Martedì 12 Aprile 2011 15:35
TOKYO\ aise\ - In base al rapporto congiunto delle due agenzie nazionali giapponesi per la sicurezza nucleare, per la centrale di Fukushima la NSC ha "provvisoriamente" proposto l'innalzamento del livello della scala INES (scala internazionale degli eventi nucleari e radiologici) al livello 7, cioè il livello massimo della scala, corrispondente a quello assegnato all'incidente di Chernobyl.
Il dato, più che preoccupante, è confermato anche l’Ambasciata italiana a Tokyo nel consueto aggiornamento della situazione, diramato a beneficio dei connazionali ancora residenti nel Paese.
Nella nota, l’ambasciata precisa che "questa proposta di revisione del livello INES non è conseguenza né di un deterioramento della situazione attuale ai reattori di Fukushima-I, né di un aumento dei livelli di radioattività, né di una revisione dei valori finora registrati, ma rappresenta invece una stima quantitativa globale del rilascio di materiale radioattivo all'esterno dell'impianto e della conseguente diffusione nell'ambiente".
Ciò significa che "questa valutazione non comporta nessun cambiamento delle condizioni di rischio radiologico. Ciò vale in generale ed ovviamente anche per la regione di Tokyo".
Tra le misure di protezione della popolazione, anche a seguito dell'adozione di "criteri prudenziali più restrittivi sulla dose cumulativa annua di radiazioni ammessa per i residenti", le Autorità giapponesi hanno stabilito l'evacuazione entro un mese di alcuni specifici centri abitati situati al di fuori del raggio di 20 Km dalla centrale.
Sul fronte sismico, in Giappone continuano a registrarsi numerose scosse di assestamento soprattutto nelle prefetture di Miyagi, Fukushima, Ibaraki e Chiba. Eventi "gravi" ma che, precisa l’Ambasciata, "non hanno comportato danni confrontabili con quelli del sisma dell'11 marzo".
Queste scosse, l’ultima delle quali registrata questa mattina alle 8.08 (ora locale) al largo della Prefettura di Chiba, "non hanno comportato ulteriori danni agli impianti nucleari della regione, in particolare nei reattori della centrale di Fukushima-I".
Dopo la temporanea interruzione della corrente a seguito della scossa di ieri, l'allacciamento alla rete elettrica è stato prontamente ripristinato e non sono state osservate "variazioni significative" dei parametri dei reattori (pressione, temperatura, sistemi di raffreddamento). Secondo quanto reso noto dall’Ambasciata, non si è verificato nessun ulteriore rilascio di radioattività nell'ambiente legato a questi eventi sismici, né da Fukushima-I né dagli altri impianti nucleari del nord-est del Giappone.
Nonostante le rassicurazioni, continuano i monitoraggi dei livelli di contaminazione di alimenti ed acqua: le analisi più recenti avrebbero riportato esiti negativi, con valori "abbondantemente al di sotto dei limiti ammissibili per tutti i generi considerati".
A commentare i dati che giungono dal Giappone tutte le associazioni ambientaliste italiane e non, che smentiscono i toni rassicuranti delle note ufficiali: per il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza, "ora nessuno potrà cercare di sminuire la gravità di quanto è accaduto e la pericolosità di una tecnologia evidentemente ingovernabile".
Più drastico Sergio Ulgiati, professore di Chimica dell’Università Parthenope di Napoli e membro del Comitato scientifico di WWF Italia, secondo cui "il passaggio al livello 7 di pericolosità della centrale nuclearedi Fukushima, che sta ad indicare la fusione parziale o totale del nocciolo, equivale ad una dichiarazione di resa da parte della Tepco, che ormai, così come il Governo giapponese, non nasconde più che la situazione è fuori controllo e che non c’è modo di arrestare né la fusione né la contaminazione, anche per chi è lontano dall’area. L’ipotesi peggiore da scongiurare è un’esplosione di idrogeno con l’immissione di forti quantitativi nell’atmosfera".
"L’aggravarsi dell’incidente di Fukushima – afferma Stefano Leoni, Presidente del WWF Italia - ci costringe, non solo a fare i conti con un disastro ambientale che si ripercuoterà sulla nostra salute per i prossimi decenni, ma a rimettere in discussione le nostre scelte di politica energetica".
Critici con i giapponesi i vertici di Greenpeace: "la storia dell’industria nucleare è macchiata di silenzi. Sia in Giappone che altrove, l’industria nucleare ha di nuovo cercato di minimizzare il rischio sulle popolazioni colpite da questa tragedia e solo dopo un mese accetta di riconoscere la gravità di quest’incidente: il massimo nella sua scala. Tuttavia, il peggio non è ancora passato e mentre si cerca di riportare il reattore sotto controllo potrebbero essere rilasciate ancora molte radiazioni". (aise)
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