27 mag 2011

STABILE L’OCCUPAZIONE FEMMINILE, PEGGIORA LA QUALITÀ DEL LAVORO

(NoveColonne ATG) Roma - Nel 2010 l’occupazione rimane stabile per le donne, ma peggiora la qualità del loro lavoro. È scesa l’occupazione qualificata, tecnica e operaia (-170 mila unità), ed è aumentata soprattutto quella non qualificata (+108 mila unità). Si tratta soprattutto di italiane impiegate nei servizi di pulizia a imprese ed enti e di collaboratrici domestiche e assistenti familiari straniere. Un secondo fattore di peggioramento è dato dalla crescita del part time (+104 mila unità rispetto a un anno prima), quasi interamente involontaria e concentrata nei comparti di attività tradizionali (commercio, ristorazione, servizi alle famiglie e alla persona) che presentano orari di lavoro poco adatti alla conciliazione con i tempi di vita. È quanto rileva l’Istat nel rapporto annuale sulla situazione del Paese. Permane inoltre tra le donne una maggiore diffusione del lavoro temporaneo: 14,3 per cento contro il 9,3 per cento degli uomini. Un terzo indicatore del peggioramento della qualità del lavoro femminile riguarda la crescita delle donne sovraistruite, ovvero quelle con un lavoro che richiede una qualifica più bassa rispetto a quella posseduta. Fra le laureate, il fenomeno della sovraistruzione interessa il 40 per cento delle occupate (31 per cento tra gli uomini) e abbraccia tutto il ciclo della vita lavorativa. Un ulteriore aspetto della qualità del lavoro concerne la disparità salariale di genere, che rimane notevole nel 2010. Infatti, la retribuzione netta mensile delle lavoratrici dipendenti è in media di 1.077 euro contro i 1.377 euro dei colleghi uomini, in termini relativi circa il 20 per cento in meno. Il divario si dimezza considerando i soli impieghi a tempo pieno (rispettivamente, 1.257 e 1.411 euro). La partecipazione delle donne al mercato del lavoro continua a essere molto più bassa in Italia rispetto al resto d’Europa. Nel 2010 il tasso di occupazione femminile si è attestato al 46,1 per cento, 12 punti percentuali in meno di quello medio europeo. L’indicatore è al 55,6 per cento per le madri (68,2 il corrispondente tasso europeo). Quando il minore ha un’età compresa tra i sei e i dodici anni il tasso di occupazione è pari rispettivamente al 55,8 e al 71,4 per cento. Resta notevole il divario sull’utilizzo del part time, nonostante la forte crescita registrata in Italia negli ultimi anni. Nel 2009 la quota di lavoratrici a tempo parziale (25-54 anni) oscilla fra il 21,6 per cento delle donne senza figli al 38,3 di quelle con tre o più figli; nell’Ue dal 20,9 al 45,9 per cento. Le distanze sono ancora più estese se il confronto è effettuato con Paesi Bassi, Germania e Regno Unito. Inoltre, la quota di donne italiane con part time involontario è più che doppia di quella dell’Ue (nel 2009, 42,7 contro 22,3 per cento).



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