Dalla Turchia alla Danimarca, passando per l'Italia. Una rete molto articolata di trafficanti di esseri umani si era sviluppata in Europa, un fenomeno che aveva investito diversi paesi e in particolare l'Italia, come terra sia di destinazione sia di transito. Con l'operazione Ropax la sezione Antimafia ha portato alla luce l'esistenza di un'organizzazione criminale che da tempo gestiva la tratta di migranti, soprattutto pachistani, iracheni e afghani.
Le indagini sono partite più di un anno fa, dopo la scoperta di un container pieno di immigrati irregolari nel porto di Ravenna e hanno consentito, la settimana scorsa, decine di arresti in tutto il paese. I migranti pagavano dai 5mila ai 15mila euro ciascuno per partire dalla Turchia e dalla Grecia e per arrivare sulla costa adriatica, spesso in condizioni pericolose, per poi essere smistati e destinati anche in altri paesi come la Germania, la Svizzera, la Danimarca, l'Austria, la Francia e il Belgio. Quello della tratta è un fenomeno sempre più preoccupante e di dimensioni planetarie, legato alle più gravi violazioni dei diritti umani. È il lato oscuro dei grandi flussi migratori contemporanei: dall'Africa e dal Medio Oriente e verso l'Europa, dall'America Latina e Centrale verso gli Stati Uniti, dal Sudest asiatico verso i paesi del Golfo. Nei giorni scorsi, la Commissaria europea agli Interni, Cecilia Malstrom, ha dichiarato: “Non è accettabile che oggi in Europa ancora esista questo tipo di schiavitù, dobbiamo fare tutto il possibile per fermare i responsabili di questi crimini”. Malstrom ha ricordato che all'inizio dell'anno l'Unione Europea ha adottato la Direttiva Antitraffico, con una definizione comune del reato, l'armonizzazione delle norme dei diversi paesi e l'inasprimento delle pene per i colpevoli, aumentando le tutele per le vittime. Inoltre, è in corso un'azione specifica per favorire il coordinamento delle politiche di contrasto. Secondo le stime dell'ILO, nel mondo ci sono almeno 2,4 milioni di vittime di traffico, mentre le condanne per questi reati ammontano solo a poche migliaia. Inoltre, la maggior parte delle vittime resta sconosciuta, pertanto non può contare su alcuna forma di giustizia, né di risarcimento. Nonostante le norme e le politiche applicate dai singoli paesi, la tratta continua a generare profitti per oltre 32 miliardi di dollari ogni anno. Le vittime sono quasi sempre persone che lasciano il proprio paese con la speranza di trovare condizioni di lavoro e di vita migliori, oppure persone costrette a fuggire da conflitti e da violenze, che avrebbero tutto il diritto alla protezione internazionale. In molti casi si tratta di donne e di minori, attirati da promesse di lavoro domestico e destinati invece a sfruttamento e abusi, quasi sempre sessuali. L'ILO offre i principali strumenti giuridici internazionali, come la Convezione contro il Lavoro Forzato, le Convenzioni per la tutela dei lavoratori migranti e la Convenzione contro il Lavoro Minorile. Da sempre, però, l'Organizzazione è impegnata anche nel tentativo di rimuovere le cause del traffico. I fattori che facilitano questo sfruttamento sono soprattutto il sottosviluppo e la povertà endemica, la mancanza di occupazione e di tutele sociali, così come l'inefficienza delle politiche per la migrazione economica regolare. Tutti elementi inaspriti ed esasperati dalla crisi economica che ha avuto l'impatto maggiore nei paesi più poveri. Pertanto, oltre al potenziamento delle ispezioni e del coordinamento antitraffico tra le istituzioni, tra i governi, i sindacati e le imprese, è su questi fattori, sulla radice del fenomeno che oggi più che mai bisognerebbe intervenire. Fonte Lavoro Dignitoso
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