LUNEDÌ 13 FEBBRAIO 2012 19:29
ROMA\ aise\ - "L'Italia e la Germania possono tornare a fornire un contributo importante all'unificazione dell'Europa, soprattutto quando si tratta di salvaguardare la nostra cultura, il nostro modo di vivere e il nostro benessere".
Queste le riflessioni che il Ministro degli Esteri Giulio Terzi e il ministro tedesco per l'Educazione e la Ricerca, Annette Schavan, affidano alle pagine del quotidiano romano "Il Messaggero", che le pubblica oggi, primo giorno della visita ufficiale in Italia del presidente tedesco Wulff.
"In Europa e grazie all'Europa, - proseguono i due Ministri – Italia e Germania hanno potuto rafforzare le loro relazioni in modo pacifico e amichevole come mai accaduto prima. E a questa tradizione che possiamo e dobbiamo riallacciarci soprattutto oggi, per lasciare alle nostre spalle incomprensioni, polemiche, stereotipi.
Dopo la caduta del muro di Berlino, all'inizio degli anni '90, tanto la Germania quanto l'Italia hanno assistito a profonde trasformazioni sociali, che impongono anche un adeguamento dei rispettivi sistemi educativi e formativi. Se una società si dà delle priorità e promuove sia la realizzazione del singolo che complessivamente il progresso, dimostra la sua capacità di affrontare il futuro. Nel nostro mondo effimero, sottostanno a un severo diktat del tempo non solo i processi politici, ma anche quelli economici e scientifici.
Tuttavia, se passiamo in rassegna gli argomenti oggetto oggi di discussione in Europa, le questioni che ci impegnano, allora risulta opportuno intensificare e approfondire il dialogo europeo e consultarci su vie, strategie e soluzioni di maggiore sostenibilità rispetto a non pochi elementi facenti oggi parte della realtà europea. Dopo questa fase difficile dove l'attenzione si è necessariamente polarizzata sulle questioni della disciplina di bilancio, dobbiamo chiederci cosa sia importante per le prossime generazioni e cosa possa significare per loro l'Europa. La generazione prima di noi ha conosciuto un'Europa che le ha sottratto anni di vita: una generazione che ha assistito a guerra, sofferenze e incredibili distruzioni. La generazione successiva è parte di una storia di benessere in Europa mai esistita prima. Una storia di benessere senza pari che ha facilitato e migliorato la vita nella maggior parte delle regioni. Se vogliamo salvaguardare e incentivare questo sviluppo culturale, sociale ed economico, allora dobbiamo andare oltre le questioni di attualità politica e istaurare un dialogo sul futuro dell'Europa.
I Presidenti Napolitano e Wulff, che tornano in questi giorni a incontrarsi, hanno dato un esempio significativo delle potenzialità di tale dialogo, in occasione del loro colloquio con un gruppo di giovani italiani e tedeschi, svoltosi l'8 luglio del 2011 a Villa Vigoni, il centro culturale che da oltre 25 anni arricchisce la cooperazione culturale e il dialogo fra Italia e Germania a livello di società civile. La difesa delle basi culturali dell'Europa è anche una questione di ordine economico e il concetto di benessere e di crescita ha una sua dimensione culturale. Un dialogo sul futuro non può limitarsi al campo economico, finanziario o tecnologico, ma deve tener conto delle ragioni più profonde del nostro comune progetto europeo.
Quanto più riduttivi sono i nostri concetti, quanto più monosillabici diventiamo nella nostra retorica politica, tanti più perdenti generano le società moderne. In tante regioni del mondo la scienza funge da diplomazia della fiducia e spesso la scienza attiva la sua cooperazione andando oltre le frontiere dell'Europa e rispecchia così anche il nostro nuovo ordine multipolare del mondo, in cui i confini sono divenuti meno rilevanti, molto più facilmente superabili.
A loro volta, i grandi flussi migratori ci pongono dinanzi a grandi sfide e tra i maggiori obiettivi della politica nazionale ed europea si annoverano così una politica scientifica estera a favore dei processi democratici e una politica integrativa imperniata sui valori.
Mai come oggi abbiamo bisogno, ad esempio, di una politica per l'Africa che si incentri maggiormente sulla formazione e la qualificazione professionale, nonché sulla cooperazione in educazione e ricerca, se consideriamo queste giovani società in cui oltre il 50% della popolazione ha un'età inferiore ai 18 anni. Il nostro continente dovrebbe unire le sue forze e capire la frase che un Papa del XX secolo, Paolo VI, ha pronunciato 50 anni fa a proposito del progresso umano: "Lo sviluppo è il nuovo nome della pace".
Con l'ausilio di quanto raggiunto nell'Unione Europea in termini di stabilità politica, sviluppo culturale, benessere e prosperità, dobbiamo istaurare un dialogo sul futuro che si interpelli sugli obiettivi da potenziare. Per l'Europa l'immigrazione rappresenta in primo luogo un messaggio positivo, ma anche una grande sfida che possiamo fronteggiare solo se noi adesso, dopo l'unione monetaria, ci incamminiamo verso un'unione politica, dando una risposta più risoluta e coraggiosa che in passato a chi ci interroga sui contenuti della politica comune.
L'Europa è stata in grado di continuare ad evolversi, lottando quando si presentavano contrasti. Il dialogo sul futuro significa quindi per noi rapportare le esperienze maturate negli ultimi decenni, se non secoli, alle sfide attuali nelle nostre società, a quello a cui andiamo incontro nei prossimi anni in Europa, un continente che invecchia e non è sempre innovativo. Se discutiamo di nuove tecnologie, spesso ci limitiamo a parlare di rischi. La discussione sulle chance di queste tecnologie si svolge altrove. Un continente che proprio ora non deve affrontare solo il problema dell'eccessivo indebitamento delle finanze pubbliche, bensì anche la trasformazione demografica e geopolitica, che potrebbe mettere a ancora più dura prova il nostro benessere e la pace sociale.
In politica consideriamo nostro compito prioritario fare tutto il possibile per le generazioni future, al fine di potenziare in Europa la cooperazione, la mobilità e la libera circolazione. Alcune basi sono già state poste, altre verranno aggiunte.
L'approfondimento dello Spazio europeo dell'istruzione, dello Spazio europeo dell'educazione superiore, della competitività dell'Europa in ricerca e innovazione - questi sono fattori che offrono ai giovani di oggi opportunità eccezionali; vedere l'Europa non solo come grande passatempo, bensì concepirla come uno spazio educativo il cui grande concetto storico di università è unico. Per il bene delle generazioni a venire, il nostro dialogo sul futuro deve farsi che le nostre tradizioni e le nostre radici non vengano dimenticate e che il processo di evoluzione della grande idea europea venga proiettato nel XXI secolo e si riempia di vita.
La costruzione di una società europea forte e coesa non può nemmeno prescindere da una comune cultura della memoria, che comprenda anche le pagine più oscure del nostro passato. Al riguardo, Italia e Germania hanno dimostrato, anche nel contenzioso davanti alla Corte Internazionale di Giustizia, di saper affrontare, con reciproco rispetto ed amicizia, tutti gli aspetti che derivano dalle dolorose vicende della Seconda Guerra Mondiale. Per affrontare le sfide del futuro, l'Europa ha bisogno certamente di conoscenze e competenze, ma anche di una forte consapevolezza del proprio passato. Italia e Germania, attraverso Villa Vigoni, vogliono offrire una piattaforma ideale per riflessioni sul futuro dell'Europa per le generazioni a venire". (aise)
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