Mercoledì 30 Gennaio 2013 17:15
ROMA\ aise\ -
Un’ingiustizia da combattere a colpi di ricorso. Così l’Inas-Cisl
definisce in una nota la questione dei contributi silenti. Il caso, si
spiega, è esploso dopo le dichiarazioni del direttore generale
dell’Inps, Mauro Nori, che ha denunciato come, con le nuove norme che
regolano la previdenza, milioni di euro di contributi versati dai
lavoratori sono divenuti perfettamente inutili per accedere alla
pensione.
Il patronato Inas segue già da tempo "le
gravi conseguenze provocate da una serie di interpretazioni
ministeriali che cambiano le carte in tavola per moltissimi cittadini:
queste persone oggi si trovano a scegliere tra perdere del tutto quei
contributi o versarne altri se possibile, perché il ministero del
Lavoro, nonostante la legge non sia cambiata, ha deciso di ignorare le
problematiche di chi è incappato in regole previdenziali diverse da
quelle con cui pensava di fare i conti".
Le più colpite sono le donne che hanno
versato 15 anni di contributi: in base alla riforma del 1993, questo
bastava ad ottenere la pensione mentre oggi di anni ne servono almeno
20.
"Il risultato – commentano gli esperti
del patronato – è una situazione ‘gratuitamente’ ingiusta contro cui
faremo ricorso fino all’ultimo grado di giudizio".
"Si è ottenuto soltanto un aggravio di
costi per lo Stato, che dovrà far fronte alle cause amministrative e
giudiziarie, mentre le misure adottate puntavano, con modalità
approssimative, al risparmio in termini di spesa pubblica", sottolinea
l’Inas Cisl.
Insomma, per l’Inas, "un bel pasticcio che ora il ministero del Lavoro dovrà assolutamente risolvere".
"Dovranno essere approntate al più
presto norme più flessibili, che consentano a ciascun lavoratore di
utilizzare in ogni caso tutto il patrimonio contributivo versato",
auspica il patronato.
Nel frattempo i cittadini potranno rivolgersi all’Inas Cisl per "farsi assistere nella tutela di un loro sacrosanto diritto". (aise)
Nessun commento:
Posta un commento