscritti all’Aire, i residenti storici; ci sono poi le seconde e terze generazioni nate nel Paese che li accoglie e che dimostrano un interesse per l’Italia di tipo culturale, linguistico, di scambio; c’è poi la nuova mobilità internazionale che richiede adeguamento di termini e normativa".
Una nuova mobilità che "cerca strumenti di aggregazione diversi da quelli offerti dalla tradizione dei Comites o del Cgie: difficilmente i giovani si ritrovano in queste forme di aggregazione".
Come intercettarli? "Utilizzando i social media – ha proposto l’ambasciatore Ravaglia - e tutte le nuove forme di contatto: tra questi nuovi italiani mobili ci sono ad esempio i giovani che usufruiscono delle borse Erasmus. Giovani che alle scorse politiche avrebbero voluto votare ma non hanno potuto a causa di una normativa datata".
Parola d’ordine in questo contesto è allora "riflettere su come rivedere i servizi per gli italiani all’estero".
Una risposta potrebbe anche venire, ha suggerito ancora il Direttore generale, dagli Accordi di Vacanza – Lavoro, "strumento che al Mae stiamo sviluppando e che non intendiamo trascurare".
Molte dunque le sfide ancora aperte. "Per il mondo dell’emigrazione tradizionale – ha chiosato Ravaglia – occorrono servizi buoni, aggiornati, funzionali, un’informatizzazione progressiva; per gli emigrati di II o III generazione è necessario sviluppare forme di scambi, di attrazione, di partecipazione, di valorizzazione. Occorre infine identificare le esigenze dei migranti temporanei, iscritti o non iscritti all’Aire in ogni caso assistiti all’estero, se ne fanno richiesta".
La parola è passata infine al Sen. Claudio Micheloni, Presidente del Comitato per le Questioni degli Italiani all’Estero del Senato.
Dopo i ringraziamenti all’operato storico dei missionari e delle pastorali "punto di riferimento di straordinaria importanza per tante famiglie di italiani emigrate", il senatore del Pd eletto all’estero ha ricordato il suo impegno votato a "suscitare l’interesse negli italiani all’estero per la madre patria". Secondo Micheloni "dobbiamo lavorare con onestà intellettuale per scardinare tante incrostazioni e tante abitudini".
"Quando parliamo di nuove migrazioni – ha proseguito – dobbiamo ricordare che i nuovi emigrati non fanno ciò che abbiamo fatto noi: per questo dobbiamo comunicare la nostra storia, il nostro bagaglio, spiegare che l’integrazione di oggi non è un fatto scontato, ma il frutto di un’opera del passato. Da qui è utile creare un anello di congiunzione, e non di sovrapposizione".
"Dovremmo capire – ha esortato - che si agisce in sinergia, mettendo insieme queste due realtà, aiutandoci con le politiche e con le poche risorse che abbiamo. Solo così faremo ciò che i nostri genitori hanno fatto: servire il nostro Paese. Altrimenti si creano due mondi che non si parlano e che non si conoscono".
Sul tema emigrazione nel senso più strettamente politico, secondo il senatore Pd permangono luci e ombre. "Il Mae – ha detto - è come un iceberg: ha una punta emersa che è la nostra eccellenza, invidiata all’estero, rappresentata dalla grande capacità della nostra diplomazia. Il problema sta nella parte sommersa" dove si appoggia un dialogo, quello tra parlamento e governo, che non sempre funziona, specie in materia di revisione di spesa: una revisione proposta dalla commissione incaricata dal Governo Terzi, che ha sancito la nota rimodulazione della rete consolare. Per questo, ha annunciato Micheloni, "presenteremo un disegno di legge di delega al Governo che si propone di intervenire nella Riforma del Mae sulla rete diplomatica secondo i criteri del Rapporto presentato da detta Commissione: il Rapporto viene tuttavia letto nella sua integrità".
Secondo Micheloni "si tratta di un problema di scelta di fondo: se le risorse sono queste come le usiamo? Con questo disegno di legge di delega che depositiamo oggi o domani, dimostriamo che è possibile lavorare diversamente con le stesse risorse. Il discorso è: – ha sottolineato ancora - meno diplomazia più servizi: l’Italia ha bisogno di servizi che possono essere offerti diversamente da come intende gestirli oggi il Mae". Questa la promessa del senatore: "ci confronteremo in Senato sulla questione".
In tema di voto all’estero Micheloni ha ammesso di non sapere "come andrà a finire", e ha confessato di intuire che "con le riforme costituzionali che si faranno in questa legislatura il voto all’estero ha poche possibilità di sopravvivenza".
Ribadendo la convinzione che alla base della volontà di eliminare il diritto di voto all’estero non vi sia soltanto una buona dose di provincialismo tutto italiano, ma soprattutto "una responsabilità nostra della vicenda, di chi ha gestito la questione, dei partiti politici che hanno visto nella circoscrizione estero solo seggi da assicurarsi ad ogni costo e con qualunque mezzo", il senatore ha ammonito: "se facciamo finta che queste cose non siano successe abbiamo poche possibilità di interloquire con il Governo e di far capire che questo non è un problema solo italiano".
Invocando "chiarezza", Micheloni si è rivolto quindi ai rappresentanti del Cgie presenti in platea, chiedendo di non continuare a chiudere gli occhi, ma di fare qualcosa per sanare il problema. "Se si toglie il collegio estero – ha sintetizzato - chi ci rimette non è l’emigrazione, ma questo Paese che, continuando con i suoi errori, taglia i rapporti con una fonte economica straordinaria".
Infine, un accenno al tema della cittadinanza, sul quale "abbiamo portato avanti un bel po’ di lavoro". Nello specifico "ci sono due cose da fare: essere chiari nelle richieste in materia di ius soli" e "mettere al centro delle questioni la possibilità di una cittadinanza europea materiale". (s.d.f.\aise)
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