2 giu 2012

IL GIORNO DELL’IMMIGRANTE ITALIANO


Il 3 giugno 1770 nacque a Buenos Aires Manuel Belgrano, figlio di
immigranti italiani liguri ed è per questo che si sceglie questa data
perche commemora la sua nascita e che per decreto del Governo
argentino emanato nell’anno 1996 si istituisce questo giorno in tutta
la Repubblica Argentina come:
IL GIORNO DELL’IMMIGRANTE ITALIANO
Volevo anche accennare che il 25 maggio 1810 l’Argentina si da il suo primo governo
patrio e il 16 luglio 1816 dichiara la sua indipendenza e così sono derogate le leggi restrittive
della venuta di stranieri , sarebbe lunghissimo di qualificare i motivi per cui si decidono a farlo
forse per motivi politici sfuggendo alle persecuzioni consecutive al fallimento dei moti
rivoluzionari della penisola italica....ecc.ecc.
Nel 1853 con la sanzione della Costituzione che ancora regge il paese comincia un’
immigrazione di massa che diventa alluvionale dopo la sanzione nel 1876 della saggia legge di
colonizzazione ed agricoltura.
Si riconoscono tre periodi di immigrazione il primo è il più importante dal 70’ al 1915,
ingresso massivo di piccoli proprietari agricoli e braccianti che rappresentavano le ¾ parti della
corrente migratoria mentre che il ¼ restante era composto da artigiani, commercianti,
professionali e artisti. Procedevano dall’arco alpino e verso la fine dalle regioni centrali e
meridionali.
Altro periodo importantissimo (1947-1954) cioè il terzo è coincidente con la grande
crescita economica argentina, generalmente procedevano gli immigranti dal mezzogiorno cioè il
Sud d’Italia e nel dopo guerra, tutti questi italiani erano chiamati da parenti e paesanei ed
entrarono all’incirca 500.000 italiani....!!!!
Voglio non prolungare queste mie opinioni pero voglio citare uno studioso del
fenomeno migratorio italiano Gianfausto Rosoli, .. “.nella formazione e nella crescita della
Nazione Argentina il contributo italiano è stato vario e complesso e non ha riguardo soltanto
all’apporto di braccia, ma anche quello di intelligenza e di know how, (creativà) otre che di
capitale, il contributo italiano è stato determinante ed i vincoli che legano l’un Paese all’altro
sono così complessi che non solo non è possibile reciderli, cioè troncarli ma inevitabilmente
sospinti ad alimentarli ulteriormente .(L’emigrazione italiana in Argentina)
Io come insegnante d’italiano volevo citare qualcosa di simpatica dinanzi la presenza di
tanti italiani nel Rio de la Plata di allora e che non implicò una corrispondente diffusione della
lingua di Dante: Gli immigranti nella stragrande maggioranza sono gente di scarsa cultura che
usa il proprio dialetto nelle relazioni con i familiari ed i compaesani. Nelle relazioni generali
anche con gli altri italiani si ricorre al cocoliche, il cui prototipo sembra un immigrante calabrese
dal cognome Coccoliccio. Questo cocoliche consiste nell’uso di parole spagnole adattate,
specialmente nella fonetica, e al mio parere l’italiano perde un po della sua gerarchia perche
risulta che chi ascolta queste parole si beffa un po’ dell’italiano che nonostante sembra
simpatico.
Forse questo è il tema più simpatico per chi ricorda che nella propria famiglia c’erano
queste parole “ mujer ” in cocoliche diventa “ mucchera ”e San Juan diventa “San Guanno”. E
così sorge il lunfardo che non tende a vincere difficoltà idiomatiche ma a costituire un linguaggio
proprio sconosciuto ai profani.
Ricorre all’uopo a parole straniere usate analogicamente. Così “mangiare” che nei
parlari italici implica l’introduzione di cibi nello stomaco, in lufardo implica l’introduzione di
idee piu chiare nella mente mangi o non mangi ??? dice il lunfardo di questi benedetti italiani per
significare capisci o non capisci?. Simpatico no????
Un grande abbraccio a tutti gli immigranti e ai loro discendenti
Alcuni brani sono stati presi da uno scritto del Prof. Dionisio Petriella

Prof.ssa Eda Cardinali
Membro del Consiglio Direttivo
Istituto Istorico Italiano di Mar del Plata

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