15 mag 2012

Governo Monti e crisi


Roma, 14 maggio 2012

Ciò che accomuna i conservatori europei, in questo momento, è la sconfitta elettorale. La sconfitta della CDU, dopo la vittoria di Hollande in Francia, mostra quanto sia duro il giudizio degli elettori tedeschi e francesi sull’azione Merkel-Sarkozy sia a livello nazionale che europeo. Il nostrano PDL, invece, pare voglia convincersi che la ragione del tracollo elettorale alle amministrative sia, in larga misura, il sostegno al Governo Monti. Il Governo Monti ha commesso degli errori, è vero. Ma i danni causati in tre anni di Governo Berlusconi sono arrivati a produrre effetti devastanti proprio nel momento in cui il nuovo esecutivo era chiamato a scelte drastiche, impopolari ma urgenti per non arrivare al default.

Monti prova a dirla tutta, ma deve fermarsi. Prova a dire che l’abolizione dell’ICI sulla prima casa è stato un errore a cui si è dovuto porre rimedio. Prova a dire che i tagli, mirati dall’esame attento della spesa, sono una soluzione mentre i tagli lineari sono un problema. Prova a dire che per avere ascolto in Europa occorre essere credibili. Prova a ricordare che avere una guida politica credibile, che abbiamo ritrovato, è condizione essenziale ma non sufficiente. Per avere ascolto, per far ripartire la crescita, in Italia e in Europa, occorre non solo avere impegni precisi ma anche fare le riforme. Ed occorre avere rispetto anche per i sacrifici degli altri. Se in Europa avessimo avuto maggiore peso e ascolto avremmo potuto fare di più e meglio anche per la Grecia. Avremmo potuto evitare che l’Europa mettesse in ginocchio la Grecia. Monti prova a raccontare questa vicenda. Non può dirla tutta perché il sostegno del PDL in Parlamento è essenziale per governare.
L’unica vera discussione, che il PDL non sta svolgendo, è quella sulle ragioni per cui in tre anni di Governo Berlusconi non si è fatto nulla per la crescita, non si è fatto nulla per rimodulare la spesa pubblica, cosa diversa dai tagli lineari, e soprattutto si è fatto nulla per contrastare l’evasione fiscale. In un Paese civile si deve poter distinguere tra un evasore, totale o parziale, e una vittima di circostanze economiche difficili. E gli strumenti di intervento devono essere diversi. In questi giorni in cui si argomentano tesi contrastanti sul futuro del Governo Monti, il Partito Democratico è nuovamente chiamato ad un esercizio di proposta politica, anche critica, ma con la coerenza che lo ha contraddistinto negli ultimi anni.
Spending review
Cominciano a trapelare notizie sull’andamento della spending review. Arrivano comunicati e prime prese di posizione, quasi azioni preventive. Un richiamo politico al Governo. Dobbiamo crederci nell’esame razionale della spesa e nei tagli ragionati. Non possiamo permetterci che una novità assoluta nella rimodulazione della spesa sia oggetto di veti incrociati o di premeditate azioni di disturbo. Il risultato deve avere massima trasparenza ed arrivare al confronto parlamentare senza filtri o mediazioni.
Esercizio in loco del diritto di voto
La novità non è avere la conferma che esiste un ampio fronte parlamentare ostile al voto all’estero – o quanto meno alla circoscrizione estero. Il dato era noto ed i parlamentari che hanno presentato o sottoscritto proposte di abrogazione della circoscrizione estero, in questa o in altre legislature, appartengono a tutti i gruppi parlamentari. Il dato preoccupante semmai, tra questi, è l’assenza di una proposta alternativa. Non potendo sostenere la tesi, anticostituzionale, che i cittadini residenti all’estero non possono votare, si limitano ad una previsione di future soluzioni tecniche che però non sono indicate, tantomeno allegate con leggi ordinarie. Forse pensano semplicemente di tornare alla condizione preesistente: esercizio del diritto rientrando in Italia in attesa che si faccia una legge ordinaria che non arriverà mai.
Ma il dato veramente più preoccupante in assoluto è il silenzio di chi è a favore dell’esercizio in loco del diritto di voto, inclusi i gruppi politico-parlamentari che sostengono il mantenimento della circoscrizione estero, anche se con la riduzione dei parlamentari eletti all’estero. Quest’assordante silenzio, rotto unicamente dalla presentazione di una proposta di riforma costituzionale senza paternità e sulla quale si è aperta una discussione che ne ha smentito subito i presupposti, è il dato politico sul quale riflettere. Personalmente torno a ripetere che superare il silenzio significa ribadire unicamente il dato veramente più importante: i cittadini italiani residenti all’estero debbono poter esercitare il diritto di voto, con o senza circoscrizione estero, ma anche in loco, senza dover rientrare in Italia e senza pericolosi nuovi vuoti normativi.
On. Marco Fedi


On. Marco FEDI
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