(NoveColonne ATG) Roma - Uno sforzo paragonabile a quello fatto negli anni novanta per entrare nella moneta unica, che potrebbe costarci 46 miliardi l’anno e far tramontare ogni ipotesi di riduzione delle tasse. E’ questo lo scenario disegnato dalla Corte dei Conti nel suo annuale rapporto sul coordinamento della finanza pubblica presentato a Roma alla presenza, fra gli altri, del ministro dell’Economia Giulio Tremonti. Nel documento la magistratura contabile spiega che a causa della “grande recessione del 2008-2009” si è “verificata una perdita permanente di prodotto, calcolata, a fine 2010, in 140 miliardi e prevista crescere a 160 miliardi nel 2013”. “La fine della recessione economica - continua la Corte - non comporta il ritorno a una gestione ordinaria del bilancio pubblico, richiedendosi piuttosto sforzi anche maggiori di quelli finora accettati”. A questo punto i magistrati contabili mettono in evidenza le “implicazioni dell’inasprimento dei vincoli europei, e in particolare della nuova regola, assistita da apposita sanzione di tipo praticamente automatico, secondo la quale i Paesi che registrano un rapporto fra debito pubblico e prodotto superiore al 60% dovranno ridurre lo scarto fra il dato effettivo e questo valore-soglia di un ventesimo all’anno (del 3 per cento all’anno, pari, oggi, a circa 46 miliardi nel caso dell’Italia)”. Stando all’ipotesi di una prosecuzione di tassi di crescita molto modesti i vincoli europei richiederanno quindi “un aggiustamento di dimensioni paragonabili a quello realizzato nella prima parte degli anni novanta, per l’ingresso nella moneta unica”. Uno sforzo di risanamento dei conti pubblici che, secondo la Corte, renderà “impraticabile qualsiasi riduzione della pressione fiscale, con la conseguente obbligata rinuncia a esercitare per questa via un’azione di stimolo sull’economia”. I magistrati contabili sottolineano per il 2010 “un’apprezzabile ripresa delle entrate tributarie, con una chiara inversione di tendenza rispetto agli andamenti del biennio precedente”, mentre sul fronte del recupero dell’evasione, pur riconoscendo i buoni risultati raggiunti negli ultimi anni, ribadiscono “le inaccettabili dimensioni della non compliance’’ (quanto i cittadini pagano spontaneamente le tasse, ndr). Una dimostrazione del fatto che “gli spazi da recuperare a tassazione sono ancora molto ampi’’ ma che accanto a “una decisa ed efficace attività di repressione” siano necessarie “misure ed azioni idonee a favorire il consolidamento di comportamenti di massa più corretti’’. Ma soprattutto la Corte dei Conti mette in evidenza una distorsione nella riduzione della spesa pubblica, che pure ha prodotto risultati “significativi”: i tagli hanno riguardato soprattutto la spesa in conto capitale e in maniera minore quella primaria. “Con un andamento sostanzialmente invariato delle spese per interessi - spiega la magistratura contabile - la crescita della spesa corrente primaria rallenta vistosamente, con un incremento nel 2010 dell’1,3% (contro il 4,2% del 2009)”, mentre “le spese in conto capitale, invece, si riducono di oltre il 18%”.
Nessun commento:
Posta un commento