Il terzo „Festival der Philosophie“ si è chiuso con immagini di sale strapiene e idee e emozioni nuove, che necessitano tempi diversi da quelli di cose e eventi per essere visibili a tutti, ma arricchiscono fin d’ora la realtà.
Tema del Festival era la domanda: „di quanta ragione ha bisogno l’uomo?“ La risposta è venuta dalla Cenerentola delle discipline filosofiche, dall’Antropologia filosofica, che integra progressi e corregge i regressi delle scienze naturali e economiche/bancarie.
Annemarie Pieper esordisce con un discorso alla Menenio Agrippa „al femminile“ e arriva al messaggio centrale. Ex cattedra, con la dignità di un „papa“ di questa disciplina, esorta tutti, presenti e lontani a evitare i „terrorismi“ di una ragione parziale: della testa, del cuore o dei sensi (come il terrorismo del consumismo).
Hans Ulrich Gumbrecht (Stanford) mostra come esplosioni di una ragione intellettuale o artistica, avvengono al prezzo del sacrificio di altre dimensioni dell’uomo e come l’esperienza del „presente“ oggi è più estesa, che in passato. Anziani e giovani hanno una piattaforma di comunicazione comune, sia nel gusto artistico che nell’arte di vivere. Gumbrecht fa da ponte tra la cultura anglosassone ed quella dei paesi latini. Ci rivela l’ambiguità della frase di Goya: „il sonno della ragione produce mostri“. In spagnolo „sueno“ significa „sonno“ e anche „sogno“, „progetto“. Per Goya, quindi, un progetto di ragione, perseguito senza possibilità di revisione, è capace di generare mostri. Questa ambiguità, forse anche voluta dal Goya, ci dà atto della sua profondità intellettuale e artistica .
La ragione è un’ istanza interna all’uomo e se, passando dal piano individuale a quello sociale, la ergiamo a divinità, dobbiamo pensarla comprensiva della saggezza e della libertà.
I „veri“ filosofi, come dei profeti laici, indicano vie, mettono in guardia da pericoli per noi e per gli altri. Altro non possono e non devono.
Tomáš Sedláček parte dalla distinzione di homo oeconomicus e animal spirits per contestare la normatività dell’economia e ricondurre questa’ultima sotto il giudizio delle scienze umane, come nel periodo precedente a Adam Smith. E’ l’unica possibilità di sopravvivenza che ci rimane. Se la somma delle felicità individuali non porta al bene comune, deve nascere la coscienza di un bene sociale superiore e la cura di esso.
Gli odierni scandali in politica sono la correzione democratica dei comportamenti di chi ricopre incarichi sociali e politici. Questi scandali garantiscono il funzionamento della „vera“ democrazia e della „vera“ economia, grazie alla distinzione delle responsabilità e delle norme di comportamento „per individui“ da una parte e rappresentanti della comunità dall’altra.
Se interpretiamo il Mondo come luogo selvaggio esterno a noi, di cui vogliamo conoscere le leggi interne senza esaminarne la moralità, al solo scopo di adeguarci e trarne vantaggi personali, siamo fuori strada, ci rendiamo colpevoli delle sue ingiustizie. Al funzionamento della „vera“ democrazia (che rispetta anche i lontani in termini di spazio e tempo) bisogna lavorare ogni giorno, „umanizzando“ le leggi imposte dall’alto.
La ricercatrice del comportamento animale, Dott.ssa Simone Pika dell’Istituto di Konrad Lorenz, ha affermato la tesi che gli animali siano capaci di pensiero e ragione, e il suo entusiamo ha contagiato il pubblico. La Stampa ha fatto rilevare che forse l’uomo stesso ricaverebbe maggiori attributi spirituali da un ricercatore di comportamenti animali che non da uno scienziato di scienze umane che si adegua ai dettati del mercato.
Christian Illies ha moderato nella Marktkirche la disputa sul ruolo della ragione nella religione e nell’ateismo. L’attenzione all’uomo, nella sua situazione concreta, qui ed oggi, si dimostra capace nella praxis a unire forze provenienti da convinzioni opposte. In questo senso viene rivalutato l’atteggiamento positivo nei confronti della vita e allo stesso dolore umano viene riconosciuta la qualità di intensità di vita.
Tutte le mostre: „Sulle ragioni del sì e del no“, sul „Bianco e il Nero“, sul „Sonno della ragione“, sui „Fiori come messaggeri anacronistici della ragione“ hanno dato forma e colore e un approccio sensibile ad un tema filosofico difficile. L’arte visiva come la musica, rallentando le nostre capacità intellettuali, esponendoci a emozioni crea in noi quel caos necessario a generare il Nuovo. E tutto questo senza un utile materiale immediato, sia che dia vita a idee, sia che arricchisca di senso il nostro quotidiano.
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