20 giu 2012

Michele Schiavone: “Che cos’è un uomo in rivolta? E’ un uomo che dice no”


ZURIGO - L’Italia dei nostri giorni è alla ricerca di se stessa ,ed in questo peregrinare è attraversata da diverse forme di disagio collettivo che ne limitano il ritorno alla normalità. Bisogna riconoscere, comunque, che i suoi mali non dipendono solamente dalle vicissitudini nazionali, ma derivano anche dal profondo cambiamento epocale che si è imposto con la globalizzazione, rispetto alla quale i cittadini e le istituzioni non sono stati in grado di istituire dei contrappesi  di tutela sociale e di protezione comune .
La crisi economica che si è abbattuta sul vecchio continente, dopo aver  scosso tremendamente gli Sati Uniti, non è tanto lo strumento o l’esito di questa difficoltà ,ma è sicuramente l’aggravante, che ha fatto saltare le fondamenta del  sistema rendendo  profondamente insostenibile la distanza tra la ricchezza e la povertà fino ad acuire le diseguaglianze. La narrazione della vita ha perso il contatto con la vita di ogni giorno.  E noi tutti siamo consapevoli di vivere, in questi frangenti,  gli spasimi che affliggono gli equipaggi nel pieno di una tempesta e, quindi, come gli occupanti di quella nave,  abbiamo il desiderio di giungere alla riva sani e salvi. Le stesse ansie, le tensioni, la paura, il dubbio di non farcela, che attraversano ed accomunano i destini di quelle  persone con quelle dell’armatore del vascello. Non servono scialuppe di salvataggio, tano meno salvagenti, se i comportamenti che muovono le decisioni spingono più all’inchino davanti all’isola del Giglio, che alla ricerca di un porto sicuro per armeggiare e  per poi ripartire. 
Potrebbe essere  questa l’istantanea del nostro paese, che con radicali forme di austerità sta cercando soluzioni lungimiranti alla crisi economica, e che deve piangere se stesso per la perdita di credibilità nelle istituzioni, se sta attraversando molte incertezze ed è confrontato con la disperazione di molti dei suoi cittadini.  Gli italiani sono in rivolta direbbe oggi Albert Camus. Contro chi? Contro la decadenza, l’immoralità, l’ingiustizia, la credibilità, l’uso dissennato del potere capace di oscurare la coscienza critica dell’uomo.  E che cos’è l’uomo in rivolta? È un uomo che dice no. Ma se rifiuta, non rinuncia tuttavia: è anche un uomo che dice di sì, fin dal suo primo muoversi. Uno schiavo che in tutta la sua vita ha ricevuto ordini, giudica ad un tratto inaccettabile un nuovo comando. L’uomo in rivolta si erge su di un mondo in frantumi per rivendicarne l'unità, oppone il principio di giustizia che sta in lui.
Perciò appare davvero singolare, dice Alfredo Reichlin in un suo recente scritto,  che rievocando le ragioni antiche che portano l’uomo a ribellarsi contro la sua condizione, contro il suo destino,  noi in realtà abbiamo netta la sensazione che stiamo parlando, sia pure in modi molto diversi, dei problemi di oggi. Perché? È evidente, per fortuna, che non abbiamo a che fare con una guerra perduta, né con una dittatura di tipo fascista. Eppure il passaggio difficile e stretto a cui siamo giunti è molto aspro ed è cruciale per l’avvenire della democrazia repubblicana italiana, e non solo, e per il futuro dei nostri figli. Si sta creando una miscela esplosiva tra una gravissima crisi economica, che getta nella disperazione milioni di persone al punto che, si moltiplicano i casi di suicidio e il fango gettato ossessivamente, ogni giorno e ogni ora sul Parlamento e sui partiti politici dipinti come tutti ladri e tutti uguali.
Come ne possiamo uscire? È evidente che senza una riforma profonda anche intellettuale e morale, l’Italia decadrà e non sarà più quella cosa meravigliosa che è stata nei secoli. Quale strada vogliamo imboccare? Vogliamo affidare ancora una volta il destino del Paese a un comico, a un altro avventuriero, a un altro miliardario che ha chiamato partito la sua azienda personale e si è comprato anche i deputati?
È necessario un grande e profondo rinnovamento. Ma senza i partiti veri, con quali strutture di partecipazione democratica possiamo dare una risposta alla potenza inaudita della finanza speculativa e ridare il potere alla democrazia e al Parlamento invece che alle banche? Non dimentichiamo che il fenomeno più impressionante a  cui stiamo assistendo è l’aumento della povertà, ma al tempo stesso della concentrazione della ricchezza in poche mani. Dobbiamo contrastare il predominio di un’aristocrazia planetaria del sapere, del potere e della ricchezza, a fronte di una massa di semplici consumatori, e più in basso ancora di esclusi, sia dal potere che dai consumi.
È con questi pensieri, scrive ancora Alfredo  Reichlin,  che io mi rivolgo ai giovani e li esorto a rialzare la testa, come fecero i giovani dopo il fascismo per ritrovare l’orgoglio delle ragioni storiche dell’Italia nell’aspro scenario di lotte e di contraddizioni che sempre più segnano questo nostro mondo. Abbiamo tutti  bisogno di un nuovo pensiero critico. Una critica, la cui radicalità non sta nella violenza e nel rifiuto di assumere responsabilità di governo, ma nel mettere in discussione i poteri reali che governano da sempre l’Italia.
Perciò, guardando con grande fiducia al nuovo corso francese, alla possibilità che il governo di Mario Monti riesca a realizzare le riforme necessarie per preparare  un nuovo cambiamento prima in Europa ea breve in Italia, dobbiamo incamminarci sul sentiero del rinnovamento per avviare la rinascita di nuove istituzioni e di una società più equa e più giusta. Un  grande progetto come quello che ha avuto una battuta d’arresto vent’otto anni fa, con la morte di Enrico Berlinguer, come ci ricorda nel suo scritto Eugenio Marino, e che noi vogliamo rilanciare con la conoscenza e con  le aspettative di oggi, con lo spirito di chi ha a cuore le sorti dell’uomo, la sua libertà e il suo contributo al progresso attraverso il lavoro. Quel lavoro che diventa sempre più raro e immateriale e che, purtroppo, ci fa rivivere il fenomeno di una nuova emigrazione dal nostro paese e da quelli toccati aspramente dalla crisi. Alla crisi del modello sociale europeo il partito democratico in Svizzera ha dedicato grande attenzione. Lo ha fatto promuovendo nei mesi scorsi due iniziative a Ginevra e ha preparato un seminario assieme con la fondazione Welfare e lavoro,  che si svolgerà a Zurigo il 23 giugno ,al quale vi aspettiamo con la consapevolezza che, il nostro cammino per  il rinnovamento italiano è già incominciato e ci farà enorme piacere condividerlo assieme con molti cittadini italiani in Svizzera. (Michele Schiavone*/Inform)

Nessun commento:

Posta un commento