1 apr 2011

DAL 1990 AD OGGI IL RISPARMIO DEGLI ITALIANI SI E' RIDOTTO DEL 60%

(NoveColonne ATG) Roma - Dal 1990 ad oggi il risparmio complessivo delle famiglie italiane si è ridotto di circa 20 miliardi di euro e se all’inizio del periodo per ogni 100 euro di reddito se ne risparmiavano 23, oggi le famiglie riescono a metterne da parte meno di dieci indicando, quindi, una consistente riduzione della propensione al risparmio, praticamente più che dimezzata nell’arco di un ventennio; nello stesso periodo, con un reddito disponibile stagnante e sostanzialmente invariato dal 1990 al 2010, il risparmio annuo pro capite, in termini reali, si è ridotto di quasi il 60% (circa 4.000 euro nel 1990, 1.700 euro nel 2010); un terzo delle famiglie italiane ritiene l’investimento in immobili la principale forma di utilizzo - soprattutto a fini cautelativi - del surplus monetario: questi i principali risultati che emergono da un’analisi dell’Ufficio Studi Confcommercio sui risparmi delle famiglie italiane dal 1990 al 2010. Le decisioni di consumo e di risparmio dipendono da tanti fattori, di natura economica, sociale, demografica, culturale. Certamente il livello del reddito e la sua dinamica hanno un impatto sul livello del risparmio. Il livello monetario del risparmio è oggi inferiore a quello di venti anni fa di circa 20 miliardi di euro ed inoltre, - spiega la Confcommercio - il livello dei prezzi - come anche quello delle retribuzioni monetarie - è oggi più elevato del 50% rispetto all’inizio degli anni ’90, si comprende che la quantità di beni e servizi che si possono acquistare con il risparmio del 2010 è meno della metà di quanto si poteva acquistare con il risparmio del 1990. E non è una questione di livello di prezzi. La contrazione del risparmio - secondo l’Ufficio Studi della Confcommercio - dipende da due importanti cause: la prima, ben nota, riguarda la stagnazione del reddito disponibile. Se si dispone di minori risorse si consumerà meno e si risparmierà meno. La seconda riguarda l’età media della popolazione. Nel 2000 l’aspettativa di vita media degli italiani era pari a 40,9 anni per una popolazione di circa 57 milioni di persone. Nel 2007, la vita media attesa era di 41,15 anni, con una crescita di sei decimi di punto rispetto al 2000 e una popolazione di oltre 59 milioni. Tra il 2000 e il 2007 il risparmio effettivamente cresce ma la dimensione demografica non spiega la caduta del risparmio tra il 2009 e il 2010. La ragione di questa contrazione, purtroppo, è tutta dentro la prolungata riduzione del reddito disponibile delle famiglie. Rispetto a dieci o venti anni fa il Paese avrebbe bisogno di maggiore risparmio e invece le condizioni economiche non lo consentono. La gravità della stagnazione dei redditi nel periodo pre-recessione e la profondità della caduta dei redditi durante la recessione del biennio 2008-2009 si vedono meglio attraverso la lettura delle statistiche sul risparmio rispetto a quanto emerge dalle valutazioni sulle dinamiche dei consumi. La propensione al risparmio, cioè quanti euro vengono risparmiati mediamente dalla popolazione italiana per 100 euro di reddito disponibile (rapporto tra risparmio e reddito disponibile), è fortemente decrescente e sostanzialmente si dimezza dal 1990 a oggi, passando dal 23% a meno del 10%. Da una parte questo dato può essere considerato negativamente. Il minore tasso di risparmio necessariamente implica minori investimenti. D’altra parte, è opportuno sottolineare anche le valenze positive di questo fenomeno. Intanto, le famiglie hanno palesato grande vitalità e forza di reazione nei confronti della prolungata stagnazione economica. Hanno aumentato la propensione al consumo per non comprimere, per quanto possibile, i consumi, che sono l’indicatore più prossimo a un ideale parametro di benessere materiale. La riduzione dei consumi reali pro capite è stata comunque rilevante, ma molto inferiore a quella subita dal reddito disponibile e, soprattutto, a quella patita dal risparmio.

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