11 feb 2013

Governo Indiano: concessa autorizzazione a chiamare in giudizio l’Ambasciata d’Italia in New Delhi

Dopo Canada, Australia e Stati Uniti ora anche l'India nell'elenco delle aree geografiche teatro di contenziosi fra Farnesina e dipendenti
Giunge da Nuova Delhi la notizia sul via libera concesso dal Governo indiano a citare in giudizio la nostra Ambasciata per trattamenti discriminatori sul posto di lavoro denunciati dai dipendenti di nazionalità indiana in relazione al pagamento delle loro spettanze.

Il Governo indiano, dopo aver considerato la richiesta del legale dei dipendenti all'Alta Corte di Giustizia, ha ritenuto che ricorrano le condizioni per procedere contro la nostra Rappresentanza, ai sensi della sezione 86 del locale Codice di procedura civile.
La situazione di partenza presso le nostre Rappresentanze in India sarebbe, infatti, questa:
sei cittadino indiano? Ricevi un salario minimo, considerato insufficiente perfino dalle norme del Paese ospitante.
Il diritto fondamentale "uguale salario per uguale prestazione” sarebbe infranto clamorosamente con una motivazione che si scontra con uno dei principi fondamentali dei diritti dell’uomo: pari trattamento, indistintamente da nazionalità, razza e religione.
Nel frattempo è avvilente osservare come il Ministero degli Affari Esteri resti sordo agli appelli all’equità e al riconoscimento di diritti fondamentali lanciati dai propri lavoratori nei Cinque Continenti.
È incommensurabile il danno dell’immagine del nostro Paese additato ora anche dal Governo indiano quale potenziale violatore dei principi di eguaglianza.
Il via libera ad adire le vie legali è dato. Sará ora l'India ad impartire, in sede di giudizio, alla civilissima Italia una lezione di etica comportamentale nei confronti dei propri lavoratori?
Il Coordinamento Esteri della Confsal-Unsa confida in un accordo, che eviti la presenza della nostra Amministrazione dinanzi ad un Tribunale indiano.
Roma, 11 febbraio 2013
CONFSAL UNSA COORDINAMENTO ESTERI

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