(NoveColonne ATG) Roma - Basta! Andate via! Ve ne dovete andare, le aziende stanno fallendo!”. Così il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli è stato duramente contestato con fischi e grida da alcuni presenti all’assemblea dell’Ance (Associazione nazionale costruttori edili), mentre interveniva sul palco. Il ministro è stato costretto a sospendere il suo intervento, per poi riprenderlo. Matteoli ha replicato alle contestazioni affermando:
“Molte imprese sono in grande difficoltà, capisco perfettamente lo stato d’animo. Gli imprenditori hanno tutta la mia comprensione”. Nel corso della sua relazione, il presidente dell’Ance Paolo Buzzetti ha espresso forti critiche all’indirizzo del decreto per lo sviluppo allo studio del governo: “L’assunto che sia possibile un’infrastrutturazione generica di sviluppo a costo zero o è una chimera o è una presa in giro” afferma Buzzetti, aggiungendo: “Non possiamo responsabilmente accettare che in uno scenario di crisi, come quello descritto, le poche risorse disponibili vadano a concentrarsi su poche grandi opere, e dimezzino i programmi di interventi che offrirebbero risposte diffuse e una boccata d’ossigeno a molte imprese”. Secondo il presidente dell’Ance si devono “spendere una parte di quei 5 miliardi di bilancio per il 2012 per gli interventi di manutenzione e di messa in sicurezza del territorio”. Alle considerazioni di Buzzetti, Matteoli risponde così: “Le risorse sono indirette ma sono sempre risorse” ha affermato il ministro, spiegando che “soldi non ce ne sono” e che il finanziamento “avverrà attraverso la defiscalizzazione”. Riguardo alle contestazioni ricevute da Matteoli, il sindaco di Roma Gianni Alemanno prova a minimizzare: “Erano solo in cinque. La gran parte della gente è rimasta in sala e lo ha ascoltato con rispetto”. Secondo il vicepresidente di Fli, Italo Bocchino, “le contestazioni dei costruttori al governo all’assemblea dell’Ance si aggiungono alla netta presa di distanza avvenuta nei giorni scorsi da parte di Confindustria e della Cei. È ormai evidente che il Pdl ha rotto definitivamente con il suo blocco sociale di riferimento. Questo dato inequivocabile dovrebbe far comprendere a Berlusconi che si è conclusa una fase politica e che il Paese ha bisogno di tornare alle urne o di avere un governo di larghe intese per la ricostruzione nazionale”.
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