29 giu 2012

GOL O SPREAD I TRE SUPERMARIO CHE L’EUROPA CI INVIDIA/ SUCCESSO DELL’ITALIA IN CAMPO A VARSAVIA E AL TAVOLO DEI NEGOZIATI A BRUXELLES


 





ROMA \ aise\ - Con la Germania che ha finora vinto tutti i campionati dell'economia, almeno quello dell'Euro 2012 viene tolto dal piatto ad opera di un'Italia rediviva, nel calcio ma anche in politica ed economia.

Fabrizio Galimberti commenta sul quotidiano economico “Il Sole 24 Ore” il doppio successo ottenuto nella serata di ieri dall’Italia, sul campo di calcio grazie a superMario Balotelli e al tavolo dei negoziati grazie a superMario Monti. Ecco il suo articolo.  
“Uno di meno per i crucchi»: così le contadine dell'Alsazia esortavano i bambini renitenti a finire quel che c'era nel piatto. Soggetti da sempre a periodiche invasioni, gli alsaziani usavano nascondere gli averi per sottrarli alle razzie tedesche. E oggi, con la Germania che ha finora vinto tutti i campionati dell'economia, almeno quello dell'Euro 2012 viene tolto dal piatto ad opera di un'Italia rediviva.
Euro 2012: il titolo che incornicia il campionato europeo ha lo stesso nome della moneta unica che tre lustri fa sognò di unire l'Europa. Il 1997 fu l'anno dell'esame: chi passava i famosi test di Maastricht sarebbe stato ammesso nei sacri recinti dell'euro. E l'euro, «che gli ispidi flutti cavalca» (così Giosué Carducci, cantando dell'eponimo vento), ha rischiato di annegare sotto i flutti della crisi dei debiti sovrani. Ci sarà un altro "SuperMario" che permetta all'euro di restare a galla? Il combinato disposto di Mario Monti e Mario Balotelli, assortito magari di un assist di Mario Draghi, riuscirà a vincere le resistenze tedesche e sciogliere il nodo gordiano della crisi dei debiti sovrani?

Un economista marziano che venga chiamato a chinarsi sul problema non avrebbe difficoltà a indicare il modo di sciogliere il nodo. La soluzione sta ovviamente in uno scambio: aiuti ai Paesi in difficoltà in cambio di un impegno di questi ultimi - impegno condito di fatti e non solo di promesse - a incamminarsi sulla retta via dei conti risanati. Il diavolo sta però nei dettagli, e il 19° vertice europeo dall'inizio della crisi cerca di far quadrare il cerchio di aiuti, promesse e fatti, dopo che i 18 vertici precedenti non ci sono riusciti.
L'Italia merita di vincere il confronto con la Germania sui temi della crisi, così come ha meritato di vincere sul campo di Varsavia? Certo, l'Italia si è incamminata, con i fatti e non solo con le promesse, sulla via del risanamento dei conti pubblici: il suo saldo primario è in surplus, e l'avanzo è più elevato di quello tedesco, mentre la Germania sta traendo ingiusti vantaggi dalle sofferenze dei Paesi in difficoltà. Nessuno può pensare che un tasso dell'1,5% sui Bund a 10 anni sia un tasso "normale".
È un tasso che succhia sangue dalle pene altrui e sfrutta il ruolo di "bene rifugio" che i mercati hanno assegnato ai titoli tedeschi. Ma allo stesso tempo è sbagliato guardare alla crisi dell'euro così come si guarda all'Euro 2012, un campionato che divide i Paesi fra vinti e vincitori.
Un memorandum interno del Governo tedesco è rimasto nei cassetti: lo studio mirava a quantificare l'impatto sull'economia tedesca da uno smembramento dell'euro. E le conclusioni erano terrificanti, con una caduta del Pil germanico del 10% e una risalita verso i 5 milioni di disoccupati. È comprensibile che i tedeschi non vogliano sottolineare troppo che siamo tutti nella stessa barca. Una recente vignetta dell'Economist raffigurava la Cancelliera Angela Merkel come una istruttrice di nuoto che, al sicuro sul molo, illustra alla lavagna i corretti movimenti del crawl ad alcuni malcapitati che si dibattono nel mare per sfuggire all'annegamento. Ma, se le conclusioni di quello studio sono corrette (ed è difficile che non lo siano), l'istruttrice-Merkel rischia di annegare anche lei.
Il differenziale dei tassi non discrimina vinti e vincitori così come fa il differenziale dei gol. La crisi dell'euro, al peggio, è un esiziale sommovimento che cancella le speranze dell'integrazione e ricaccia il continente nelle barbarie della depressione; al meglio, è una crisi di crescenza che obbliga l'Europa ad andare avanti lungo le strade della sovranità condivisa. Dietro i convulsi negoziati sull'unione bancaria, dietro gli impronunciabili acronimi dell'Efsf, Efsm, Esm…, dietro gli estenuanti negoziati sul dare e sull'avere dello scambio aiuti/austerità si staglia un momento cruciale nella vicenda secolare di un continente diviso. Questa crisi ha agito da acceleratore della storia e sta forzando i Paesi europei a un peculiare "lascia o raddoppia": abbandonare la strada che porta a un continente unito, o raddoppiare gli sforzi per rafforzare gli argini e i paletti di quella strada. Ecco un campionato in cui ci saremo solo tutti vinti o tutti vincitori.”.(aise)

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