(NoveColonne ATG) Roma - "Se il voto non
slitta, all' estero sarà il caos", aveva detto il deputato del Pdl
Guglielmo Picchi. "Una settimana non cambia molto", gli aveva
replicato Franco Narducci, Pd. Il voto estero, determinante per convincere il
Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, sollecitato dal ministro dell'
Interno Anna Maria Cancellieri, a ritenere più idoneo il 24 febbraio, era
caduto insieme alla legge di stabilità nel tira e molla sulla data del voto.
Il
rinvio è una necessità, secondo il Pdl. Bisogna andare al voto nei tempi
ritenuti più giusti dal Viminale, replicano dal Pd bollando comunque come
"strumentale" la richiesta avanzata dal settore elettorale del Pdl,
secondo cui la data del 17 febbraio avrebbe comportato seri problemi ad oltre 4
milioni di cittadini italiani all' estero: "Potrebbero non vedersi
recapitare in tempo utile i plichi contenenti le schede elettorali", aveva
denunciato una nota. Tutta colpa di quel complesso lavoro di
"bonifica" degli elenchi affidata ai consolati esteri, che consiste
nel verificare, prima di recapitare i plichi con le schede elettorali agli aventi
diritto, la corrispondenza tra le liste degli elettori delle sedi consolari e
quelle dell' Aire, l' Anagrafe degli italiani residenti all' estero gestita dai
Comuni e che ha il suo "cervellone" presso il ministero dell'
Interno. Ad oggi, secondo quanto riferito mercoledì alla Commissione Esteri
della Camera da Cristina Ravaglia, direttore generale per gli italiani all'
estero del Mae, il cosiddetto allineamento fra gli elenchi del Viminale e
quelli della Farnesina è pari al 91%. Un dato più che soddisfacente per il
vicepresidente della Commissione Esteri Franco Narducci, deputato del Pd eletto
in Europa: "I problemi ci saranno sempre", perché nascono anche dalle
mancate comunicazioni relativi ai cambi di indirizzo da parte degli elettori,
ma "rispetto al 2006 è già un grande successo". "L' allarmismo -
notava Narducci - può essere giustificato semmai dal fatto che gli organici dei
consolati sono estremamente ridotti rispetto al 2008, anche se Ravaglia ci ha
garantito che per il voto si stanno organizzando risorse umane
aggiuntive". Tuttavia, è chiaro che la preoccupazione del Pdl, dice
Narducci, era "strumentale alla richiesta che fa in Italia, finalizzata ad
allungare la propria campagna elettorale", ma certo non relativa ai
problemi di anagrafe, di allineamento o di iscrizione all' Aire. La
preoccupazione di Narducci è se mai un' altra: "Se si ripetessero i brogli
che ci sono stati nel 2008 significherebbe condannare definitivamente il voto
all' estero e nella prossima legislatura, nel quadro complessivo del riordino
dell' architettura parlamentare, sicuramente tornerebbe all' attacco chi non lo
ha mai digerito". Anche a Laura Garavini la richiesta avanzata dal Pdl non
è andata giù: "È giusto che si vada al voto nei tempi più stretti
possibili indicati dal presidente della Repubblica, ma, politicamente parlando,
le speculazioni sul voto all' estero sono state utilizzate da un partito che
prima ha tolto la fiducia al governo, provocando la fine anticipata della
legislatura, e poi, perché è in evidente difficoltà, si è aggrappato a tutto
pur di rinviare il voto".
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