15 ott 2011

PLENARIA CGIE/ LEGGE DI STABILITÀ E RISORSE ALLOCATE: I CONSIGLIERI CHIEDONO MAGGIORE CHIAREZZA

GIOVEDÌ 13 OTTOBRE 2011 20:15
ROMA\ aise\ - Voglia di chiarezza, di protesta, di continuare nonostante tutto e tanta consapevolezza che si è ad una svolta, che ciò che c’era prima non c’è più e che per questo bisogna cambiare. Tutti ingredienti e sentimenti che hanno animato la sessione pomeridiana alla II giornata di lavori del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero, riunito da ieri a Roma, presso la sede del Ministero degli Affari Esteri.
Ad animare le discussioni del dibattito di oggi pomeriggio il tema delle risorse finanziarie per i prossimi anni ed i capitoli di spesa destinati agli italiani all’estero.


Il nocciolo della questione è stato messo subito sul tavolo dal consigliere Andrea Amaro, che, partendo da quanto anticipato dal sottosegretario agli Esteri, Alfredo Mantica ("in discussione in parlamento è una proposta per tagli al Mae la cui entità si aggira per il 2012 sui 206 milioni di euro"), ha parlato di "una riduzione consistente che inciderà sul capitolo Italiani nel Mondo grossomodo tra il 15 e il 20 per cento del bilancio totale".

Riduzione che, ha precisato il consigliere "tuttavia non è stata ancora discussa dal Parlamento, non è stata spalmata sui diversi capitoli di spesa. Quindi da parte nostra possiamo solo immaginare che i tagli saranno più incisivi sulle spese più riducibili, mentre non verranno toccati i capitoli prioritari, anche se – ha fatto sapere – voci di corridoio riferiscono che sono in corso ulteriori ritocchi, di cui però non abbiamo i dettagli".

Quella portata avanti oggi pomeriggio è stata dunque "una discussione preoccupata per l’entità del taglio e per le voci che circolano", ma senza numeri alla mano. Nulla di concreto su cui basarsi, solo la certezza che dei 200 milioni e rotti annunciati, 1.800.000 euro è la cifra che sarà tagliata al Ministero.

Ha aperto il dibattito Norberto Lombardi con l’interrogativo: "sarebbe una proposta poi così pazza chiedere che il Cdp collabori con le autorità del Mae per attuare tagli mirati, studiando necessità e specificità? Non è possibile che il Cgie collabori?". Lombardi si è detto preoccupato perché "di fronte alla prospettiva di ulteriori tagli non facciamo altro che prenderne atto. Dobbiamo invece cominciare ad aprire un capitolo di riflessione innovativo, per capire come agire, a prescindere dallo Stato italiano".

Finito il tempo delle illusioni, è giunto il momento di "lottare, contestare euro per euro", "ma offrire anche una prospettiva e costruire forme associative autonome, anche all’estero", creando ad esempio fondazioni che sopravvivono di certo non grazie ai contributi.

L’affermazione "gli italiani nel mondo sono una risorsa" non deve restare un’affermazione retorica ma lo spunto per "un’azione concreta sul campo". Necessarie a questo punto, da parte del Cgie, "proposte innovative, da consegnare anche agli eletti all’estero di ogni orientamento politico, perché siano tradotti in elementi di riflessione e proposte".

Da più parti si è levata la richiesta di una maggiore chiarezza. Tommaso Conte ha chiesto che "entro domani si sappiano quanto meno i numeri inerenti i Comites. Ci sono impegni, come affitti e contratti di lavoro, la cui responsabilità, qualora non rispettati – ha sottolineato – ricade in prima persona da chi opera oggi a livello volontaristico. Per questo bisogna capire le entità dei tagli, per bloccare spese che non si possono sostenere. Si è vociferato di un taglio del 30 per cento ai Comites, da 14mila euro di fondi si arriverebbe a 10mila: in Germania con questa cifra non ci si fa nulla, si coprono a stento i costi di luce e affitto". Attenzione poi agli enti gestori. "Le persone assunte – ha ricordato il consigliere - sono insegnanti. Cosa succederà loro l’anno prossimo? Bisogna informare queste persone su come devono comportarsi, dire loro se saranno licenziate, per far sì che possano organizzarsi. Sono questioni – per Conte - che non possono restare per aria, sono cose da capire adesso".

Sulla stessa linea le osservazioni di Dino Nardi che ha portato l’esempio della Svizzera dove la "la situazione è aggravata dal cambio dell’euro con il franco svizzero: i finanziamenti al cambio hanno perso il 30 per cento del valore. I Comites debbono pertanto sapere su quali risorse possono contare".

"Chiarezza": un leit-motiv anche nell’intervento di Fernando Marzo. "Chiediamo all’amministrazione di quantificare e di osare farlo, precisando come dove e quando. È chi opera sul territorio a rischiare: alcuni enti gestori hanno chiuso, altri hanno applicato dei tagli, altri ancora non sanno quanto mancherà dai contributi a partire dal prossimo esercizio finanziario".

Su questo fronte si è mosso ancora il consigliere Rizzola ("In Canada a causa del ritardo con cui i Comites ricevono le dotazioni, si è ricorso alle coperture di credito delle banche. E con le banche non si scherza") .

Le risposte a questi interrogativi sono state chieste al direttore generale Carla Zuppetti, le cui parole però non hanno soddisfatto la platea. "La situazione non è al momento conosciuta – ha esordito - per cui io non posso darvi uno schema dei capitoli di spesa o l’assegnazione dei fondi disponibili".

Ricordando "il cosiddetto Decreto di assegnazione" fatto a suo tempo "con un articolo innovativo che sanciva che qualora si fossero rese disponibili somme accantonate sarebbe stato possibile fare un mandato di pagamento aggiuntivo agli enti interessati alla norma", il direttore generale ha spiegato che "tutto ciò non è avvenuto" e "che il taglio è stato consolidato" trasformandosi "in un taglio lineare".

Detto ciò, ha proseguito Zuppetti "per il 2012 non sono in condizione di scrivere cifre perché potrebbero essere cambiate: non c’è più l’accantonamento ed i 206 milioni costituiscono una cifra molto consistente rispetto al bilancio. È stata fatta un’analisi ma non è ancora finalizzata", analisi "che potrebbe portare a cifre pari a 40, 45, 30, 25". Si tratta di una "situazione magmatica – ha precisato il direttore generale - che sarà stigmatizzata in questi giorni" e che non permette di fornire dati ultimi e certi. Dati che "chiamati appunto previsioni" ha ricordato Zuppetti "possono comunque cambiare in sede di approvazione di bilancio".

Il dibattito è proseguito a questo punto con toni più accesi. Per Michele Schiavone "da parte di alcuni di noi c’è un atteggiamento di abbassamento della guardia, come se inesorabilmente i tagli debbano essere accettati nelle forme e nelle entità che ci vengono proposti. Chi lavora con questi numeri – ha detto - può trovare le risorse necessarie per far funzionare il Mae con tagli su altre voci. Non è possibile che i tagli debbano interessare sempre gli italiani estero. Chiediamo un’audizione per renderci complici delle decisioni, che non dobbiamo solo subire".

Da qui, per Mauro Montanari "è necessario fare una protesta chiara e forte: il Cgie deve esprimersi chiaramente contro questa azione". La proposta avanzata dal consigliere è la "riduzione delle indennità per diplomatici".

A trarre le fila dei vari interventi ci ha pensato il segretario generale Elio Carozza. "La situazione del 2012 è brutta, - ha detto - il 2013 andrà peggio e il 2014 ancora peggio. Nessuno di noi può accettare questo. Abbiamo detto che tutto ciò è il frutto di tagli lineari che creano ingiustizie. Ma questo è il dato di fatto. Dobbiamo fare una pressione in più e concertare con la direzione generale per vedere se all’interno dei capitoli di spesa esista la possibilità di mettersi d’accordo su come operare nei prossimi tre anni. Il tutto però si risolve comunque nel mettere una pezza su una situazione drammatica".

"Ciò che non possiamo non fare – ha poi aggiunto - è uscire da questa assemblea con le idee più chiare ed informare chi c’è fuori. I tagli non interesseranno solo Comites ed enti gestori, ma anche il Cgie. Ma noto con piacere che nessuno ha detto di volersi dimettere". "Ci siamo fatti coraggio gli uni con gli altri – ha esortato il segretario generale - trasmettendo questa positività anche ai Comites. A novembre come Cgie dovremo chiarire come spendere i soldi che ci verranno dati", soldi che non permetteranno i tenori precedenti. Per questo "dobbiamo trovare le modalità per continuare anche l’anno prossimo".

La proposta di Carozza è stata allora quella di creare "un gruppo di lavoro interno che possa proporre idee all’assemblea nei prossimi giorni, immaginando un certo tipo di percorso da fare insieme, spiegando quali sono le modalità, come possiamo garantire la nostra rappresentatività sapendo che non è più come ieri. Bisogna rimboccarsi le maniche e andare avanti, ma dobbiamo allenarci e scoprire nuove forme proponendole a Comites e Enti Gestori".

"Siamo soli e da soli dobbiamo ripartire – ha concluso - con la conoscenza di un bagaglio che abbiamo alle spalle. Dobbiamo creare un gruppo di lavoro, affiancandolo alla protesta: considerata la situazione politica non so chi ci ascolterà, per questo dobbiamo prepararci a vivere con le risorse allocate". Sì alla protesta dunque, ma in primis l’azione. (stefania del ferraro\aise)

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ROMA\ aise\ - Voglia di chiarezza, di protesta, di continuare nonostante tutto e tanta consapevolezza che si è ad una svolta, che ciò che c’era prima non c’è più e che per questo bisogna cambiare. Tutti ingredienti e sentimenti che hanno animato la sessione pomeridiana alla II giornata di lavori del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero, riunito da ieri a Roma, presso la sede del Ministero degli Affari esteri.

Ad animare le discussioni del dibattito di oggi pomeriggio il tema delle risorse finanziarie per i prossimi anni ed i capitoli di spesa destinati agli italiani all’estero.

Il nocciolo della questione è stato messo subito sul tavolo dal consigliere Andrea Amaro, che, partendo da quanto anticipato dal sottosegretario agli Esteri, Alfredo Mantica: "in discussione in parlamento è una proposta per tagli al Mae la cui entità si aggira per il 2012 sui 206 milioni di euro", ha parlato di "una riduzione consistente che inciderà sul capitolo Italiani nel Mondo grossomodo tra il 15 e il 20 per cento del bilancio totale".

Riduzione che, ha precisato il consigliere "tuttavia non è stata ancora discussa dal Parlamento, non è stata spalmata sui diversi capitoli di spesa. Quindi da parte nostra possiamo solo immaginare che i tagli saranno più incisivi sulle spese più riducibili, mentre non verranno toccati i capitoli prioritari, anche se – ha fatto sapere – voci di corridoio riferiscono che sono in corso ulteriori ritocchi, di cui però non abbiamo i dettagli".

Quella portata avanti oggi pomeriggio è stata dunque "una discussione preoccupata per l’entità del taglio e per le voci che circolano", ma senza numeri alla mano. Nulla di concreto su cui basarsi, solo la certezza che dei 200 milioni e rotti annunciati, 1.800.000 euro è la cifra che sarà tagliata al Ministero.

Ha aperto il dibattito Norberto Lombardi con l’interrogativo: "sarebbe una proposta poi così pazza chiedere che il Cdp collabori con le autorità del Mae per attuare tagli mirati, studiando necessità e specificità? Non è possibile che il Cgie collabori?". Lombardi si è detto preoccupato perché "di fronte alla prospettiva di ulteriori tagli non facciamo altro che prenderne atto. Dobbiamo invece cominciare ad aprire un capitolo di riflessione innovativo, per capire come agire, a prescindere dallo Stato italiano".

Finito il tempo delle illusioni, è giunto il momento di "lottare, contestare euro per euro", "ma offrire anche una prospettiva e costruire forme associative autonome, anche all’estero", creando ad esempio fondazioni che sopravvivono di certo non grazie ai contributi.

L’affermazione "gli italiani nel mondo sono una risorsa" non deve restare un’affermazione retorica ma lo spunto per "un’azione concreta sul campo". Necessarie a questo punto, da parte del Cgie, "proposte innovative, da consegnare anche agli eletti all’estero di ogni orientamento politico, perché siano tradotti in elementi di riflessione e proposte".

Da più parti si è levata la richiesta di una maggiore chiarezza. Tommaso Conte ha chiesto che "entro domani si sappiano quanto meno i numeri inerenti i Comites. Ci sono impegni, come affitti e contratti di lavoro, la cui responsabilità, qualora non rispettati – ha sottolineato – ricade in prima persona da chi opera oggi a livello volontaristico. Per questo bisogna capire le entità dei tagli, per bloccare spese che non si possono sostenere. Si è vociferato di un taglio del 30 per cento ai Comites, da 14mila euro di fondi si arriverebbe a 10mila: in Germania con questa cifra non ci si fa nulla, si coprono a stento i costi di luce e affitto". Attenzione poi agli enti gestori. "Le persone assunte – ha ricordato il consigliere - sono insegnanti. Cosa succederà loro l’anno prossimo? Bisogna informare queste persone su come devono comportarsi, dire loro se saranno licenziate, per far sì che possano organizzarsi. Sono questioni – per Conte - che non possono restare per aria, sono cose da capire adesso".

Sulla stessa linea le osservazioni di Dino Nardi che ha portato l’esempio della Svizzera dove la "la situazione è aggravata dal cambio dell’euro con il franco svizzero: i finanziamenti al cambio hanno perso il 30 per cento del valore. I Comites debbono pertanto sapere su quali risorse possono contare".

"Chiarezza": un leit-motiv anche nell’intervento di Fernando Marzo. "Chiediamo all’amministrazione di quantificare e di osare farlo, precisando come dove e quando. È chi opera sul territorio a rischiare: alcuni enti gestori hanno chiuso, altri hanno applicato dei tagli, altri ancora non sanno quanto mancherà dai contributi a partire dal prossimo esercizio finanziario".

Su questo fronte si è mosso ancora il consigliere Rizzola ("In Canada a causa del ritardo con cui i Comites ricevono le dotazioni, si è ricorso alle coperture di credito delle banche. E con le banche non si scherza") .

Le risposte a questi interrogativi sono state chieste al direttore generale Carla Zuppetti, le cui parole però non hanno soddisfatto la platea. "La situazione non è al momento conosciuta – ha esordito - per cui io non posso darvi uno schema dei capitoli di spesa o l’assegnazione dei fondi disponibili".

Ricordando "il cosiddetto Decreto di assegnazione" fatto a suo tempo "con un articolo innovativo che sanciva che qualora si fossero rese disponibili somme accantonate sarebbe stato possibile fare un mandato di pagamento aggiuntivo agli enti interessati alla norma", il direttore generale ha spiegato che "tutto ciò non è avvenuto" e "che il taglio è stato consolidato" trasformandosi "in un taglio lineare".

Detto ciò, ha proseguito Zuppetti "per il 2012 non sono in condizione di scrivere cifre perché potrebbero essere cambiate: non c’è più l’accantonamento ed i 206 milioni costituiscono una cifra molto consistente rispetto al bilancio. È stata fatta un’analisi ma non è ancora finalizzata", analisi "che potrebbe portare a cifre pari a 40, 45, 30, 25". Si tratta di una "situazione magmatica – ha precisato il direttore generale - che sarà stigmatizzata in questi giorni" e che non permette di fornire dati ultimi e certi. Dati che "chiamati appunto previsioni" ha ricordato Zuppetti "possono comunque cambiare in sede di approvazione di bilancio".

Il dibattito è proseguito a questo punto con toni più accesi. Per Michele Schiavone "da parte di alcuni di noi c’è un atteggiamento di abbassamento della guardia, come se inesorabilmente i tagli debbano essere accettati nelle forme e nelle entità che ci vengono proposti. Chi lavora con questi numeri – ha detto - può trovare le risorse necessarie per far funzionare il Mae con tagli su altre voci. Non è possibile che i tagli debbano interessare sempre gli italiani estero. Chiediamo un’audizione per renderci complici delle decisioni, che non dobbiamo solo subire".

Da qui, per Mauro Montanari "è necessario fare una protesta chiara e forte: il Cgie deve esprimersi chiaramente contro questa azione". La proposta avanzata dal consigliere è la "riduzione delle indennità per diplomatici".

A trarre le fila dei vari interventi ci ha pensato il segretario generale Elio Carozza. "La situazione del 2012 è brutta, - ha detto - il 2013 andrà peggio e il 2014 ancora peggio. Nessuno di noi può accettare questo. Abbiamo detto che tutto ciò è il frutto di tagli lineari che creano ingiustizie. Ma questo è il dato di fatto. Dobbiamo fare una pressione in più e concertare con la direzione generale per vedere se all’interno dei capitoli di spesa esista la possibilità di mettersi d’accordo su come operare nei prossimi tre anni. Il tutto però si risolve comunque nel mettere una pezza su una situazione drammatica".

"Ciò che non possiamo non fare – ha poi aggiunto - è uscire da questa assemblea con le idee più chiare ed informare chi c’è fuori. I tagli non interesseranno solo Comites ed enti gestori, ma anche il Cgie. Ma noto con piacere che nessuno ha detto di volersi dimettere". "Ci siamo fatti coraggio gli uni con gli altri – ha esortato il segretario generale - trasmettendo questa positività anche ai Comites. A novembre come Cgie dovremo chiarire come spendere i soldi che ci verranno dati", soldi che non permetteranno i tenori precedenti. Per questo "dobbiamo trovare le modalità per continuare anche l’anno prossimo".

La proposta di Carozza è stata allora quella di creare "un gruppo di lavoro interno che possa proporre idee all’assemblea nei prossimi giorni, immaginando un certo tipo di percorso da fare insieme, spiegando quali sono le modalità, come possiamo garantire la nostra rappresentatività sapendo che non è più come ieri. Bisogna rimboccarsi le maniche e andare avanti, ma dobbiamo allenarci e scoprire nuove forme proponendole a Comites e Enti Gestori".

"Siamo soli e da soli dobbiamo ripartire – ha concluso - con la conoscenza di un bagaglio che abbiamo alle spalle. Dobbiamo creare un gruppo di lavoro, affiancandolo alla protesta: considerata la situazione politica non so chi ci ascolterà, per questo dobbiamo prepararci a vivere con le risorse allocate". Sì alla protesta dunque, ma in primis l’azione. (stefania del ferraro\aise)



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