Giovedì 21 Giugno 2012 12:34
ROMA\ aise\ - Prosegue in Senato il dibattito sulla riforma costituzionale della composizione del Parlamento e della forma di Governo.
Un dibattito ostico, che spesso si avvita su se stesso e diventa ovviamente politico più che tecnico, alla luce dell’emendamento Pdl sul semipresidenzialismo e all'accantonamento dell’articolo 1 votato ieri su richiesta della Lega Nord. Intanto si allunga la lista dei senatori che definiscono il testo uscito dalla Commissione Affari Costituzionali una "riformetta", se non anche "riformaccia" (Del Pennino, questa mattina).
La discussione generale è proseguita nel tardo pomeriggio di ieri, dopo il voto sul senatore Lusi, con l’illustrazione degli emendamenti riferiti all’articolo 2, quello, cioè, sulla composizione del Senato.
Anche in questo caso, Pastore (Pdl) ha presentato il suo che prevede l’eliminazione degli eletti all’estero di cui, ha tenuto a precisare il senatore, "ho la massima stima: però le vicende avvenute sono storicamente documentate e sono state sotto gli occhi di tutti. Vorrei anche aggiungere che non mi sfuggono le ragioni storiche ed attuali della necessità e dell'obbligo, anche di natura morale, di un'attenzione per i nostri cittadini italiani all'estero. Voglio ricordare, anche se lo faccio con un po' di difficoltà, che porto il nome del mio avo paterno che non mi ha conosciuto perché è morto emigrato negli Stati Uniti: quindi, chi più di me può avere questa sensibilità, soprattutto per quell'emigrazione di primo e secondo livello che si portava dietro sofferenze e difficoltà di ogni tipo? Anche il fatto di essere abruzzese – ha detto Pastore, replicando alle annotazioni del senatore Randazzo – non mi crea nessun imbarazzo nel sostenere quanto sto dichiarando, avendo tra l'altro sul territorio della mia Regione conoscenze, familiari, amici, parenti, clienti professionali ed elettori che hanno avuto o hanno indirettamente vicende collegate con la nostra emigrazione. Devo però confermare che mi riesce difficile individuare la funzione di questa rappresentanza - come dicevo all'inizio - anche anomala, nel senso che non è coordinata con la rappresentanza nazionale e comunque è anche parallela ad un altro tipo di rappresentanza, quella dei COMITES e del CGIE. Tali organi sono stati riformati quasi in concomitanza con le procedure per la circoscrizione Estero, ma in realtà non hanno funzionato, tant'è che la loro costituzione, che dovrebbe rinnovarsi nel 2009, è stata ormai prorogata e un decreto‑legge in questi giorni proroga l'elezione dei COMITES, se non erro al 2014. Quindi, - ha argomentato – c'è qualcosa nel meccanismo complessivo che non funziona. Credo che si possa individuare un sistema analogo a quello - per esempio - previsto sia nel testo di Commissione che nell'emendamento sul Senato federale. Mi riferisco ad una partecipazione nell'ambito del Senato avente una funzione di rappresentanza dei cittadini all'estero, che li collochi però anche in un ruolo e in una funzione ben determinata. È uno sforzo che dobbiamo fare. In caso contrario, credo che la vicenda non si concluderà certamente con un voto positivo o negativo secco, perché resterà sempre aperto questo problema, che giustamente ci affligge ed appassiona, a seconda dei punti di vista. Trovare una collocazione nell'ambito di una Camera dei deputati o di un Senato della Repubblica non è infatti molto facile".
Per Pastore, inoltre, "la riduzione del numero dei componenti soprattutto del Senato comporta che la rappresentanza dei senatori eletti all'estero, che prima era di uno per ogni ripartizione, a cui si aggiungevano due che venivano collocati a seconda dei voti espressi in due delle quattro ripartizioni, oggi è ridotta a quattro. Pertanto, ogni ripartizione, che abbraccia, rispettivamente, tutta l'Europa compresa la Russia; l'Africa, l'Oceania e l'Asia; l'America latina e l'America del Nord, quindi territori vastissimi, avrà un solo rappresentante. La nostra comunità all'estero, almeno per il Senato, avrà quindi necessariamente un solo rappresentante per un territorio di così vaste dimensioni. Politicamente si porrà, quindi, anche un problema di pluralismo in quelle realtà che, con rappresentanze ridotte, avranno difficoltà ad attuarsi concretamente. Penso che una fusione della rappresentanza, l'adozione di uno strumento endoparlamentare con numeri anche adeguati possa essere una soluzione. Ma quella che ha appassionato non solo il senatore Tremaglia, ma anche e in particolare il centrodestra nonché l'intero Parlamento nelle passate legislature, che ha portato alla istituzione della circoscrizione Estero e poi alla legge ordinaria di attuazione, potrebbe ritenersi una battaglia sbagliata, cosa – ha concluso – che noi non vorremmo si realizzasse".
Senatore eletto all’estero, Claudio Micheloni (Pd) ha voluto svolgere un breve intervento a sostegno dei suoi emendamenti: "il relatore Vizzini ha dato parere contrario ai tre emendamenti presentati all'articolo 1 per la Camera, che sono identici a quelli sull'articolo 2 per il Senato. Io mi permetto di chiedere al presidente Vizzini di valutare uno di essi, e in particolare l'emendamento 2.218", che prevede 5 senatori eletti all’estero, invece dei 4 previsti dalla riforma.
"Sono sei anni che sono componente di questo Senato ed oggi per la prima volta condivido una frase del collega Benedetti Valentini. Credo ricorderemo tutti la giornata odierna per tanti motivi. Oggi – ha detto ancora Micheloni – ho sentito varie volte dei brividi, soprattutto quando si è parlato della Costituzione. Stiamo parlando della nostra legge fondamentale e mi vengono i brividi quando sento in quale modo lo facciamo", ha aggiunto il senatore secondo cui "i nostri Padri costituenti si sono rivoltati nelle tombe diverse volte. Mi chiedo se non sia opportuno un atto di coraggio e umiltà che consiste nel limitarsi a ridurre il numero dei parlamentari, anche se questa è un'azione discutibile, una risposta va data, e a poco altro. Ma immaginare di superare il bicameralismo semplicemente perché non siamo capaci di far funzionare la nostra Camera, una sola Camera, mi sembra come buttare il bambino con l'acqua sporca".
Micheloni ha quindi ricordato che "il Paese che la Lega prende sempre ad esempio la Svizzera, ha un Senato federale, un Parlamento composto da deputati e un sistema bicamerale perfetto, ma funziona benissimo perché loro sanno far funzionare le cose. Questo è il tema e il problema. Noi invece avanziamo proposte che contemplano meccanismi assolutamente pazzeschi e che, se dovessero passare, porterebbero - secondo mese - alla paralisi del Parlamento".
Rivolto al senatore Vizzini, relatore del provvedimento, Micheloni lo ha sollecitato "a porre particolare attenzione su un emendamento con cui si propone di portare il numero dei senatori a 250 senza l'aggiunta dei rappresentanti della "riserva indiana", già compresi in tale numero, perché noi italiani all'estero ci consideriamo italiani di questa Repubblica, non un'appendice del Parlamento. Questo potrebbe semplificare anche la lettura di una riforma costituzionale. Dunque, in luogo di 254 senatori si propone che ve ne siano 250, compresi cinque senatori eletti all'estero".
"Una sola questione giusta ha sollevato il senatore Pastore, che mi dispiace abbia lasciato l'Aula subito dopo il suo intervento, ed è quella relativa alla previsione di attribuire un solo senatore per ripartizione. Ciò – ha concesso Micheloni – vorrebbe dire che la ripartizione Europa, che conta 2,5 milioni di elettori, avrebbe diritto ad un solo senatore esattamente come l'Oceania. Vi sarebbe una sproporzione. Con i cinque senatori a mio parere si potrebbe riequilibrare la situazione. È l'unica proposta seria che ho sentito, e non sto facendo della poesia. Mi dispiace che un membro della famiglia del collega Pastore sia morto negli Stati Uniti, ma molti di noi hanno perso dei familiari in altre parti del mondo. Non è questo il problema. Qui la poesia non c'entra niente. È interesse dell'Italia il rapporto che deve sviluppare, costruire con le sue comunità nel mondo. Come ho già detto nel corso della discussione generale, io mi prendo la parte di colpa che mi spetta come parlamentare della circoscrizione Estero. Probabilmente, non siamo stati capaci di dimostrare l'importanza che rivestiamo per l'Italia: ma ne verranno altri, non abbiate paura. Non resteremo qui per 50 legislature, ne arriveranno altri, e certamente fra di loro vi saranno persone più utili di quanto lo siamo stati noi per l'Italia. Vi chiedo di comprendere che ciò è importante per il nostro Paese".
"Bisogna smetterla – ha ribadito il senatore Pd – di scaricare sugli italiani all'estero tutti gli scandali che si sono susseguiti, perché tutti, assolutamente tutti, sono riconducibili e hanno le loro radici in Italia e non all'estero. Non c'è stato un solo caso. Mi dispiace sinceramente che il collega Pastore non sia più presente in Aula, perché noi abruzzesi in genere abbiamo lo stomaco robusto e riusciamo a digerire tutto: il senatore Pastore, invece, non ha digerito che il Governo Prodi sia stato sostenuto da quattro senatori della circoscrizione Estero, continuando ad affermare falsità. Infatti, si fa sempre riferimento al senatore Pallaro, al "pallarismo", ma non c'è stata una sola votazione in quei 20 mesi in cui il senatore Pallaro sia stato determinante per il Governo Prodi. Non è mai accaduto. Il Governo Prodi è stato sostenuto da quattro senatori eletti per sostenere il Governo Prodi: noi lo abbiamo fatto con onestà, correttezza e dignità fino alla fine. Posso capire che ciò non sia piaciuto alla parte avversa, ma il fatto che non si digerisca e si rimetta in discussione al momento dell'esame della nostra Carta fondamentale mi sembra un atto di totale irresponsabilità politica. Per questo motivo, oggi per me è una giornata da brividi: sono molto preoccupato che la riforma della Costituzione italiana venga discussa da una classe politica formata da giovani politici che hanno il futuro dietro di loro, ma non lo vogliono capire. È questa classe politica che oggi sta cercando di modificare la Costituzione per i nostri figli ed i nostri nipoti".
"Credo – ha ribadito – che un atto di umiltà farebbe bene a tutti, e continuo a sperare, per l'Italia, non per gli italiani all'estero, che gli emendamenti soppressivi vengano bocciati e che il presidente Vizzini possa riflettere se esprimere un parere favorevole su un emendamento che riduce ancora di quattro senatori (all'articolo 1 viene proposta una riduzione di otto parlamentari per la Camera dei deputati) e dà un numero compiuto, sottolineando il senso di appartenenza. Forse l'espressione "senso di appartenenza" qui suona strana, ma per noi italiani che viviamo nel mondo l'appartenenza ad una comunità nazionale ha importanza, perché noi prima ci siamo difesi, non voglio usare la parola "razzismo", diciamo da dichiarazioni, da politiche e da comportamenti xenofobi nei nostri confronti nei Paesi dove siamo andati, dove abbiamo fatto crescere le nostre famiglie e dove abbiamo lavorato per l'Italia; poi, quando torniamo in Italia, viviamo di frequente sul nostro territorio una simpatica xenofobia al rovescio. Ci si chiede cosa veniamo a fare in Italia. Io credo che con l'Italia noi abbiamo a che fare, che all'Italia abbiamo dato e continuiamo a dare. Allora, si deve uscire dalla poesia e capire che c'è un'utilità per il Paese, non per gli italiani all'estero, perché per l'Italia noi abbiamo dato tanto e continuiamo a dare, malgrado voi". (aise)
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